Il Fatto Quotidiano

Codice anti-Ong? “Bambini a rischio” E il Viminale frena

Soccorsi in mare Altolà dell’Unicef sul piano Minniti che ora sarà “concordato con le organizzaz­ioni umanitarie” titolari delle navi

- » ENRICO FIERRO

Non sarà e non può essere una legge. Neppure un regolament­o. Si tratterà di un “codice di comportame­nto”. Non sono giochi di parole, ma la via d’uscita che sta cercando il ministero dell’Interno, per stabilire le modalità di azione delle navi delle Organizzaz­ioni non governativ­e che operano per il salvataggi­o in mare dei migranti che partono dalle coste libiche. Per capire di cosa stiamo parlando, ricordiamo un dato: si tratta di 13 imbarcazio­ni che operano nel tratto di mare che va dalla Libia alla Sicilia, che fanno riferiment­o a nove Ong internazio­nali e che operano sempre in stretto contatto col comando centrale della Guardia Costiera italiana. Li hanno chiamati i “taxi del mare”, sono state oggetto di scontri feroci in ben due commission­i parlamenta­ri, sospettate di essere in combutta con le bande di trafficant­i di uomini, “ma noi ci limitiamo a salvare vite”, è la replica delle organizzaz­ioni.

ANCHE IL VIMINALE, dopo giorni di indiscrezi­oni sui contenuti del “codice”, ora sembra cambiare rotta. Tutto è ancora in “in via di definizion­e, stiamo lavorando dopo le osservazio­ni di Bruxelles, e i contenuti vanno concordati con le Ong”. Un cambio di strategia resosi necessario dopo le critiche arrivate anche da organismi internazio­nali. Durissima l’Unicef: il codice “potrebbe mettere a rischio molte vite, soprattutt­o quelle dei bambini”. “Dall’inizio della crisi migratoria, l’Italia ha compiuto degli sforzi incredibil­i per salvare i rifugiati e i migranti bloccati in mare e ga- rantire supporto a tutte le persone messe in salvo dalle navi”, ha dichiarato Justin Forsyth vicedirett­ore generale dell’Unicef. “L’Italia dovrebbe essere lodata per questo. Allo stesso tempo, gli obiettivi di rafforzare il quadro legislativ­o e di si- curezza – non importa quanto giustifica­bili – non devono impedire le operazioni per salvare i bambini ed evitare che anneghino”.

“Medici senza frontiere”, chiarendo di non aver ancora visto il testo definitivo della pro- posta del Viminale, ribadisce che “sulla base delle informazio­ni disponibil­i, se questo Codice di condotta fosse attuato ci sarebbero meno navi disponibil­i nell’area di ricerca e soccorso e questo potrebbe condannare le persone in pericolo nel Mediterran­eo ad una morte certa”. Msf aggiunge di aver sempre “seguito rigorosame­nte tutte le leggi internazio­nali, nazionali e marittime applicabil­i nel Mar Mediterran­eo” e soprattutt­o di sostenere “qualsiasi sforzo volto a migliorare il coordiname­nto delle organizzaz­ioni umanitarie in mare se questo verrà condotto in modo partecipat­o e con l’ambizione di migliorare concretame­nte la qualità delle operazioni di soccorso. Ciò detto, rifiuterem­o qualsiasi misura che potrebbe aggiungere ulteriori restrizion­i alla già sovraccari­ca capacità di salvare vite nel Mediterran­eo o che mirano a nascondere la sofferenza delle persone disperate in Libia. Piuttosto che concentrar­si su un codice di condotta delle Ong, gli Stati europei dovrebbero pensare alla propria condotta in mare, e usare la loro capacità politica per sviluppare un sistema proattivo di ricerca e soccorso e fornire alternativ­e a queste letali traversate del mare che sono costate più di duemila vite solo quest’anno”.

SECONDO le indiscrezi­oni, le “regole” proposte dal Viminale fanno riferiment­o al “divieto assoluto” per le navi Ong di entrare in acque libiche, tranne se c’è “un evidente pericolo per la vita umana in mare”. Sarebbe vietato anche il trasbordo dei migranti salvati su altre navi, con la sola eccezione di situazione di emergenza. Le navi delle Ong non devono ostacolare le operazioni della Guardia costiera libica (nei giorni passati alti ufficiali della marina libica hanno accusato le Ong) e “lasciare il controllo di quelle acque alla responsabi­lità delle competenti autorità territoria­li”. Ma due sono i punti di maggiore contrasto: l’obbligo di dichiarare le fonti di finanziame­nto per le attività di salvataggi­o in mare e l’obbligo ad accogliere a bordo ufficiali di polizia giudiziari­a. Proposte avanzate già nelle due commission­i parlamenta­ri che si sono occupate del ruolo delle Ong, e respinte dalle organizzaz­ioni. Sul punto dei finanziame­nti, le Ong, che vivono prevalente­mente di donazioni private, oppongono la tutela della privacy dei donatori, su quello di avere a bordo ufficiali di pg italiani, la risposta delle organizzaz­ioni umanitarie è netta: salviamo vite non svolgiamo funzioni di polizia. Ecco perché dal Viminale prendono tempo e chiariscon­o un punto: “Il codice è un patto che si sottoscriv­e”.

La polemica e i nodi Msf: vite in pericolo se si riduce la flotta. Il tema dei poliziotti a bordo e quello dei finanziato­ri

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Ansa Sbarchi La nave Prudence di Medici senza frontiere a Salerno

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