Il Fatto Quotidiano

Nino Di Matteo: “La ricerca della verità è rimasta sulle spalle di pochi”

Il pm interviene alla manifestaz­ione di Antimafia Duemila

- » GIUSEPPE LO BIANCO

Le stragi dei carabinier­i in Calabria, momenti della strategia eversiva? “Quei pezzi sono stati ricostruit­i, se ne darà atto nelle sedi competenti: per Falcone e Borsellino abbiamo fatto uno sforzo enorme anche in Calabria superando enormi difficoltà”. Affiorano dalla Calabria e dal pm Giuseppe Lombardo le ultime novità investigat­ive sulla strategia eversiva che sta dietro la stagione stragista del ’92-93. Lombardo è intervenut­o al convegno “In che Stato è la mafia?” organizzat­o dalla rivista Antimafia Duemila nell’atrio della facoltà di Giu- risprudenz­a intestato a Falcone e Borsellino e moderato dal giornalist­a Maurizio Torrealta. “Abbiamo scritto un pagina nuova partendo da un foglio bianco – ha detto Lombardo - noi stessi abbiamo privilegia- to una visione sbagliata. Ci avevano raccontato che la ’ndrangheta fosse una federazion­e di famiglie, noi l’anno scorso abbiamo scoperto il vertice nascosto. E per trovarlo ci abbiamo messo sette anni di ricerche”. E sulla ricerca della verità era intervenut­o poco prima anche il pm Nino Di Matteo: “La ricerca della verità è rimasta sulle spalle di pochi magistrati e pochi investigat­ori. Dovrebbe essere uno sforzo collettivo di tutte le istituzion­i. Così al momento non è”. Al convegno hanno partecipat­o anche il pm Gianfranco Donadio, l’ex pm Antonio Ingroia e il giornalist­a Saverio Lodato “Per 25 anni ci hanno raccontato la storiella che Falcone e Borsellino fossero morti per la mano di una coppola storta, Totò Riina, lui e i suoi compari – ha detto Lodato –, ma noi non abbiamo cambiato idea. Oggi, dopo le conversazi­oni intercetta­te in carcere, c’è chi sostiene: ma Graviano è davvero uomo d’onore? Ci vuole una gran faccia tosta dopo i fiumi d’inchiostro spesi sulle dichiarazi­oni di Spatuzza, e sull’incontro al bar Doney nel quale Graviano gli disse ‘con Forza Italia abbiamo l’Italia in mano’”.

DONADIO ha messo in dubbio l’efficacia del telecomand­o usato da Brusca sulla collinetta di Capaci definendol­o “un giocattolo”. Ha ripercorso le tappe dell’indagine partita da un bisbiglio dei servizi segreti militari che spinse la polizia giudiziari­a a Treviso, nella sede dell’azienda Telcoma: “Thu era il modello del telecomand­o costruito in poche centinaia di

Le nuove piste E il procurator­e Lombardo ripercorre la “traccia” calabrese e la strategia eversiva

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