“La Difesa e i partiti hanno bloccato la legge per i morti da uranio”
Presidente Pd della commissione d’inchiesta: “Il ministro Pinotti? Non mi parla”
Dal 26 luglio, se non ci saranno aperture dal governo e dalle Presidenze delle Camere, a Montecitorio inizierà un presidio di mogli e figli dei militari colpiti o uccisi dai tumori che la letteratura scientifica riconnette all'esposizione all'uranio impoverito. Oltre 7.000 malati e 344 deceduti, quasi tutti reduci da missioni all'estero e in particolare nei Balcani, secondo l'Osservatorio militare guidato dall'ex pilota dell'Esercito Domenico Leggiero, che con l'Assodipro (Associazione solidarietà diritto e progresso) promuove la clamorosa iniziativa.
È una reazione alla decisione del ministero della Difesa di ricorrere contro la sentenza che ha assegnato un risarcimento di 640 mila euro ai familiari di Corrado Di Giacobbe, caporalmaggiore degli Alpini morto nell'ormai lontano 2001 a 25 anni di linfoma di Hodgkin dopo una serie di missioni in Bosnia tra il 1997 e il '98. Costretto a curarsi a sue spese, divenne un simbolo della battaglia contro l'uranio impoverito anche perché fu protagonista di un serrato confronto in tv, a Porta a Porta, con l'allora ministro della Difesa Sergio Mattarella. Come è noto la Difesa, spesso nascondendosi dietro l'Avvocatura dello Stato, in molti casi nega risarcimenti e pensioni con argomenti in larga parte smentiti da perizie, sentenze e inchieste parlamentari. I processi furono in media 8-10 anni: in genere il ministero perde ma prima o dopo, per chi deve curarsi o piange un congiunto, non è lo stesso.
“NON SI SAREBBE dovuto arrivare a questa manifestazione”, osserva Gian Piero Scanu, il tenace deputato sardo del Pd che presiede l'attuale commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, la quarta. Scanu ha messo da parte lo scontro tra colpevolisti e innocentisti e ha proposto una legge, sostenuta da quasi tutta la commissione e da 175 deputati e senatori di tutti gli schieramenti, che farebbe rientrare a pieno titolo i militari nel Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (D.L.vo n° 81 del 2008) col risultato di potenziare i controlli esterni e di affidare all'Inail le competenze che oggi spettano alle commissioni della Difesa sulle malattie legate al servizio. L'Italia, nel 2014, è stata perfino condannata dalla Corte europea dei diritti umani per il ruolo assegnato in prima istanza a organismi formati per lo più da medici militari: la Difesa si ritrova ad essere controllore e controllato.
“Al di là di quanto si sta accertando sul passato – dice Scanu – oggi non ci sono le condizioni di legge per tutelare l'ambiente, la salute e la sicurezza. Non si può perdere tempo, non è solo questione di chi ha già perso la vita o la salute. Dobbiamo pensare a chi oggi è in servizio e può ammalarsi, impedire che tutto ciò si ripeta”. Non è solo questione di uranio: i militari sono esposti anche ad amianto, nanoparticelle varie, vaccini, gas radon ecc... “Non sono più ammesse tergiversazioni da parte della Difesa – avverte
Scanu - e di chi finora ha impedito che la legge fosse discussa in Parlamento. Si vuole far spirare la legislatura e con essa la proposta di legge. La politica può farlo ma il Paese deve saperlo”. Scanu spera nel presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: “Mi ha assicurato piena disponibilità e gli credo”. Un po' meno nella ministra della Difesa, Roberta Pi- notti: “Con me non parla, non certo per mia scelta”. Ma Scanu ce l'ha anche con le opposizioni, compreso il M5s che pure in commissione uranio si fa sentire: “Sono mobilitati su singoli aspetti, non sulla legge”. La Difesa, contatatta, di uranio impoverito non parla neanche con il Fatto.
L'inchiesta parlamentare prosegue: “Ho proposto – fa sapere Scanu – di trasmettere alla magistratura l'audizione del tenente colonnello medico Ennio Lettieri sull'acqua inquinata distribuita ai soldati in Kosovo”. In commissione Lettieri ha detto che “l'acqua analizzata nel 2015 e presente fino al 2016 conteneva bromato, cancerogeno di classe 2B, in quantità di 65/97 microgrammi-litro”, a fronte di un limite tollerato di 10. La commissione sta poi approfondendo il tema del torio, altro metallo pesante radioattivo usato fino al 2006 come tracciante nei missili francesi Milan: c'è torio nei corpi di persone e di animali morti di tumore in Sardegna, come risulta nel processo in corso per le attività nel poligono del Salto di Quirra; c'è torio, ha scritto il Messaggero, nel poligono di Monte Romano (Viterbo) .
La protesta Risarcimenti negati: i familiari dei soldati dal 26 luglio saranno in presidio a Montecitorio
RESTA APERTA la questione sollevata da un ex maresciallo della Guardia di Finanza che ha raccontato al Fatto e alla commissione di 576 proiettili all'uranio impoverito finiti nel '94 nella dotazione di due motovedette delle Fiamme Gialle e smaltiti, a quanto pare, tra Ponza e Ventotene. Ufficialmente le forze armate italiane non hanno mai usato quei colpi, né risulta che siano mai stati fabbricati in Italia dove in teoria l'uranio impoverito non c'è da quando sono state chiuse le centrali nucleari, ma quelli rinvenuti dal finanziere nel deposito della Marina alla Montagna Spaccata di Pozzuoli (Napoli) erano prodotti dalla Breda Meccaniche Bresciane, poi inglobata da Finmeccanica: “Stiamo valutando – annuncia Scanu – se convocare i rappresentanti di Finmeccanica-Leonardo”.