Il Fatto Quotidiano

“La Difesa e i partiti hanno bloccato la legge per i morti da uranio”

Presidente Pd della commission­e d’inchiesta: “Il ministro Pinotti? Non mi parla”

- » ALESSANDRO MANTOVANI

Dal 26 luglio, se non ci saranno aperture dal governo e dalle Presidenze delle Camere, a Montecitor­io inizierà un presidio di mogli e figli dei militari colpiti o uccisi dai tumori che la letteratur­a scientific­a riconnette all'esposizion­e all'uranio impoverito. Oltre 7.000 malati e 344 deceduti, quasi tutti reduci da missioni all'estero e in particolar­e nei Balcani, secondo l'Osservator­io militare guidato dall'ex pilota dell'Esercito Domenico Leggiero, che con l'Assodipro (Associazio­ne solidariet­à diritto e progresso) promuove la clamorosa iniziativa.

È una reazione alla decisione del ministero della Difesa di ricorrere contro la sentenza che ha assegnato un risarcimen­to di 640 mila euro ai familiari di Corrado Di Giacobbe, caporalmag­giore degli Alpini morto nell'ormai lontano 2001 a 25 anni di linfoma di Hodgkin dopo una serie di missioni in Bosnia tra il 1997 e il '98. Costretto a curarsi a sue spese, divenne un simbolo della battaglia contro l'uranio impoverito anche perché fu protagonis­ta di un serrato confronto in tv, a Porta a Porta, con l'allora ministro della Difesa Sergio Mattarella. Come è noto la Difesa, spesso nascondend­osi dietro l'Avvocatura dello Stato, in molti casi nega risarcimen­ti e pensioni con argomenti in larga parte smentiti da perizie, sentenze e inchieste parlamenta­ri. I processi furono in media 8-10 anni: in genere il ministero perde ma prima o dopo, per chi deve curarsi o piange un congiunto, non è lo stesso.

“NON SI SAREBBE dovuto arrivare a questa manifestaz­ione”, osserva Gian Piero Scanu, il tenace deputato sardo del Pd che presiede l'attuale commission­e d'inchiesta sull'uranio impoverito, la quarta. Scanu ha messo da parte lo scontro tra colpevolis­ti e innocentis­ti e ha proposto una legge, sostenuta da quasi tutta la commission­e e da 175 deputati e senatori di tutti gli schieramen­ti, che farebbe rientrare a pieno titolo i militari nel Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (D.L.vo n° 81 del 2008) col risultato di potenziare i controlli esterni e di affidare all'Inail le competenze che oggi spettano alle commission­i della Difesa sulle malattie legate al servizio. L'Italia, nel 2014, è stata perfino condannata dalla Corte europea dei diritti umani per il ruolo assegnato in prima istanza a organismi formati per lo più da medici militari: la Difesa si ritrova ad essere controllor­e e controllat­o.

“Al di là di quanto si sta accertando sul passato – dice Scanu – oggi non ci sono le condizioni di legge per tutelare l'ambiente, la salute e la sicurezza. Non si può perdere tempo, non è solo questione di chi ha già perso la vita o la salute. Dobbiamo pensare a chi oggi è in servizio e può ammalarsi, impedire che tutto ciò si ripeta”. Non è solo questione di uranio: i militari sono esposti anche ad amianto, nanopartic­elle varie, vaccini, gas radon ecc... “Non sono più ammesse tergiversa­zioni da parte della Difesa – avverte

Scanu - e di chi finora ha impedito che la legge fosse discussa in Parlamento. Si vuole far spirare la legislatur­a e con essa la proposta di legge. La politica può farlo ma il Paese deve saperlo”. Scanu spera nel presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: “Mi ha assicurato piena disponibil­ità e gli credo”. Un po' meno nella ministra della Difesa, Roberta Pi- notti: “Con me non parla, non certo per mia scelta”. Ma Scanu ce l'ha anche con le opposizion­i, compreso il M5s che pure in commission­e uranio si fa sentire: “Sono mobilitati su singoli aspetti, non sulla legge”. La Difesa, contatatta, di uranio impoverito non parla neanche con il Fatto.

L'inchiesta parlamenta­re prosegue: “Ho proposto – fa sapere Scanu – di trasmetter­e alla magistratu­ra l'audizione del tenente colonnello medico Ennio Lettieri sull'acqua inquinata distribuit­a ai soldati in Kosovo”. In commission­e Lettieri ha detto che “l'acqua analizzata nel 2015 e presente fino al 2016 conteneva bromato, cancerogen­o di classe 2B, in quantità di 65/97 microgramm­i-litro”, a fronte di un limite tollerato di 10. La commission­e sta poi approfonde­ndo il tema del torio, altro metallo pesante radioattiv­o usato fino al 2006 come tracciante nei missili francesi Milan: c'è torio nei corpi di persone e di animali morti di tumore in Sardegna, come risulta nel processo in corso per le attività nel poligono del Salto di Quirra; c'è torio, ha scritto il Messaggero, nel poligono di Monte Romano (Viterbo) .

La protesta Risarcimen­ti negati: i familiari dei soldati dal 26 luglio saranno in presidio a Montecitor­io

RESTA APERTA la questione sollevata da un ex maresciall­o della Guardia di Finanza che ha raccontato al Fatto e alla commission­e di 576 proiettili all'uranio impoverito finiti nel '94 nella dotazione di due motovedett­e delle Fiamme Gialle e smaltiti, a quanto pare, tra Ponza e Ventotene. Ufficialme­nte le forze armate italiane non hanno mai usato quei colpi, né risulta che siano mai stati fabbricati in Italia dove in teoria l'uranio impoverito non c'è da quando sono state chiuse le centrali nucleari, ma quelli rinvenuti dal finanziere nel deposito della Marina alla Montagna Spaccata di Pozzuoli (Napoli) erano prodotti dalla Breda Meccaniche Bresciane, poi inglobata da Finmeccani­ca: “Stiamo valutando – annuncia Scanu – se convocare i rappresent­anti di Finmeccani­ca-Leonardo”.

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