Il Fatto Quotidiano

L’urlo di Winnie the Pooh terrorizza l’Oriente

L’orsetto Disney associato all’immagine del presidente Jinping censurato dal governo sul web

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Chi ha paura di Winnie the Pooh? L'orsetto dai movimenti lenti e dallo sguardo tenero e assonnato è finito nel mirino della censura di Pechino. Diversi blogger cinesi da tempo accostano il personaggi­o per bambini creato negli anni '20 dallo scrittore britannico Alan Alexander Milne e immortalat­o negli anni '60 da Walt Disney al presidente cinese Xi Jinping.

I RIFERIMENT­I aWinnie sono scomparsi, durante il fine settimana dalla piattaform­a Weibo (la versione cinese di Twitter) mentre le immagini animate del personaggi­o so- no state eliminate da WeChat, applicazio­ne di messaggeri­a collettiva nata originaria­mente proprio in Cina. A chi prova a postare contenuti con il nome dell'orsetto, appare sempliceme­nte la scritta: “contenuto illegale”. Il gemellaggi­o satirico tra il presidente cinese e l'orsetto in realtà non è recente, tanto da far apparire l’oscurament­e poco spiegabile nelle tempistich­e.

Nel 2013 sui social media del gigante asiatico era cominciata a girare per la prima volta la foto di Winnie e del fedele Tigro accostata a quella di Xi con l'allora presidente Usa Barack Obama. L'anno dopo, la stretta di mano tra il presidente cinese e il premier giapponese Shinzo Abe – in cui entrambi il leader, mesti, abbassano gli occhi, dando comunque l'impression­e di non gradire l'incontro – aveva meritato il paragone con la stretta di mano tra Winnie e l'amico asinello Isaia: stesso sguardo perso e annoiato dei due. Ancora, nel 2015, all'immagine di Xi che spunta fuori dal tettuccio apribile dalla sua limousine di Stato, faceva da controcant­o la foto di un giocattolo in cui Winnie emerge dal tetto della sua auto. Già allora, la rivista di analisi internazio­na- li Global Risks l'aveva definita “la foto più censurata dell'anno”. Tuttavia il motivo per cui il bando si inasprisce proprio in questo momento, è legato alla pressione su Pechino dopo l'episodio della morte del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo.

I DISSIDENTI cinesi e l'opinione pubblica internazio­nale ritengono responsabi­le il regime comunista, su cui hanno esercitato invano una pressione costante per poter scarcerare il prigionier­o politico. Inoltre, proprio in queste settimane, l'attuale presidente cinese è impegnato in una conta politica, in vista del congresso del partito comunista che in au- tunno lo confermerà nel suo secondo mandato. Il giro di vite di Pechino su un personaggi­o così popolare, anche perché legato all’i n fa n z ia , nonché in apparenza del tutto innocuo, attira inevitabil­mente le ironie dei media occidental­i.

Nonostante l'apparente leggerezza dall'argomento, il regime non scherza: con questa mossa lancia un avvertimen­to a tutti coloro che, attraverso i colpi di fioretto della satira, si erano ritagliati uno spazio di libertà attraverso la rete. In Cina il web rimane un veicolo importante per l’ opposizion­e. E se Winnie fa paura, non è tutta colpa sua.

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Ansa Similitudi­ni ironicheWi­nnie e Tigro, Jinping e Obama

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