L’urlo di Winnie the Pooh terrorizza l’Oriente
L’orsetto Disney associato all’immagine del presidente Jinping censurato dal governo sul web
Chi ha paura di Winnie the Pooh? L'orsetto dai movimenti lenti e dallo sguardo tenero e assonnato è finito nel mirino della censura di Pechino. Diversi blogger cinesi da tempo accostano il personaggio per bambini creato negli anni '20 dallo scrittore britannico Alan Alexander Milne e immortalato negli anni '60 da Walt Disney al presidente cinese Xi Jinping.
I RIFERIMENTI aWinnie sono scomparsi, durante il fine settimana dalla piattaforma Weibo (la versione cinese di Twitter) mentre le immagini animate del personaggio so- no state eliminate da WeChat, applicazione di messaggeria collettiva nata originariamente proprio in Cina. A chi prova a postare contenuti con il nome dell'orsetto, appare semplicemente la scritta: “contenuto illegale”. Il gemellaggio satirico tra il presidente cinese e l'orsetto in realtà non è recente, tanto da far apparire l’oscuramente poco spiegabile nelle tempistiche.
Nel 2013 sui social media del gigante asiatico era cominciata a girare per la prima volta la foto di Winnie e del fedele Tigro accostata a quella di Xi con l'allora presidente Usa Barack Obama. L'anno dopo, la stretta di mano tra il presidente cinese e il premier giapponese Shinzo Abe – in cui entrambi il leader, mesti, abbassano gli occhi, dando comunque l'impressione di non gradire l'incontro – aveva meritato il paragone con la stretta di mano tra Winnie e l'amico asinello Isaia: stesso sguardo perso e annoiato dei due. Ancora, nel 2015, all'immagine di Xi che spunta fuori dal tettuccio apribile dalla sua limousine di Stato, faceva da controcanto la foto di un giocattolo in cui Winnie emerge dal tetto della sua auto. Già allora, la rivista di analisi internaziona- li Global Risks l'aveva definita “la foto più censurata dell'anno”. Tuttavia il motivo per cui il bando si inasprisce proprio in questo momento, è legato alla pressione su Pechino dopo l'episodio della morte del premio Nobel per la pace Liu Xiaobo.
I DISSIDENTI cinesi e l'opinione pubblica internazionale ritengono responsabile il regime comunista, su cui hanno esercitato invano una pressione costante per poter scarcerare il prigioniero politico. Inoltre, proprio in queste settimane, l'attuale presidente cinese è impegnato in una conta politica, in vista del congresso del partito comunista che in au- tunno lo confermerà nel suo secondo mandato. Il giro di vite di Pechino su un personaggio così popolare, anche perché legato all’i n fa n z ia , nonché in apparenza del tutto innocuo, attira inevitabilmente le ironie dei media occidentali.
Nonostante l'apparente leggerezza dall'argomento, il regime non scherza: con questa mossa lancia un avvertimento a tutti coloro che, attraverso i colpi di fioretto della satira, si erano ritagliati uno spazio di libertà attraverso la rete. In Cina il web rimane un veicolo importante per l’ opposizione. E se Winnie fa paura, non è tutta colpa sua.