Colorate, sbagliate, esilaranti: il gusto danese per le locandine
C’LEONE D’ORO A FONDA E REDFORD Sono due artisti americani i Leoni d’oro alla carriera 2017: Jane Fonda e Robert Redford. La consegna delle statuette avverrà il 1° settembre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido, mentre la 74esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si svolgerà dal 30 agosto al 9 settembre è del genio in Danimarca. Del genio cinematografico, anzi, parafilmico: le locandine, anticipo e antipasto immaginifico di quel che vedremo – se accettiamo l’invito – sul grande schermo.
Manifesti, poster, fotobuste, soggettoni, foto di scena eaffichespubblicitarie fanno ormai stabilmente parte della storia del cinema: non solo promozione, ma documentazione, riflesso filmico e specchio dei tempi, codice visivo ed esempio iconografico. Ma che succede quando la locandina deve “tradurre” un film straniero?
SOTTO L’I NSEGNA “T ito li impossibili”, indaga la Fondazione Cineteca Italiana, che fino al 12 settembre allo Spazio Oberdan di Milano mette in mostra 29 splendidi manifesti danesi che veicolano film prodotti fra anni Cinquanta e Sessanta. C’è di tutto, cinema di genere e d’autore, grandi registi e provetti artigiani, star di prima grandezza e duttili comprimari, si spazia dalla commedia “b ront osa uric a” S usan na ( 1938) dell’americano Howard Hawks a Tutto l’oro del mo nd o ( 1961) del francese René Clair, da Il mostro della laguna nera (1954) di Jack Arnold a Il mostro di sangue (1959) diWilliam Castel, dal cultissimo I magnifici sette (1960) di John Sturges a un Alfred Hitchcock “minore”, Il peccato di Lady Considine (1949). Ovviamente, gli italiani non marcano visita: La donna del fiume( 1954) di Mario Soldati, con una Sophia Loren da mozzare il fiato; Il bigam o ( 1959) di Luciano Emmer, interpretato dal trio delle meraviglie Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica e Franca Valeri; Il terrore dei barbari (1959), per la regia di Carlo Campogalliani, un peplum strapaesano; la coproduzione italo-francese Le meraviglie di Aladino (1961), diretto da Henry Levin e – passaggio di testimone – Mario Bava, che vira al fantastico di cartapesta Le mille e una notte.
Le 29 in mostra fanno parte di una donazione di oltre 200 locandine, e hanno più di qualche assonanza: uniformità storico-geografica, impatto visivo, dimensioni classiche. Ma tra colori saturi e caratteri tipografici spavaldi il meglio sta, appunto, nella traduzione libera, liberissima: abbasso l’etichetta, al bando le convenzioni, i disegnatori si permettono di dimenticare il nome del regista, di equivocare sulla trama, anzi, di prospettarne un’altra. E così sull’affichedi Bringing up Baby ( Susanna) i protagonisti Katharine Hepburn e Cary Grant triangolano ammiccanti con l’eponimo cucciolo di leopardo, mentre Fernandel e Elvis Presley aggettano
I film tra 50 e 60 Sophia Loren diventa una bruttina “Donna del fiume”, Fernandel a tutta faccia, Katharine Hepburn e Cary Grant divisi dal leopardo che fa l’occhietto