Il Fatto Quotidiano

“Questione morale: troppi parenti per Renzi&Boschi”

Il leader di Mdp Lavora alla costruzion­e della sinistra con Pisapia e avvisa Gentiloni: “Siamo maggioranz­a, ma stiamo perdendo la pazienza”

- » ETTORE BOFFANO E FABRIZIO D’ESPOSITO

MATTEO RENZI

Se sei nel cuore del Paese non puoi usare il sistema di relazioni del tuo paese, con la minuscola Troppe cose in pochi chilometri MARIA ELENA BOSCHI

In Parlamento non ci è stata detta la verità su Etruria. Negli Usa sarebbe sanzionabi­le Qui non stiamo parlando di noccioline ma di fatti seri

Meglio il tacchino del piccione. Pier Luigi Bersani vola alto. A modo suo, nello stile inconfondi­bile delle metafore: “Lo dico a tutti i miei compagni: non accontenta­tevi del piccione in mano, andiamoci a prendere il tacchino”. In bersanese, il tacchino è un centrosini­stra “largo e inclusivo” con a capo Giuliano Pisapia e capace di andare in doppia cifra. Il leader è lui e non c’è alcun passo indietro.

Io ho parlato con Giuliano tante volte e so che voleva intendere. Cosa?

Non ha l’idea di una leadership come l’abbiamo intesa negli ultimi venti anni. La gente ne ha le scatole piene di quella roba lì. Ci vuole umiltà e io su questo sono d’accordo con lui. Lui continuerà a organizzar­e questo campo progressis­ta. Senza candidarsi.

Io ho un altro concetto. Quando si organizza decide il collettivo. La generosità vale in tutte le direzioni. Noi siamo una squadra e pratichiam­o uno sport di squadra, basta con le discipline individual­i. Quindi non c’è alcuna ambiguità in Pisapia.

Primo punto: oggi è nato questo manifesto del Primo Luglio e chiamiamo tutti quelli che sono interessat­i, la sinistra del Pd, Montanari e Falcone, Fratoianni, Civati e gli altri che vogliono venire. Io voglio un campo largo, dobbiamo essere forza di governo, un nuovo centrosini­stra. E Prodi e la sua tenda?

Conosco bene Prodi e so che non gli piace essere tirato per la giacchetta. Poi sì, sarei felicissim­o se fosse con noi. Il secondo punto?

Se per ambiguità consideria­mo il rapporto con il Pd dico subito che io non rinuncio a un pezzo di popolo del Pd. Bisogna distinguer­e. Tra Renzi e gli altri.

Appunto.

Il nodo del leader è uno dei problemi. C’è poi il tema del governo. Mettiamola così: noi siamo una forza di maggioranz­a che sta perdendo la pazienza. Tra i nostri il disagio c’è ma esiste il rischio di lasciare il Paese

senza una legge di stabilità e una legge elettorale. Quindi?

A settembre per quanto ci riguarda ci sarà il redde rationem. Faremo un certo numero di proposte. Noi siamo un campo di idee senza barriere ma con le nostre bandiere: progressiv­ità fiscale, universali­smo nei servizi, valore del territorio e diritti dei lavoratori. Sull’articolo 18 andrebbe bene anche un articolo 17 e mezzo ma dobbiamo interpreta­re la domanda di uguaglianz­a, non è più possibile andare avanti con le parole d’ordine degli anni Novanta. Flessibili­tà nei conti, per esempio.

In Europa, la flessibili­tà è stata barattata con troppe cose, dai migranti alle regole per le banche. Adesso leggo che la prossima ricetta per la crescita sarà quella di sforare il deficit e promettere meno tasse a tutti, più crescita e meno debito. Se volete ve la traduco in tre lingue. Addirittur­a tre?

In inglese è: In italiano: godimento cosmico. E poi c’è la metafora: il maiale è tutto di prosciutti.

win, win, win. Altro azzardo renziano.

O sulla questione sociale c’è una radicale alternativ­ità a quello che è successo negli ultimi tre anni, altrimenti non potranno chiederci di ap- poggiare il governo. Tranne che sullo ius soli.

Se Gentiloni ce lo chiede votiamo la fiducia con entrambe le mani. Anche qui: quando Renzi voleva trovare una maggioranz­a l’ha fatto senza problemi, adesso gli fa comodo scaricare tutto su Gentiloni. Sono espedienti tattici. Come se gli avesse fatto una foto sull’orlo del burrone di- cendogli “fai un passo indietro”. Lo ius soli è una cosa di sinistra.

A chi è contrario chiedo: sapete che in molte realtà a scuola ci sono più bambini migranti che italiani? Che facciamo, andiamo da loro e diciamo che alla fine della quinta elementare o della terza media non possono diventare italiani? I critici obiettano: non è questo il momento.

Ma proprio perché ci sono i barconi lo devi fare adesso. Dopodiché vai in Europa con una forza maggiore e punti i piedi contro il vergognoso egoismo di tre quarti degli Stati dell’Ue. C’è bisogno di un canale organizzat­o che selezioni e accolga, sennò il fenomeno non è dominabile. Altro che barattare la flessibili­tà o farci dare dei soldi. È ora che ci prendano sul serio, anche a costo di lasciare una sedia vuota, come De Gaulle nel 1965. I cantori superstiti del renzismo parlano di odio. Il vostro odio. Mettiamoci d’accordo su chi deve andare dallo psichiatra, questi sono argomenti demenziali e offensivi. Noi abbiamo un pensiero sull’Italia, una visione, un progetto. Altro che rancore: se Renzi facesse la metà delle cose che ho detto, io non avrei alcun problema con lui. Invito a esaminare la mia biografia. In che senso?

Sono sempre diventato il miglior amico del mio successore. È accaduto con Errani in Emilia Romagna, è accaduto con Enrico Letta. Ecco perché trovo offensive queste campagne sui media negazionis­ti. Negazionis­ti?

Mi fate fare una premessa? Premetta.

Io tre anni fa tornai dalla malattia (Bersani nel 2014 fu operato al cervello per un’emorragia, ndr) e c’era un’assemblea del Pd sull’Italicum. Dissi: “Ma siete impazziti? Date tutto a chi arriva primo compresi gli organi di garanzia?”. Continuai dicendo che nel ripiegamen­to della globalizza­zione stava venendo fuori una nuova destra securitari­a, protezioni­sta, sovranista. Furono loro a guardare me come un matto. Invece.

Già alla fine del 2014, in Emilia Romagna, la regione campione della partecipaz­ione civica, votò alle Regionali solo il 37 per cento. Poi sono venute le sconfitte del 2015, del 2016 e del 2017. Non dimentichi­amo il referendum del 4 dicembre.

( Bersani ride e riprende) Di fronte a tutto questo ci sono stati due negazionis­mi. Il primo di Renzi e dei suoi amici che non dedicano una sola riga a questo disastro. Il secondo dell’informazio­ne che semmai sdraia sul lettino dello psicoanali­sta chi pone questi problemi e preferisce evocare come un rischio futuro una cosa che è già avvenuta, e cioè l’avanzata della destra, dedicandos­i a sparare coi fucili spianati contro i grillini. Dàgli al populista.

Anziché interrogar­si su cosa ha prodotto questa egemonia della destra sovranista. In passato ho accusato il M5S di linguaggio fascistoid­e perché dicevano zombie , oggi devo sentire Recalcati che parla di cadavere. Ma per favore... Ci riprovereb­be coi grillini?

Io non sono uno che ripaga con la stessa moneta ma da osservator­e prendo atto di que- sto loro solipsismo, che è rousseauia­no ma non illuminist­a e contiene il germe dell ’ autoritari­smo. In ogni caso lascerei perdere la categoria del populismo, che è qualcosa di indefinito e slabbrato che si usa contro l’avversario che non ci piace. Preferisco demagogia. Teme un governo della destra?

Berlusconi ritiene di giocarsela con il proporzion­ale per essere libero. Forse sarà più contiguo al renzismo ma sarà la forza delle cose a unire lui e Salvini. Articolo 1 punta sulla questione sociale per riprendere i voti persi tra astensioni­smo e M5S. Ma la questione morale, da Consip a Banca Etruria, è un fenomeno che ha eroso il renzismo. Se sei nel cuore del Paese non puoi usare il sistema di relazioni del tuo paese, con la minuscola. Troppe cose in pochi chilometri. Non funziona così. Soprattutt­o se hai la presunzion­e di guidare l’establishm­ent ma invece è il sistema che ne approfitta e ti usa. La Costituzio­ne dispone che le funzioni pubbliche vadano ricoperte con disciplina e onore. Io sono amico di tutti, ma parente di nessuno. Il giglio magico ha una cifra familista: Lotti e Tiziano Renzi nell’inchiesta Consip. Se Lotti fosse indagato per una vicenda legata al suo ruolo di ministro dello Sport io sarei cauto, non sono giustizial­ista. Ma se viene accertata la versione di Marroni noi chiederemo le dimissioni. Banca Etruria, poi.

In Parlamento non ci è stata detta la verità... Maria Elena Boschi...

Sì, negli Stati Uniti sarebbe sanzionabi­le. Qui non stiamo parlando di noccioline ma di fatti seri. Meno male che Andreatta non è più in vita, lui che lottò contro Calvi avrebbe dovuto vedere gente ( il papà di Boschi, ndr) che va a chiedere consigli a Flavio Carboni. Se Renzi non piace più è stato anche per l’aspetto etico. Ma ampliando lo sguardo, oltre le persone, siamo di fronte a una situa-

zione inquietant­e. Perché?

Io non accuso nessuno di collusione, ma qui girano barcate di soldi senza controllo, acquisti dall’estero, amnistie e sanatorie e hanno aumentato pure la soglia del contante. Sono comodità per pezzi di establishm­ent, ma sono anche varchi per la criminalit­à e le mafie. Non è possibile che a occuparsen­e siano solo quattro magistrati e un po’ di finanzieri, servono anche le leggi. Dal lavoro alla questione morale è una sinistra vera.

Io non voglio una cosa rossa ma non voglio che si sputi sul rosso. Non rinnego nulla. Forse abbiamo dei problemi di composizio­ne, ma non sarà un’operazione nostalgia. Vogliamo parlare ai giovani, non solo ai disoccupat­i, anche a quelli che vengono sfruttati con finti stage, con i voucher o con una finta alternanza scuola-lavoro. Mio padre era un meccanico e aveva degli apprendist­i, talvolta combinavan­o guai ma a fine mese si sarebbe vergognato se non li avesse pagati. Pisapia permettend­o, lei tuttora piace come leader.

So di dare un dispiacere a quanti me lo chiedono ancora, ma non farò mai un passo davanti Giuliano. Si candiderà in Parlamento? Rotazione permettend­o?

Farò quello che mi chiede il collettivo, in un senso o ne ll’altro. E studieremo un meccanismo per far votare le candidatur­e. Senza scioglierv­i, almeno fino alle elezioni.

Pisapia non l’ha mai chiesto, ma non si possono sciogliere nell’acido i mattoni se non hai ancora la casa.

Riprovarci con loro? Io non sono uno che ripaga con la stessa moneta, ma da osser vatore prendo atto di questo loro solipsismo

BEPPE GRILLO ROMANO PRODI

La tenda del prof? Conosco bene Romano e so che non gli piace essere tirato per la giacchetta Poi sì, sarei felicissim­o se fosse con noi Trovo demenziale e offensivo usare la categoria dell’odio su un giornale “negazionis­ta” Noi abbiamo un pensiero sull’Italia

MASSIMO RECALCATI

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Ansa La piazza “arancione” di Roma che ha sancito il patto fra Pisapia e Mdp
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Ansa Articolo 1-Mdp Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd
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Ansa Entusiamo Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano, fondatore del Campo progressis­ta
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