Sigonella, la base deve 12 milioni al fisco. Ma gli Usa non aprono
Non si riescono a notificare le cartelle
La US Navy tra i più grandi morosi del Fisco italiano? Sembrerebbe così, a spulciare il Ruolo di Riscossione Sicilia, l'agenzia esattoriale della Regione Sicilia. Ci sono due cartelle per mancati pagamenti contestati alla base di Sigonella che ammontano a 12 milioni e 687 mila euro.
Se ne è accorto Antonio Fiumefreddo, il presidente di Riscossione Sicilia che da due anni ha avviato una lotta senza confine agli evasori sull’Isola suscitando la reazione stizzita della politica siciliana che, di fatto, ne ha chiesto la testa al Governatore Crocetta.
Passando al setaccio i “clienti” morosi, ha scovato la posizione debitoria a carico della Base aerea di Sigonella: due cartelle, una del 2000, l’altra del 2008. La prima, da 2 milioni 355 mila euro è probabilmente già prescritta. La seconda, per oltre 10 milioni può essere ancora tutta recuperata, sempre che ovviamente un giudizio amministrativo stabilisca la correttezza delle richieste. E sempre che gli americani si facciano notificare le cartelle: “La cosa singolare è che impediscono ai nostri ufficiali esattoriali di entrare a Sigonella. Per cui non possiamo notificarle” spiega Fiumefreddo. “Non solo - aggiunge - ci siamo rivolti al Consolato americano, che ci ha rinviato alla Base e, quando abbiamo chiesto dei riferimenti, ci ha rimandati al sito internet della Us Navy”.
UN ATTEGGIAMENTO grottesco, che diventa paradosso se a metterlo in atto è l’Amministrazione a stelle e strisce così rigida sul fronte dell’evasione fiscale. A casa loro. Ma come mai una cartella di 17 anni fa non era mai stata notificata? Se lo chiede Fiumefreddo, che ha avviato un’inchiesta interna e mandato tutto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. Si cerca di capire chi, come e perché abbia omesso di contestare queste cifre alla Naval Air Station Sigonella. E perché fino a oggi, dal suo arrivo, nessuno avesse sollevato quel caso. “Una condotta omissiva rilevante sotto il profilo della responsabilità penale oltre che di quella erariale” scrive Fiumefreddo in una lettera inviata al Governatore Rosario Crocetta. Dalle prime ricostruzioni emerge che quei soldi che Riscossione Sicilia deve incassare dalla Us Navy siano in realtà spettanze dell’Inps: sarebbero contributi previdenziali di dipendenti civili italiani che lavorano all’interno della Base. Che, dunque, si troveranno fra qualche anno una pensione ancora più leggera di quanto già previsto. A loro insaputa.
INTRECCIANDO i dati in loro possesso con quelli dell’Inps, gli uomini di Riscossione Sicilia scoprono una singolarità: la morosità riguarderebbe solo la base di Sigonella e quella di Napoli. A Vicenza e Aviano, invece, i contributi Inps al personale civile sono stati versati regolarmente per intero. Un leghismo a stelle e strisce? A quanto pare, gli americani riterrebbero di rientrare in un particolare regime di agevolazioni contributive riconosciute alle aziende del Mezzogiorno. Ma di questa prassi utilizzata per le due basi meridionali della Us Navy all’Inps non ci sarebbe traccia. “Se esiste questa differente valutazione dello status dei dipendenti, ancor di più viene meno il principio dell’extraterritorialità delle basi militari statunitensi. Non si può usufruire dei privilegi della legge fiscale italiana e poi rifiutarsi di ricevere le cartelle esattoriali in nome dell’extraterrito ri al it à” chiosa Fiumefreddo.
INTANTO, nel mirino della task-force dell’erario siciliano è finito anche il MUOS, il contestatissimo sistema di trasmissioni sempre della marina militare statunitense che nel centro della Sicilia, a Niscemi, ha una delle sue sette antenne. Quel radar, sostiene l’amministratore di Riscossione Sicilia, è un “altro soggetto di fatto fiscalmente fantasma nell’Isola”. Si indaga. Ma la querelle tra l’agente di riscossione siciliano e la Marina Militare americana rischia di arenarsi, con la liquidazione dell’agenzia sempre più possibile. Da un lato la politica regionale, dall’altro la Corte dei Conti che ne traccia un bilancio in chiaroscuro: “La società in house Riscossione Sicilia Spa nel corso del 2016 ha conseguito un tasso di riscossione sul carico netto procedibile del 7,7% per complessivi 416 milioni di euro, al lordo del rimborso degli oneri e dei compensi spettanti all’Agente. Che si riflettono anche sul grave stato di crisi in cui versa la partecipata regionale”.
Poco importa ai giudici contabili se in due anni la riscossione sia più che triplicata. Un motivo in più perché su quelle cartelle a stelle e strisce non si facciano sconti. Ma forse non si farà in tempo.
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