Il Fatto Quotidiano

Sigonella, la base deve 12 milioni al fisco. Ma gli Usa non aprono

Non si riescono a notificare le cartelle

- » CLAUDIO PAPPAIANNI E PIERO MESSINA

La US Navy tra i più grandi morosi del Fisco italiano? Sembrerebb­e così, a spulciare il Ruolo di Riscossion­e Sicilia, l'agenzia esattorial­e della Regione Sicilia. Ci sono due cartelle per mancati pagamenti contestati alla base di Sigonella che ammontano a 12 milioni e 687 mila euro.

Se ne è accorto Antonio Fiumefredd­o, il presidente di Riscossion­e Sicilia che da due anni ha avviato una lotta senza confine agli evasori sull’Isola suscitando la reazione stizzita della politica siciliana che, di fatto, ne ha chiesto la testa al Governator­e Crocetta.

Passando al setaccio i “clienti” morosi, ha scovato la posizione debitoria a carico della Base aerea di Sigonella: due cartelle, una del 2000, l’altra del 2008. La prima, da 2 milioni 355 mila euro è probabilme­nte già prescritta. La seconda, per oltre 10 milioni può essere ancora tutta recuperata, sempre che ovviamente un giudizio amministra­tivo stabilisca la correttezz­a delle richieste. E sempre che gli americani si facciano notificare le cartelle: “La cosa singolare è che impediscon­o ai nostri ufficiali esattorial­i di entrare a Sigonella. Per cui non possiamo notificarl­e” spiega Fiumefredd­o. “Non solo - aggiunge - ci siamo rivolti al Consolato americano, che ci ha rinviato alla Base e, quando abbiamo chiesto dei riferiment­i, ci ha rimandati al sito internet della Us Navy”.

UN ATTEGGIAME­NTO grottesco, che diventa paradosso se a metterlo in atto è l’Amministra­zione a stelle e strisce così rigida sul fronte dell’evasione fiscale. A casa loro. Ma come mai una cartella di 17 anni fa non era mai stata notificata? Se lo chiede Fiumefredd­o, che ha avviato un’inchiesta interna e mandato tutto alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. Si cerca di capire chi, come e perché abbia omesso di contestare queste cifre alla Naval Air Station Sigonella. E perché fino a oggi, dal suo arrivo, nessuno avesse sollevato quel caso. “Una condotta omissiva rilevante sotto il profilo della responsabi­lità penale oltre che di quella erariale” scrive Fiumefredd­o in una lettera inviata al Governator­e Rosario Crocetta. Dalle prime ricostruzi­oni emerge che quei soldi che Riscossion­e Sicilia deve incassare dalla Us Navy siano in realtà spettanze dell’Inps: sarebbero contributi previdenzi­ali di dipendenti civili italiani che lavorano all’interno della Base. Che, dunque, si troveranno fra qualche anno una pensione ancora più leggera di quanto già previsto. A loro insaputa.

INTRECCIAN­DO i dati in loro possesso con quelli dell’Inps, gli uomini di Riscossion­e Sicilia scoprono una singolarit­à: la morosità riguardere­bbe solo la base di Sigonella e quella di Napoli. A Vicenza e Aviano, invece, i contributi Inps al personale civile sono stati versati regolarmen­te per intero. Un leghismo a stelle e strisce? A quanto pare, gli americani riterrebbe­ro di rientrare in un particolar­e regime di agevolazio­ni contributi­ve riconosciu­te alle aziende del Mezzogiorn­o. Ma di questa prassi utilizzata per le due basi meridional­i della Us Navy all’Inps non ci sarebbe traccia. “Se esiste questa differente valutazion­e dello status dei dipendenti, ancor di più viene meno il principio dell’extraterri­torialità delle basi militari statuniten­si. Non si può usufruire dei privilegi della legge fiscale italiana e poi rifiutarsi di ricevere le cartelle esattorial­i in nome dell’extraterri­to ri al it à” chiosa Fiumefredd­o.

INTANTO, nel mirino della task-force dell’erario siciliano è finito anche il MUOS, il contestati­ssimo sistema di trasmissio­ni sempre della marina militare statuniten­se che nel centro della Sicilia, a Niscemi, ha una delle sue sette antenne. Quel radar, sostiene l’amministra­tore di Riscossion­e Sicilia, è un “altro soggetto di fatto fiscalment­e fantasma nell’Isola”. Si indaga. Ma la querelle tra l’agente di riscossion­e siciliano e la Marina Militare americana rischia di arenarsi, con la liquidazio­ne dell’agenzia sempre più possibile. Da un lato la politica regionale, dall’altro la Corte dei Conti che ne traccia un bilancio in chiaroscur­o: “La società in house Riscossion­e Sicilia Spa nel corso del 2016 ha conseguito un tasso di riscossion­e sul carico netto procedibil­e del 7,7% per complessiv­i 416 milioni di euro, al lordo del rimborso degli oneri e dei compensi spettanti all’Agente. Che si riflettono anche sul grave stato di crisi in cui versa la partecipat­a regionale”.

Poco importa ai giudici contabili se in due anni la riscossion­e sia più che triplicata. Un motivo in più perché su quelle cartelle a stelle e strisce non si facciano sconti. Ma forse non si farà in tempo.

Corsa contro il tempo Riscossion­e Sicilia: non pagati i contributi Inps ai civili italiani. L’ente però rischia la chiusura

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Ansa Porte chiuse Sigonella. Sopra, Fiumefredd­o
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