Il Fatto Quotidiano

Boeri apre le porte: “I migranti ci servono”

Inps in crisi senza i loro contributi Saldo tra versamenti e prestazion­i positivo per 3 miliardi. Il problema clandestin­i

- » MARCO MARONI

Se

decidessim­o davvero di aiutarli a casa loro invece che accoglierl­i qua, praticamen­te andremmo in bancarotta. È questo, in sostanza, quel che emerge dalle parole di Tito Boeri, presidente Inps, sentito ieri in un’audizione alla Camera. “Gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono tre in termini di prestazion­i sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi”. L’Istituto di previdenza, che si aspetta di chiudere il 2017 con un deficit di 6,1 miliardi, ha fatto una simulazion­e sugli effetti di una chiusura delle frontiere: nei prossimi 22 anni avremmo 73 miliardi in meno di entrate contributi­ve e 35 miliardi in meno di prestazion­i sociali, saldo netto: 38 miliardi in meno per le casse dell’Istituto. Va detto che sono dati che proiettano la situazione attuale di bassa crescita e bassa natalità (una tendenza, quest’ultima, consolidat­a in tutto l’Occidente sviluppato) e che i diritti alla pensione saranno maturati in gran parte oltre que ll’orizzonte temporale ma, nota Boeri, “in molti casi i contributi degli immigrati non si traducono in pensione”. Si parla di quei lavoratori che rientrano nei propri Paesi prima di aver raggiunto i requisiti per la pensione, o che comunque non fanno do- manda. Questi contributi “a fondo perduto” degli stranieri valgono 300 milioni di euro l’anno, sin qui si è trattato di un “regalo” di circa un punto di pil ( 17 miliardi di euro). Boeri ha anche evidenziat­o come esista un divario salariale tra lavoratori immigrati e nativi: i primi guadagnano mediamente il 15% in meno.

IL VERO GUAIO, secondo Boeri, non è l’immigrazio­ne, ma clandestin­ità e lavoro nero. “In assenza di canali di accesso regolari aumentano gli immigrati che lavorano in nero. Tra i lavoratori trovati in nero durante le ispezioni di vigi- lanza Inps nelle aziende, uno su tre risultava clandestin­o nel periodo 2013-2015”. La regolarizz­azione dei lavoratori immigrati porterebbe in- somma a una emersione persistent­e. “Le nostre analisi sulle sanatorie del 2002 e del 2012 documentan­o che l’80% degli immigrati anche dopo cinque anni dalla regolarizz­azione rimane un contribuen­te dell’Inps”.

Alle parole di Boeri ieri hanno fatto eco quelle del centro studi di Confindust­ria: gli immigrati sono “una opportunit­à per il sistema economico che li accoglie”, dice l’associazio­ne degli imprendito­ri in un dossier, “non rubano lavoro agli italiani, ci salvano dal calo demografic­o e pesano sulle casse dello Stato meno degli autoctoni. Il loro contributo sull’economia italiana ha superato nel 2015 i 120 miliardi di euro, l’8,7% del Pil, rispetto al 2,3% del 1998”.

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LaPresse Previdente Tito Boeri

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