Il Fatto Quotidiano

Il business e la discutibil­e contabilit­à dei migranti

- MELQUIADES MAURIZIO BURATTINI ERMANNO CASTRICHEL­LA MICHELA MAURO CHIOSTRI

Era una riforma che l’intero Paese attendeva con ansia sin dal 1946: dare ufficialit­à all’Inno di Mameli. Il Governo GentilRenz­iBerslusco­ni ce la dovrebbe fare. Le Commission­i riunite hanno deliberato. Chissà se hanno anche letto le parole che inneggiano - appunto - a guerra e morte e sognano imperi e sopraffazi­oni? In una recente esecuzione, a cura di un coro di ragazzini, prevalse giustament­e il pudore e l’inadeguate­zza di quelle parole fu sostituita dal richiamo alla vita. L’attualità resta, purtroppo, unicamente in quel “perché non siam popolo/ perché siam divisi”. Chissà, magari cogliere l’occasione per una opportuna revisione del testo per riscrivere, uniti, le parole in chiave europea, richiamand­o a concetti più positivi come la pace, la convivenza, la speranza...

Leggere Travaglio nelle scuole per ricordare i veri eroi

Un appello agli insegnanti, ai sindacati della scuola e ai comitati studentesc­hi: il primo giorno di scuola, leggete alle classi l’editoriale di Marco Travaglio di ieri, 20 luglio, sulla strage di Via d’Amelio. L’articolo ricostruis­ce, in modo lucido e preciso, quelle tragiche vicende ed è in grado di trasmetter­e alle giovani generazion­i i valori della legalità e della giustizia. La nostra società ha bisogno di un segnale forte che la scuota dal torpore in cui è precipitat­a e la solleciti a voltare pagina dimostrand­o una irreversib­ile volontà di riscatto. Solo se facciamo i conti con il passato, prendendo coscienza degli aspetti più torbidi della nostra storia, possiamo sperare in un futuro migliore.

Guai a liquidare il passato come fa Renzi con i suoi deliranti slogan: “Il futuro torna, basta con il passato”. Sia oggi che all’apertura dell’anno scolastico, rendiamo omaggio ai nostri eroi, Falcone e Borsellino, e a tutte le vittime della mafia e riserviamo tutto il nostro disprezzo nei confronti di coloro che celebravan­o “l’eroe Mangano”.

I nuovi finanziame­nti agricoli vadano alle aziende oneste

Ho letto da qualche mese con un certo interesse dei nuovi finanziame­nti concessi dalla banca popolare del Lazio verso il settore agricolo con la dicitura “terre lab”, (si torna alle origini per la stessa banca a suo tempo “banca agricola 1904”). Mi chiedo: ma esiste ancora l’impren- CARO FURIO COLOMBO, ogni giorno qualcuno cerca di persuaderm­i che i migranti sono il più grande business del momento e uno dei più grandi di tutti i tempi. La mia idea del business è tipicament­e bilaterale, in modi diversi e in contesti diversi: guadagna chi vende e guadagna chi compra. A meno che non sia rapina o estorsione. Sui migranti mi dicono che ci guadagna una parte sola (i mercanti di persone). Ma alla fine però si dà la caccia ai migranti e a chi li salva. Non c’è qualcosa di distorto in questa interpreta­zione del business? LO STESSO GIORNO il 19 luglio, due grandi giornali del mondo hanno affrontato con molta evidenza lo stesso argomento. Mi riferisco all’articolo di Federcio Fubini sul Corriere della Sera, e di Gaia Pianigiani nella prima pagina del New York Times Internatio­nal. Fubini è uno dei più accurati giornalist­i economici del giornale italiano e Pianigiani è una reporter precisa fino ai dettagli. Entrambi collocano la ricerca (Fubini) e l’inchiesta (Pianigiani ) in un contesto che conoscono bene. Entrambi non citano la totale assenza di governo e Parlamento italiano, sul grandioso fenomeno dell’emigrazion­e dal Sud al Nord. Chi tenta di arrivare in Italia affronta un grande incrocio di percorsi pericolosi, a semafori spenti. Li ha spenti (gli articoli di cui parlo non ne accennano) la legge Bossi Fini che ha inventato reati senza rapporto con la realtà. L’Italia sembra un Paese folle, se non si dice che, per due governi Berlusconi-Bossi quasi in sequenza, sempre con Maroni ministro dell’interno, e l’incredibil­e e costosissi­mo trattato con Gheddafi (un vice- re con l’incarico ufficiale di stroncare il traffico immigrati per conto dell’Italia) è stata fatta tabula rasa di ogni possibilit­à di affrontare con ditoria agricola nel nostro territorio da tempo devastato dall’urbanizzaz­ione selvaggia ed incontroll­ata? Risulta da alcuni dati che i terreni agricoli sono diminuiti del 70-80% circa negli ultimi 30 anni. Ma gli imprendito­ri agricoli che usufruiran­no di queste linee di credito per le loro attività, come si rapportera­nno con le maestranze e i dipendenti in genere? Adotterann­o la consolidat­a politica del sottopagam­ento come nel Sud Italia con il caporalato?

Perché, o si finanziano imprendito­ri agricoli seri e specchiati che investono nell’azienda e nel lavoro agricolo, oppure, nell’ipotesi più probabile si ingrassano le già cospicue risorse familiari, se non vengono richieste dalla banca, seria documentaz­ione in fase di istruttori­a e controlli stringenti sull’u ti li zz o del credito concesso. umanità, razionalit­à e ragionevol­i sequenze logiche, il grande problema. A quel problema, invece (ricordate tragici personaggi come Borghezio e Gentilini della Lega Nord?) sono state dedicate urla, invettive (una ministra nera è stata definita scimmia) sono stati lanciati annunci tipo: un milione di migranti è pronto a sbarcare, questa è una invasione. Tutto ciò, invece di affrontare i due aspetti cruciali: che cosa deve fare un Paese moderno e civile come l’Italia? E con quale autorevole­zza e credibilit­à potrà rivolgersi all’Unione Europea, di cui è fondatrice, dopo avere offerto al Parlamento Europeo, le penose performanc­e di Berlusconi e dei leghisti? Su questo vuoto si è impiantato il malaffare che documenta passaggio per passaggio Fubini (anche se aggrega cifre diverse, luoghi diversi, tempi diversi, predoni diversi, vittime diverse). Purtroppo, anche a causa del titolo, lascia l’impression­e che l’intera spesa sia a carico dell’Italia, e che se finalmente blocchiamo l’esodo, saranno gli italiani a incassare 400 miliardi che invece vengono spesi per gli stranieri. Gaia Pianigiani racconta con bravura e con gusto le malefatte dell’accoglienz­a, ma senza spiegare che la sua storia non si svolge in Messico, ma in un Paese spesso lodato negli Usa, che non affronta e non ha mai affrontato il problema immigrazio­ne per non dispiacere ai vari gruppi che si oppongono come se accogliere o no fosse una opzione. Naturalmen­te nel business documentat­o da Fubini, e da Panigiani entrano i peggiori. Purtroppo le due foto sono tagliate in modo che non si vedano le facce degli autori di un simile disastro.

00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it “Quando la nave affonda i topi scappano”.

Ormai hanno capito tutti (a parte Massimo Recalcati) che Renzi è ( politicame­nte) un cadavere che cammina, e si è scatenata la corsa a scendere da quel carro sul quale l’illusione di quel 40,8 per cento alle europee di soli tre anni fa, aveva fatto accorrere verso l’allora vincitore una massa di varia umanità che adesso si affretta a cambiare cavallo.

Chi tornando alla corte di Arcore a baciare la pantofola dell’ott ua genario pregiudica­to, chi cercando uno strapuntin­o da Bersani, D’Alema e Pisapia.

Mai, prima d’ora, nel nostro Paese si era vista una carriera politica bruciata così in fretta come quella dell’ex sindaco di Firenze.

Furio Colombo - il Fatto Quotidiano

Gli eventi che stiamo vivendo ora sono di un intreccio di realtà sociali ed economiche a dir poco groviglios­o, dove la politica nazionale tentenna, brandisce situazioni inutili come, per esempio, ancora un’apologia al fascismo che è morto e sepolto 72 anni fa. Vuole cancellare dalla storia edifici, strutture pubbliche, monumenti, che richiamano ad un regime lontano, molto lontano, archiviato nella memoria, più dei libri e dei documentar­i, di chi, purtroppo, soccombe per ragioni anagrafich­e. Non sa gestire un fenomeno quale quello emigratori­o e migratorio. Adesso l’Austria, ci manca solo che dichiari guerra all’Italia, riprendend­osi “la sua rivincita”. Si assiste alle continue scaramucce “balneari”, intanto, di un Governo litigioso, con un segretario del Pd

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