Per non perdere nei Comuni i Dem tentano la legge-truffa
Col 40% si vince al primo turno: così Fassino avrebbe battuto la Appendino
Il doppio turno elettorale in casa Pd non va più di moda. Archiviato l’Italicum, che proponeva il ballottaggio anche per la scelta del premier, ora la tentazione per i dem è di evitarlo, se possibile, anche alle amministrative. Sarà forse l’allergia al secondo turno alle urne mostrata alle elezioni di giugno, ad aver fiaccato una delle certezze del Pd renziano. Sta di fatto che ieri i dem hanno dato parere favorevole alla proposta di legge depositata in Commissione Affari costituzionali dal deputato verdiniano Massimo Parisi che parla di riduzione dal 50% al 40% della soglia necessaria per vincere le amministrative al primo turno. Non solo, il testo disegna anche dei consigli comunali meno accessibili per le piccole liste, con una soglia di sbarramento al 3%. Inizialmente la proposta prevedeva anche l’estensione del doppio turno ai Comuni sopra i 10 mila abitanti, soluzione poi accantonata.
LA MOSSAdel Pd arriva il giorno dopo che il responsabile enti locali, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, aveva aperto: “Esprimiamo parere favorevole sulla vittoria al primo turno col 40%, mentre abbiamo perplessità sullo scendere da 15 a 10 mila abitanti per il doppio turno”. Una scelta che riflette la difficoltà del partito di Matteo Renzi a mettere in piedi delle coalizioni, spesso necessarie per aggiudicarsi i ballottaggi. L’esempio più recente alle ultime comunali è L’Aquila: il candidato dem Americo Di Benedetto è arrivato ad un passo dalla vittoria al primo turno col 47,7%, per poi perdere al secondo col 46,4%, superato dallo sfidante sostenuto da una coalizione di centrodestra. O Torino lo scorso anno dove Piero Fassino, con una legge come quella in discussione, avrebbe vinto al primo turno col 41,8%, invece ha perso al ballottaggio contro la 5 Stelle Chiara Appendino.
Come a Palermo
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IN SICILIA la vittoria alle comunali col 40% è già legge dalla scorsa estate, quando l’Assemblea regionale ha modificato la normativa tra le proteste, soprattutto del Movimento 5 Stelle, che ha gridato alla “legge truffa”, visto anche il premio di maggioranza del 60%.