Il Fatto Quotidiano

Peter Perrett, il ritorno del sopravviss­uto (al crack)

Una raccolta di ballate maledette

- » CARLO BORDONE

QUALCUNO lo ha definito “uno dei debutti più sorprenden­ti dell’anno”, e il cinico sarcasmo della definizion­e avrà certamente strappato un ghigno al suo autore. Il nome di Peter Perrett, sessantaci­nque anni vissuti con una spericolat­ezza tossica al cui confronto Keith Richards sembra Padre Pio, è ancora oggi pronunciat­o con venerazion­e dagli appassiona­ti del r’n’r più borderline. Ma sempre in riferiment­o a quella manciata di anni, a cavallo tra i 70 e gli 80, in cui Perret guidò nella loro epica e disastrosa avventura gli splendidi Only Ones, punk per caso con i santini di Dylan, Bowie e Barrett nel portafogli. Fatta eccezione per qualche sporadica riapparizi­one, tutti davano il vecchio Peter perso in mezzo ai fumi del crack. Invece eccolo qua, finalmente (e si spera definitiva­mente) pulito, affiancato dai suoi due figli e con il primo vero disco a suo nome. E che disco. Una raccolta di morbose ballate rock che anche se non arrivano ai livelli di Another Girl Another Planet – un classico assoluto degli ultimi quarant’anni – si disimpegna­no con classe e altissimo mestiere. La voce è quella indolente e fascinosa di sempre, le melodie azzeccate, i testi taglienti e persino contempora­nei nei riferiment­i (Kim Kardashian? J-Lo?). Molto, molto più del ritorno di un sopravviss­uto all’inferno.

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Peter Perrett Domino/Self
How The West Was Won Peter Perrett Domino/Self

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