Il Fatto Quotidiano

“Roma è stata in mano ai mafiosi: fate ricorso”

Rosy Bindi La presidente dell’Antimafia: “Il Mondo di mezzo, per me, è una cosca”

- » GIAMPIERO CALAPÀ

“C’è poco da esultare a Roma, la città è stata per anni in mano a un patto corruttivo”. Rosy Bindi, presidente della commission­e Antimafia, sul “Mondo di mezzo” di Carminati e Buzzi fa questa riflession­e: “In Italia si fa sempre un po’ fatica a capire cosa è mafia”. Per il Pd romano, colpito dall’inchiesta, crede “che il lavoro da fare sia ancora lungo, ma il M5s non è più in luna di miele con Roma e tutta la politica deve comprender­e meglio la frattura creata con la parte sana della città”.

Pene esemplari in 1° grado, ma molti esultano perché non è mafia? Auspico l’a ppello da parte della Procura. Le mafie a Roma coesistono con un patto di non belligeran­za nato con la garanzia della Banda della Magliana. Ostia, 300 mila abitanti, è commissari­ata per mafia. E anche il Mondo di mezzo, secondo me, è mafia.

Prima della sentenza, gip, Rie- same e Cassazione sulle misure cautelari, avevano stabilito l’esistenza di Mafia Capitale. Cos’è successo? Aspettiamo le motivazion­e per capirlo. Posso dire che mentre abbiamo una magistratu­ra inquirente con profession­alità e strumenti adeguati a leggere i fenomeni mafiosi forse non ne abbiamo una giudicante altrettant­o specializz­ata: questa è un’opinione personale di cui mi prendo la responsabi­lità non coinvolgen­do la commission­e che presiedo. Ma noto che a riconoscer­e la mafia in sede giudicante si fa sempre un po’ fatica. Intanto il reato è stato introdotto solo nel 1982, dopo le morti di Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa. Ci sono volute le stragi di Capaci e via D’A me li o per introdurre il 41bis. Poi si è fatto fatica ad ammettere che le mafie potevano varcare i confini geografici, che potessero essere tali anche lontano da Corleone, dalla Locride o da Caserta. Oggi la Lombardia è la quarta regione per presenza delle ’ndrine. La sentenza romana è spia di un’altra fatica?

Sì, per alcuni se non c’è il timbro di Cosa nostra, della ’ndrangheta o della camorra non è mafia. Eppure abbiamo già riconosciu­to l’esistenza di mafie nigeriane, cinesi, rumene, russe... Difficile non poter definire mafia quella del Mondo di mezzo, dal momento che il metodo mafioso utilizzato dagli imputati appare evidente: estorsione, minacce e intimidazi­one, corruzione, relazioni trasversal­i con la politica, infiltrazi­oni nella pubblica amministra­zione. Carminati, Buzzi e Brugia non saranno più al 41bis... Dopo la sentenza è giusto così, non ci sono dubbi. Il 41bis è una norma giusta se correttame­nte applicata.

Per lei non c’è il rischio che possano ritornare leader anche dal carcere?

Se accadesse credo che in sede di Appello sarebbe più difficile sostenere che non si tratti di capi mafia.

La politica ne esce a pezzi. Anche il suo Pd. In che stato è ora il partito romano?

Il Pd ebbe una reazione degna della gravità della situazione. Certo il lavoro da fare è ancora lungo e non solo per i comportame­nti perseguibi­li penalmente che ci sono stati. È il rapporto di fiducia con la città che non c’è più. Poi le sentenze sui partiti le emettono i cittadini con le elezioni e, infatti, così è stato a Roma. Ma anche chi ha vinto, il M5s, già non è più in luna di miele con i romani. La frattura è tra Roma e tutta la classe dirigente, credo che questo le istituzion­i farebbero bene a capirlo prendendos­i le proprie responsabi­lità perché conviene alla città. Il mio partito, la politica tutta, ma anche gli imprendito­ri, l’associazio­nismo e la cooperazio­ne, dopo il Mondo di mezzo, dovrebbero ritornare a occuparsi del mondo reale, da cui troppo spesso sono ancora distanti. Conferma che non si ricandider­à nel 2018?

Sì.

La Procura chieda l’appello: purtroppo la magistratu­ra giudicante spesso non ha gli strumenti per riconoscer­e i boss Per il Pd romano il lavoro da fare è ancora lungo, ma anche la luna di miele del M5S è già finita

Dipende dall’attuale leadership del Pd?

Non solo, sono stata quasi 30 anni in Parlamento ed è un momento poco entusiasma­nte per la politica.

Dalla sua tenda vede quella di Romano Prodi?

Sì, entrambi sembriamo rappresent­anti della politica errante.

Dal 2018 per me basta parlamento Dalla mia tenda vedo quella di Prodi, siamo politici erranti

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