Chi esulta e chi Orfini: “Noi non ci scusiamo”
In Forza Italia invocano addirittura la riammissione dei corrotti condannati
Adestra
c’è chi quasi esulta. Il Pd continua a parlare di mafia, senza affrontare pienamente le pene inflitte ai suoi vecchi consiglieri o la defenestrazione via notaio dell’ex sindaco Ignazio Marino con l’alibi dell’inchiesta. Mentre l’attuale prima cittadina, Virginia Raggi, continua a ripetere il leitmotivdella “legalità” che ha trascinato la sua campagna elettorale.
Il giorno dopo, la sentenza del processo sul Mondo di mezzo, che ha visto cadere il capo di imputazione per associazione mafiosa, chiama la politica a ricalibrare le proprie affermazioni degli ultimi due anni e mezzo sull’inchiesta che ha ridisegnato la geografia politica della Capitale.
L’IMPRESA è ardua soprattutto per il Pd. Il verdetto del processo vede il due volte presidente dell’As semb lea capitolina, Mirko Coratti, condannato a 6 anni di reclusione mentre l’ex consigliere Pierpaolo Pedetti a 7. E allora Matteo Orfini, per due anni e mezzo commissario della federazione dem romana col compito di ripulirla dai cir- coli “dannosi” segnalati in una relazione ad hoc da Fabrizio Barca, sente il bisogno di puntualizza: “È sbagliato sostenere si dovrebbe chiedere scusa a Roma perché non è una città mafiosa. A Roma la mafia c’è”. Non la pensano come lui molti militanti che hanno digerito a fatica la sua gestione centralistica del commissariamento, per alcuni di loro senza Mafia Capitale i 5 Stelle non sarebbero al governo della città. Di sicuro ciò che è mancato negli anni del processo è una seria riflessione nel Pd romano su come superare un modello di partito fatto di capi corrente capaci, oggi come ieri, di orientare migliaia di preferenze e di piazzare militanti e amici negli staff istituzionali.
ANCHE Nicola Zingaretti, sposa un linea analoga, sostenendo che il verdetto “non può essere usato per affermare che a Roma non ci sono problemi o infiltrazioni mafiose, ci sono, sono denunciate e conosciute”. Al governatore del Lazio va dato atto di essere attivo da anni nel contrasto alle mafie, ma oggi tra i suoi problemi c’è anche quello di non essere scavalcato dai 5 Stelle sul tema della legalità in vista della sfida elettorale per le regionali del prossimo anno.
CHI invece sembra quasi voler procedere ad un colpo di spugna sull’intera vicenda è il centrodestra. Il senatore azzurro Francesco Giro annuncia che chiederà “agli organi preposti di Forza Italia la revoca immediata della sospensione dei colleghi Giordano Tredicine e Luca Gramazio, non ha più ragione di essere”. Il primo ha avuto tre anni, l’altro undici.
Una gara a dimenticare. Meglio discutere se si sia trattato o meno di mafia, come se la corruzione non costasse 60 miliardi di euro l’anno.
Il senatore
Il forzista Giro: “Le sospensioni di Gramazio e Tredicine non hanno più ragione d’essere”