Le chiamate con Falciai (Mps) E quei rumors sull’ok Consob...
Alberto Bianchi ha contatti davvero ad alti livelli. A dicembre la Procura di Napoli intercetta più volte il presidente della renziana Open al telefono con il p re s id e nt e di Montepaschi, Al es s an dr o Falciai.
Sono i giorni in cui la banca lancia l’aumento di capitale da 5 miliardi curato da Jp Morgan, offrendo anche di convertire in azioni i bond. Ai giornali viene fatto filtrare che c’è un “ancor investor” interessato: il Qatar. Il 5 dicembre Bianchi e Falciai si incontrano a Firenze: il primo chiama il direttore dell’Ufficio di Segreteria del Presidente della Repubblica, Simone Guerrini spiegandogli che Falciai avrebbe bisogno di un “interlocuzione diretta” con il Colle per “rappresentare la sua situazione e per capire ... come le cose evolvono...”. Guerrini si dice disponibile. Due giorni dopo è Falciai a chiamare Bianchi dicendosi preoccupato che la Bce non dia la proroga di 20 giorni all’aumento di capitale. Accenna all’eventualità di parlare con Mario Draghi (Bce) perché è “una questione di interesse nazionale”. L’avvocato lo rassicura che “tutte le autorità che gestiscono questa cosa sono consapevoli”. Il giorno dopo arriva il niet di Francoforte, ma la banca va avanti. Il 15 Falciai spiega a Bianchi che il governo ha pronto un decreto, ma - annotano gli inquirenti - “potrebbero avere dei feedback molto positivi dal mercato e quindi avranno tutti quanti il nulla osta da Consob”. Circostanza curiosa: il riferimento è al contestato ok che l’Autority di Borsa darà solo il giorno dopo alla possibilità di estendere l’offerta sui bond anche a 40mila piccoli clienti, in deroga alla legge. Quel giorno il titolo Mps schizza in Borsa (qualcuno fa ottimi affari). Il 20 dicembre Falciai ammette che “manca l’ancor” e che ha chiesto al Tesoro di mettere “un billion circa”, o si va verso il soccorso pubblico. Spiega il piano: “Non vendiamo più le sofferenze, le teniamo in pancia, le svalutiamo, e poi abbiamo lo Stato al 60%... la scindiamo in due... facciamo la Bad Bank di Stato e dall’altra facciamo la Bud Bank che poi rimettiamo pubblica”.