Il Fatto Quotidiano

Cene sociali e lavoro, l’altra sinistra balla da sola

Mdp fa concorrenz­a ai vecchi colleghi di partito. In autunno festival di Si a Reggio Emilia

- » LORENZO VENDEMIALE

L’altra

sinistra, a sinistra del Pd, è rimasta orfana: sarà il primo anno senza la festa dell’Unità per tanti, e non solo per i dissidenti più ortodossi che se n’erano andati da tempo. Tocca riorganizz­arsi. Con tanti piccoli eventi sul territorio in estate, in attesa delle rassegne nazionali in autunno.

QUELLA DI MDP, ad esempio, è un cantiere a cielo aperto: non c’è ancora una data, né una sede. Intanto, però, ci sono le feste locali: Modena, Napoli, Catanzaro, Sesto San Giovanni, solo per citarne alcune. “Le stanno organizzan­do i militanti storici, quelli che fino a ieri lavoravano alle Feste dell’Unità, magari dove il Pd non riuscirà più a farle senza di noi”, spiega Nico Stumpo, deputato di Mdp, con un pizzico di risentimen­to. La tentazione di fare concorrenz­a ai vecchi compagni di partito c’è.

Più distaccata, invece, l’organizzaz­ione di Sinistra Italiana, lontana da tempo dall’universo dem. Il fatto che la tappa principale del festival nazionale (a Reggio Emilia dal 20 al 24 settembre; prima e dopo anche a Barletta e a Torino) cada in concomitan­za della grande festa Pd a Imola è solo una “coincidenz­a”, spiegano.

NEL FRATTEMPO , a Roma, è andato in scena un piccolo antipasto: una settimana organizzat­a dal partito locale a Testaccio, un tempo uno dei quartieri più popolari del centro. Senza tristezza per quella decina di stand, a volte deserti, distribuit­i su un paio di isolati: loro la vocazione minoritari­a ce l’hanno nel sangue, son sempre stati abituati, quasi felici, ad essere in pochi. Nemmeno troppo: almeno i dibattiti principali e le comparsate dei leader (da Stefano Fassina al segretario Nicola Fratoianni) attirano decine di persone. C’è chi porta a spasso il cane, chi distribuis­ce tessere e volantini. Chi sempliceme­nte saluta i compagni di una vita. Qui sono ancora tutti “compagni”: gli iscritti, la cuoca, il barista, la si- gnora delle pulizie. Tranne forse l’immancabil­e venditore di rose, che prova a far appello alla solidariet­à dei comunisti. Senza grande successo.

SI PARLAdi sinistra: diritto allo studio e alla salute, accoglienz­a, lavoro, lavoro e ancora lavoro. I temi sono sempre gli stessi, come le facce, le idee. È il ritrovo di una piccola comunità nostalgica, aggrappata ai suoi valori, partecipaz­ione e alterità. Un paio di vecchie bandiere arcobaleno e della Palestina, cimeli comunisti. Libri, piantine, gioielli rigorosame­nte vintage e fatti a mano, vestiti usati. Tutto alternativ­o, anche la musica (reggae, irlandese o indie), persino i dolci. Da mangiare su tavoli e panche di legno comuni, stile pranzo sociale, molto popolare. Solo i prezzi lo sono un po’ meno. “Una pasta e fagioli”. “Grazie, fanno 6,50”. Una birra? Quattro euro. Quasi come in uno dei tanti bar alla moda della zona, o a ristorante. Con il mercato si deve confrontar­e pure la sinistra italiana.

A Roma

Niente tristezza per gli stand vuoti: loro la vocazione minoritari­a ce l’hanno nel sangue

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Segretario ai fornelli Nicola Fratoianni, leader di Si, alla festa romana
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