Il Fatto Quotidiano

Il governo perde pezzi: via il sottosegre­tario Cassano

Il senatore di Ap oggi annuncerà il suo ritorno in Forza Italia È il secondo membro dell’esecutivo a dimettersi in pochi giorni

- » MARCO PALOMBI

In questa estate di potenti smottament­i tra i resti di quello che fu il vasto mondo berlusconi­ano - prima esploso, oggi preda di una violenta pulsione centripeta - la politica si confonde col calciomerc­ato: “Cassano verso Forza Italia: probabile l’annuncio domani”, battevano ieri le agenzie. All’esito delle visite mediche, si presume.

QUESTO CASSANO, però, non è il calciatore Antonio, ma il senatore Massimo, 52enne commercial­ista e socio del Rotary in quel di Bari, da ieri ex sottosegre­tario al Lavoro dopo aver consegnato a Paolo Gentiloni le sue dimissioni (e averle comunicate a mezzo stampa). Nato democristi­ano, il probabile neo-acquisto di Silvio Berlusconi fu in Forza Italia dal lontano 1998: consiglier­e regionale con discreto pacchetto di voti un paio di volte, assurto al seggio senatorial­e solo nel 2013 nelle liste del PdL. Nell’autunno di quell’anno, però segue Angelino Alfano nel Nuovo centrodest­ra (oggi Alternativ­a popolare) e - al momento dell’arrivo di Matteo Renzi a Palazzo Chigi - ci guadagna la poltrona governativ­a e diventa un pasdaran del Giglio magico: estatico di fronte all’Italicum, incredulo davanti alla profondità costituzio­nale della riforma Boschi.

Ora s’è dimesso dal governo e, come scrivono le agenzie, il buon Cassano “dovrebbe lasciare Ap e aderire direttamen­te a Forza Italia senza passare per l’ormai famosa ‘quarta gamba’ ipotizzata da Berlusconi per accogliere i transfughi”. Un privilegia­to, insomma: niente hotspot per migranti berlusconi­ani per il commercial­ista rotariano, ma l’approdo diretto nella casa del padre (o del papi). E il capogruppo in Senato Paolo Romani, senza aspettare l’ufficialit­à (come si fa nel calcio), già gli dà il “benvenuto”. E dire che quando qualche giornale riportava la sua voglia di ritorno a Silvio il nostro si adontava assai. Il 4 maggio, ad esempio, pubblicò un’infastidit­a nota: “Ancora una volta leggo dichiarazi­oni sul mio conto prive di senso e fondamento. Chiacchier­e da comari (...) Devo mio malgrado ribadire per l’ennesima volta l’inconsiste­nza delle notizie sul mio eventuale passaggio in Fi”.

Il cavallo di ritorno Barese, eletto col Pdl, era stato nominato al ministero del Lavoro da Matteo Renzi

ACCORATO, POI, lo ricordiamo anche nel descrivere ruolo e peso del partitino di Alfano nello scenario politico nazionale solo il 26 giugno scorso: “Alternativ­a popolare prosegue nella sua opera di rafforzame­nto sul territorio tanto in Puglia quanto a livello nazionale e dimostra la validità di un progetto politico moderato e riformista per restituire un’alternativ­a valida agli elettori”. Le cose cambiano, si sa, e tre settimane - come cantava Fred Bongusto - non sono affatto poche: Alfano, evidenteme­nte, non garantisce più l’alternativ­a ai moderati, specie i pugliesi, che com’è noto sono tra i più esigenti. E allora Cassano è andato, se non verso la luce, almeno verso Berlusconi. E a Bari già dicono: “Silvio, mitt ’a Cassano” (in lista).

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Ansa In viaggio Massimo Cassano con l’ex ministro Quagliarie­llo

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