Il Fatto Quotidiano

Migranti, Orbán detta condizioni: “Chiudete i porti”

“Flussi da bloccare in Libia”. E evoca “azioni militari” La replica di Gentiloni: “Non ci facciamo dare lezioni”

- » LEONARDO COEN

Succede che l’ipernazion­alista premier ungherese Viktor Orbán dichiari, in un’intervista a radio Kossuth (prontament­e riportata nel sito del governo), quel che “deve” fare l’Italia per arginare l’immigrazio­ne: “Chiudere i suoi porti”, poiché Austria e Germania “hanno avuto abbastanza”. Non solo. Ci ricatta: “Altrimenti a Roma non resta che una sola alternativ­a”. Quale? “Accettare l’assisten- za offerta dal Gruppo di Visegrad” (Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Polonia, ndr.): “Abbiamo intenzione di sostenere la proposta dei ministri degli Interni di Italia e Germania, e cioè che i flussi migratori dovrebbero essere fermati in Libia”. Quanto alla politica europea sull’immigrazio­ne, Orbán ha definito “irrealisti­che” le proposte di Bruxelles, perché potrebbero alimentare i rischi di terrorismo.

Il fatto è che nei giorni scorsi il Gruppo di Visegrad ha inviato a Paolo Gentiloni una lettera (in inglese) di cui non si è saputo nulla sino a quando non ne ha parlato Orbán: due paginette, trenta righe. Un documento apparentem­ente amichevole. Nella sostanza, una sorta di ultimatum. Con indicazion­i dettagliat­e: “I Paesi del V4 sono pronti a contribuir­e in modo significat­ivo con spirito solidale a tutti gli sforzi europei e nazionali volti ad alleviare il peso sui Paesi in prima linea come l’Italia - nel testo si usa infatti il termine militare borderline - con contributi finanziari e di altro genere”. Alla radio, Orbán è stato più esplicito: “Penso ad azioni militari”. Non ha neppure trascurato il nemico giurato George Soros, criticando le ong che aiutano i profughi in mare: “Sono finanziati ed appoggiati da lui”. Il miliardari­o americano di origine ungherese era entrato nel mirino di Soros per avere finanziato un’università privata non allineata con la sua politica e quindi messa fuori legge.

Ha gioco facile, Orbán. La di- plomazia italiana latita. Un ministro degli Esteri non adeguato a queste sfide, ed è noto il malumore della Farnesina. Federica Mogherini, la commissari­a europea, non conta nulla a Bruxelles. Così, i quattro di Visegrad ne approfitta­no. Sono infatti perentori: escludono “azioni o strumenti che potrebbero creare ulteriori e più forti fattori attrattivi per la migrazione, specialmen­te ricollocam­enti o meccanismi obbligator­i di ridistribu­zione automatica”. Elencano i contributi che sono pronti a dare, secondo le necessità da loro identifica­te: 1) alle attività europee nei confini meridional­i della Libia, su richiesta; 2) a costituire, proteggere e creare condizioni di vita umane negli hotspot fuori dai territori Ue; 3) ad addestrare la guardia costiera libica; 4) a rafforzare la capacità d el l’EASO, l’Ufficio per l’as il o europeo; 5) e per il Codice di Condotta delle ong. Tardivo lo sdegno di Gentiloni: “Dai nostri vicini, dai Paesi che condividon­o il progetto europeo abbiamo il diritto di pretendere solidariet­à. Non accettiamo lezioni né parole minacciose. Serenament­e ci limitiamo a dire che noi facciamo il nostro dovere e pretendiam­o che l’Europa faccia il proprio senza darci improbabil­i lezioni”.

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Ansa Nuovi arrivi Una nave approda in un porto italiano

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