La politica estera decisa dai ministri della Difesa
Ci sono notizie che non ottengono l’attenzione che meritano. Mi sembra il caso di due discutibili iniziative assunte nelle ultime settimane dalle forze dell’ordine e dalla magistratura: le perquisizioni cui sono stati sottoposti Marco Lillo, Federica Sciarelli e Fabio Corsi all’inizio del mese per le informazioni pubblicate sul caso Consip e la vicenda del giovane avvocato Gianluca Dicandia, imputato dei reati di cui agli articoli 290 c. p. ( vilipendio delle istituzioni della Repubblica) e 336 c.p. (violenza a pubblico ufficiale) per l’intervento critico nei confronti dei “decreti Minniti-Orlando”’, pronunciato in occasione di una iniziativa di Amnesty International. Pur nella diversità dei due casi l’elemento comune è senza dubbio il sapore intimidatorio degli interventi e la violazione di diritti ( al l’informazione e al dissenso) che in un sistema democratico dovrebbe generare una maggiore indignazione.
In questa fase difficile della nostra Repubblica sembra invece confermarsi la volontà di cancellare il ricordo del voto del 4 dicembre, che ha confermato come un’ampia maggioranza di italiani non intenda rinunciare al progetto di una società libera, giusta e solidale contenuto nella nostra Costituzione e respinga il tentativo di una svolta autoritaria mascherata con motivazioni pseudo-efficientistiche.
Libri sparsi per la città disponibili per tutti i lettori
Mentre percorrevo uno dei viali che portano dentro le cinquecentesche mura della mia città, su una delle panchine dei “passeggi” erano stati messi dei libri, l’uno di Mario Soldati dal titolo L’attore, premio Campiello nel 1970 ed uno dei maggiori successi del giornalista-scrittore, l’altro di Robin Maugham, scrittore inglese morto nel 1981, dal titolo La seconda finestra best seller dalla trama intrigante. Non è la prima volta che accade. Qualche anno fa i parapetti dei canali del centro storico furono “invasi” di vecchi e nuovi libri a disposizione dei passanti.
Quella volta l’autore venne identificato in uno scrittore-editore cittadino, nonché libraio appassionato. Stavolta non si sa, ma non hanno alcuna rilevanza i titoli e gli autori. Così i libri, passando di mano in mano, rivivono una nuova giovinezza invece di finire nei cas- CARO COLOMBO, mi sembra di avere capito che la ministra Pinotti (Difesa) ha detto sì alla richiesta americana di aumentare il contingente di soldati italiani in Afghanistan. È possibile? PER QUELLO che si capisce dai grandi giornali con inviati al seguito (l’incontro Pinotti - generale Mattis ha avuto luogo a Washington) e nonostante le consuete frasi ambigue degli incontri bilaterali di questo tipo, la risposta italiana è stata di buon senso: l’Italia ha molti soldati in molti luoghi del mondo. Queste forze sono spostabili (più di qua, meno di là) senza aumentare il numero, se c’è ragione di farlo. Ma non sembra il caso. Dunque un evento senza improvvisazioni e senza sorprese. Stupisce però il fatto che - se dobbiamo credere alla battute riportate - né l’uno né l’altro dei due ministri (ciascuno con un ruolo di primo piano) abbia anche solo sfiorato il senso di quello che accade e che dovrebbe accadere. Il generale Mattis avrebbe chiesto polizia per Mosul. La signora Pinotti avrebbe ragionevolmente risposto che i nostri Carabinieri sono molto bravi. Ma nessuno dei due sembra essersi chiesto: per fare che cosa? Mosul esce da una carneficina dell’Isis e presto avremo notizie di una carneficina contro l’Isis. Un reportage televisivo ci ha informato che tutti gli uomini adulti trovati vivi tra le rovine della città dopo la lunghissima resisten- sonetti dell’immondizia. Quale miglior modo allora, se dovesse capitare di sfoltire gli scaffali di casa, di lasciarli “in sospeso” sulle panchine dei viali, delle piazze, sui parapetti dei canali come fiori di stagione che hanno un pregio unico, di non appassire mai, regalando, come sempre fanno i libri, abbracci di felicità.
Ma l’obbligo dell’accoglienza in Europa vale solo per noi?
Quindi sono cavoli dell’Italia. I migranti sbarcano a decine di migliaia sulle nostre coste ma all’Ue sembra non interessare. Addirittura l’Austria voleva schierare l’esercito per proteggere il confine con l’Italia. Francia e Spagna ci ignorano. La seduta in Parlamento europeo sulla questione è andata deserta e i soldi stanziati per l’emergenza sono una “mancetta” in confronto alla spesa complessiva per il sostentamento dei migranti.
Gentiloni prende schiaffi da tutte le parti e del resto, se i nostri po- za, sono stati arrestati come terroristi. Il sistema giudiziario e quello carcerario dell’Iraq liberato (ma non proprio, non tutto riportato alla civiltà) non sono esemplari e sono tuttora luoghi di esecuzioni arbitrarie e non raramente disumane. Il governo iracheno, benché sembri schierato dalla parte “buona” dei molti “scismi” islamici, e dell’Occidente, è tutt’altro che un governo con cui si possa facilmente collaborare, dividendone valori e obiettivi. Resta per esempio il problema dei curdi che, con molto valore, hanno partecipato alla conquista di Mosul, ma restano la preda preferita sia degli iracheni sia dei turchi, e senza esclusione dei siriani. La morale di questa storia che, a prima vista, è solo di ordinaria amministrazione militare-politica, è che Mattis a nome di Trump e la Pinotti in rappresentanza del governo italiano e, si deve immaginare, dell’Europa, non sono portatori di alcuna idea sul che fare nei Paesi dove hanno soldati e bandiere. Possono offrire altri soldati e offrire altri soldi ma niente altro. I rispettivi governi non hanno nulla da suggerire e i presunti alleati non hanno preso e non sono in grado di prendere alcun impegno. Mandiamo i carabinieri a pattugliare le macerie di Mosul. E poi?
00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquotidiano.it liticanti hanno firmato accordi internazionali vincolanti senza “sapere” cosa sottoscrivevano, di cosa ci vogliamo lamentare? Menomale che il Papa ci ricorda che l’accoglienza è un obbligo. Vero, ma solo per noi cattolici italiani? E tutti gli altri?
La legge Fiano non serve, ma non abbassiamo la guardia
In merito alla proposta di legge Fiano per rendere più efficace la repressione dello Stato nei confronti dei rigurgiti del fascismo, il Fatto Quotidiano ha aperto un dibattito sul tema. Ho soprattutto apprezzato gli interventi di Furio Colombo e di Maurizio Viroli, particolarmente decisi nel condannare il fenomeno squadrista. In Italia, attualmente, è in vigore una normativa che contempla e sanziona l’apologia di reato. Basterebbe applicarla quando i nostalgici del regime celebrano tali misfatti e li propongono come modelli da imitare. Dunque, le leggi ci sono e credo siano sufficienti, se
Furio Colombo - il Fatto Quotidiano
tempestivamente applicate, per arginare il fenomeno. Comunque, è bene non abbassare la guardia e non dimenticare mai le parole di Primo Levi: “È successo, è successo in Europa, potrà succedere ancora”. Perché la possibilità di un ritorno del fascismo, non è affatto scongiurata.
Infatti, l’ordinamento socio economico del capitalismo che lo ha generato è, tuttora, vigente e per mantenere il suo dominio potrebbe anche ricorrere al fascismo che costituisce l’espressione più violenta di tale sistema.
Giornalai dimenticati: ora la categoria rischia l’estinzione
Mi aggiungo al coro dei lavoratori precari, facendo parte di una categoria da molto tempo trascurata, ed ora dimenticata e quasi in estinzione: i giornalai.
Anche qui, come i cottimisti, e senza esserlo, nessuna indennità, malattia, niente ferie pagate, alto rischio di furti, danni, rapine. Gli “aggi”, poi, fanno sorridere: non DIRITTO DI REPLICA
In relazione all’articolo pubblicato ieri sul Fatto , Tim smentisce che l’amministratore delegato Flavio Cattaneo o altre figure di vertice abbiano denunciato Vivendi, come peraltro risulta dal documento di verifica ispettiva. Né, durante la conversazione di ieri con il sottoscritto, si è parlato di denunce, che sarebbero state smentite direttamente. Mi dispiace che si sia ingenerato un equivoco nella comunicazione con Ivan Dompé di Tim sul ruolo di Cattaneo nella vicenda Consob-Vivendi. Prendo atto che Tim smentisce denunce formali all’autorità di comportamenti scorretti e predatori ai danni del gruppo da parte del suo primo azionista.
Resta che, secondo quanto ricostruito dal Fatto, la rottura tra Cattaneo e Vivendi, sancita ieri dalle dimissioni del manager, si deve anche a molteplici ingerenze di Vivendi nella governance.