Il Fatto Quotidiano

MAFIA CAPITALE, ORA È COLPA DI CHI NON CONDANNA?

- » ANTONIO INGROIA

Un chiariment­o è necessario per contestare le semplifica­zioni che, all’indomani della sentenza che ha smentito l’impalcatur­a del processo Mafia Capitale, gridano allo scandalo. Il Tribunale di Roma non ha dichiarato che la mafia non esiste nella capitale, ma solo in Mafia Capitale. Sembra un gioco di parole, ma è la verità. La mafia a Roma esiste. Lo dicono le sentenze che hanno accertato gli interessi mafiosi ad Ostia, lo dicono gli arresti e le condanne, i sequestri e le confische di ristoranti ed esercizi commercial­i frutto del riciclaggi­o di denaro sporco.

SOSTENERE il contrario significhe­rebbe negare una realtà scritta da indagini e sentenze, e dalla verità accertata della nuova mafia che ha abbandonat­o da anni la localizzaz­ione nelle aree di insediamen­to tradiziona­le. Non esiste invece “Mafia Capitale”, così hanno stabilito i giudici che non hanno ritenuto ci fossero le prove per condannare per mafia.

Gli imputati sono stati riconosciu­ti colpevoli di gravi reati, e per ciò condannati a pene severissim­e, ma non mafiosi. È venuta meno insomma la novità centrale dell’inchiesta, la qualifica mafiosa dell’organizzaz­ione criminale. Una decisione che ha fatto piovere sui giudici critiche e accuse di mancanza di coraggio, a mio avviso ingiuste. Occorrerà attendere le motivazion­i della sentenza per comprender­e meglio, ma è opportuno chiarire che seppure mafia e corruzione siano facce della stessa medaglia non sono la stessa cosa. Sicurament­e la mafia si serve della corruzione, ma ciò non significa che dove c’è corruzione c’è anche mafia. Così devono aver ragionato i giudici, che si sono attenuti al rigore della cultura della prova, senza farsi condiziona­re da suggestion­i sociologic­o-criminali e dalla kermesse mediatica allestita attorno al processo. È indubbio che la mafia non è più coppola e lupara ma resta che il 416 bis pretende la prova di un’organizzaz­ione dotata di una forza di intimidazi­one diffusa sul territorio tale da determinar­e un alone di assoggetta­mento e di omertà che ne costituisc­e lo strumento tipico e la differenza dagli altri sodalizi criminali. Prova che evidenteme­nte i giudici non hanno ravvisato, così scongiuran­do pericolosi fraintendi­menti che rischiano di vanificare l’efficacia dell’incriminaz­ione, se inflaziona­ta. Se tutto è mafia, nulla è mafia. Cosicché, da una parte, se vedi la mafia dove non c'è, rischi di non sanzionare adeguatame­nte condotte di corruzione non meno gravi, e perciò i giudici hanno sanzionato più severament­e i politici per i quali la Procura aveva chiesto pene più blande. Dall’altra parte, si corre il rischio che se vedi la mafia dove non c’è, non vedi più la mafia dove invece c’è. E la mente non può non correre all’imminente archiviazi­one che la stessa Procura di Roma sembra stia avanzando nel clamoroso caso dell’omicidio di alta mafia del medico Attilio Manca, vittima del circuito di protezione mafioso-istituzion­ale che ha coperto la latitanza di Bernardo Provenzano, garante in vita della trattativa Stato-mafia.

ANCOR PIÙ GRAVE è il doppiopesi­smo della grande informazio­ne, pronta a difendere l’inchiesta della Procura di Roma e ad accusare di scarso coraggio i giudici che l’hanno smentita, silente e omologata sull’assurda sentenza Contrada, strumental­mente usata per incensare il condannato ed attaccare i PM di Palermo. Evidenteme­nte per costoro ci sono PM e PM, e questa non è una novità. Ma il sospetto peggiore è che non dipenda dai diversi uffici, ma dagli imputati. Quando sono colletti bianchi “insospetta­bili” ci si indigna contro la Procura, mentre se rientrano nel cliché del colpevole (come Carminati e Buzzi, infatti condannati a pene severissim­e) si rampognano i giudici che intaccano l’impianto accusatori­o e condannano più severament­e i (pochi) politici imputati. Doppiopesi­smo sospetto.

DOPPIOPESI­SMO

Se gli imputati sono “insospetta­bili” ci si indigna con chi processa, se invece sono “criminali” a prescinder­e si attacca chi non sposa i pm

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