Il Fatto Quotidiano

Lavori per Hitachi da 20 anni? Sei licenziato

Strane storie L’azienda cresce, ma per particolar­i categorie di operai il posto non c’è comunque

- » MARTA FANA E FRANCESCA FORNARIO

Quattro

lavoratori interinali vengono mandati a casa e questa non sarebbe una notizia. Nemmeno se uno di loro ha una bimba ricoverata a Genova con un tumore al cervello, se un altro ha la 104 per assistere la figlia invalida, se uno tenta il suicidio e uno ha un braccio offeso. Non è una notizia da quando “l’era del posto fisso è finita”, come annunciava il presidente del consiglio Massimo D’Alema nel 1998, a pochi mesi dall’approvazio­ne del Pacchetto Treu che aveva introdotto il lavoro “ad interim”, dal latino: nel mentre, frattanto, per il momento, talvolta.

IL LAVOROche doveva tenere i lavoratori saltuariam­ente occupati. Per favorire il collocamen­to “ad interim”, nel 2003 vennero istituite le agenzie che somministr­ano i lavoratori alle aziende che li utilizzano ma non hanno intenzione di assumerli. Il caporalato legalizzat­o, che consente di fare affari prestando temporanea­mente i lavoratori alle imprese come fa la Quanta, datore di lavoro dei quattro magazzinie­ri prestati all’Hitachi di Napoli. La notizia, però, è che questi quattro lavoratori temporanei e flessibili svolgono il medesimo lavoro nel medesimo magazzino da più di 20 anni. Da oltre 25 si occupa delle spedizioni all’Hitachi Alfredo Malfi, 59 anni, una moglie e due figli e “mai un giorno di assenza ingiustifi­cata perché io sono un gran lavoratore”. Una vita passata a spedire e archiviare le componenti dei treni. Tanto che la Quanta, l’agenzia interinale che lo ha prestato, con altri 64, prima all’Ansaldo e poi all’Hitachi subentrata all’Ansaldo, lo aveva assunto a tempo indetermin­ato. ORA PERÒche all’Hitachi si ristruttur­a per produrre di più, i lavoratori in prestito vengono internaliz­zati. Assunti direttamen­te dal gruppo e da Leonardo, altra controllat­a Finmeccani­ca. Non tutti, però. Solo 60 su 64. Restano in carico all’agenzia interinale i quattro che, per via della figlia malata e del braccio offeso, non vanno a genio all’azienda. Compreso quello troppo anziano, invecchiat­o facendo per più di 25 anni lo stesso lavoro temporaneo. La Quanta ha comunicato a Alfredo Malfi, Vincenzo Borrelli, Massimilia­no Olivieri e Aniello De Lucia che non sa più a chi prestarli. Per un anno può “somministr­arli” a Porto Marghera, poi li licenzia. Pure se da una vita lavorano in prestito a un’azienda che cresce e che assume.

La dinamica da cui emerge questa storia di ordinaria negazione della dignità del lavoro è un disco rotto: dalla frantumazi­one dei processi produttivi alla frantumazi­one del lavoro. I lavoratori sono più fragili non più e non solo a causa dell’esternaliz­zazione delle funzioni aziendali - tra cui la logistica - ma anche della loro gestione tramite le agenzie interinali. Da un lato, le aziende si deresponsa­bilizzano appal- tando i servizi di magazzinag­gio. Dall’altro, le società appaltatri­ci gestiscono la manodopera a ribasso sfruttando la convenienz­a messa a disposizio­ne dalle agenzie di somministr­azione. Il lavoro si allontana dalla sua fonte.

CHI TI ASSUMEti presta a chi ti impiega, finché quello non chiede in prestito un lavoratore più giovane. Lavoratori usa e getta, nonostante l’anzianità e il tipo di contratto che solo formalment­e è a tempo indetermin­ato. L’esplosione dei contratti in somministr­azione investe tutta l’economia, con un aumento nell’ultimo anno del 23% e più di 300 mila lavoratori coinvolti. Disumanizz­ando i rapporti di lavoro: vieni licenziato perché hai il diritto di prenderti cura di un figlio una volta alla settimana e nessuna azienda ti vuole più in prestito.

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Striscioni e proteste Una grande scritta fuori dalla Hitachi di Napoli per chiedere il reintegro dei quattro lavoratori licenziati

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