Altro che Russiagate, sono solo Scaramucci
Casa Bianca Troppi passi falsi, Trump nomina il finanziere nuovo capo della comunicazione e Spicer sbatte la porta
Con
Trump in giro, avvocati e portavoce non durano a lungo; e pure ministri, consiglieri e boiardi rischiano di sperimentare in fretta la battuta cult del magnate presidente quand’era uno showman, “You’re fired”: ‘Sei licenziato’. Tutto pur di salvare i gioielli di famiglia: gli affari, i figli e il posto da ‘imprenditore in capo’.
Nella squadra di avvocati che devono difendere la First Family nel Russiagate, l’i ntreccio di contatti tra uomini di Trump ed emissari del Cremlino, è tutto un viavai di gente che va e gente che viene. Alla Casa Bianca, pure: se ne va un portavoce, perché arriva un direttore della comunicazione. Esce Sean Spicer, da tempo messo in panchina - i briefing quotidiani nella sala stampa della Casa Bianca li fa la sua vice Sarah Huckabee Sanders - e arriva un finanziere, e un finanziatore della campagna, Anthony Scaramucci, un ex Goldman Sachs che sarà il direttore della comunicazione (il nonno era di Gualdo Tadino).
Secondo indiscrezioni di stampa, la nomina di Scaramucci ha molto contrariato Spicer, che sarebbe però disposto ad agevolare l’entrata in funzione del finanziere. Non è però chiaro - per ora - chi farà il portavoce, chi sarà cioè la voce e il volto della Casa Bianca e il tramite tra il presidente e i media.
SPICER RICOPRIVA entrambi i ruoli, che di solito sono distinti. E Trump è sicuro di non avere bisogno di un portavoce: fa da solo, con i tweet e le interviste. Né cerca un tramite con la stampa: lui ci litiga e basta. Il presidente avverte il procuratore speciale del Rus- siagate, Robert Mueller, a non oltrepassare con le sue indagini la linea rossa degli affari di famiglia; e prova a screditarne l’immagine con illazioni sulla sua appartenenza politica, anche se Mueller è un funzionario che ha già servito sotto presidenti di partiti diversi. Kel- lyanne Conway, la donna con i piedi sul divano nello Studio Ovale - foto che fecero scalpore -, una fedelissima di Trump, teorizza che è corretto cercare di fare emergere tutti i potenziali conflitti di interesse di Mueller e dei suoi collaboratori. Nella squadra dei legali dei Trump, cala la stella di Marc Kasowitz, l’avvocato newyorchese il cui stile ‘ s opra-le-righe’crea imbarazzo e irritazione alla Casa Bianca, nonostante un rodato sodalizio con i Trump; e tramonta del tutto quella di Mark Corallo, era il portavoce del team legale. Acquista, invece, peso Ty Cobb, un veterano tra gli avvocati di Washington, da poco entrato nella squadra del presidente proprio per gestire gli sviluppi del Russiagate. La prossima settimana l’inchiesta vivrà momenti cruciali, con le deposizioni in Senato del figlio e del genero di Trump. E il Washington Post scrive che Trump starebbe informandosi sulla possibilità di concedere un perdono presidenziale ai propri consiglieri, ai propri familiari e magari a se stesso, se le cose dovessero prendere una brutta piega. Mosse “estremamente fastidiose” per i democratici del Congresso, ma pure per molti repubblicani. John McCain, senatore dell’Ar izona, eroe di guerra in Vietnam, non le avrebbe tollerate, ma ora è fuori gioco, lotta contro un tumore al cervello. Una mina vagante per Trump e i suoi è l’imminente uscita di un libro di James Comey, il direttore dell’Fbi licenziato perché non voleva ammorbidire l’indagine sul Russiagate: non si tratterà – dicono le anticipazioni di stampa – di un libro di memorie convenzionale, ma di un’esplorazione della “ricerca della verità”.
Perdono per tutti Donald ha chiesto ai legali se in caso di condanna può concedere la grazia ai parenti e a se stesso