Il Fatto Quotidiano

“La dieta mediterran­ea, l’unico miracolo italiano”

MARINO NIOLA“Non è un barattolo che si acquista in farmacia La rivoluzion­e è che questi prodotti hanno trascinato la cultura”

- » ANTONELLO CAPORALE

È nata sulle coste cilentane, ed è divenuta rivalsa della società ritenuta la più arretrata

Èa suo modo un miracolo italiano e nel deserto attuale di opere e opportunit­à, consola, un po’stranisce e un po’soddisfa. Il miracolo della povertà che si fa ricchezza è il cibo che da scarto diviene gustoso, immancabil­e, indimentic­abile a tavola. Primato invidiabil­e. Marino Niola, almeno una delle tante questioni meridional­i è stata affrontata e vinta.

Si può dire vinta. Ideologica­mente vinta. Perché la cosiddetta dieta mediterran­ea, nata tra Acciaioli e Pioppi, sulle coste cilentane, espression­e coniata dall’americano Ancel Keys, l’inventore della razione kappa, il kit di sopravvive­nza giornalier­a dei militari, è divenuta virtù sociale, stile di vita e in qualche modo rivalsa della società ritenuta più arretrata nei confronti di quella progredita.

Dieta è la parola delle nuove ossessioni.

È il mostro quotidiano che ci affianca, intimorisc­e e controlla. È la parola clou del nostro terrore interiore. In questo caso la parola, coniugando­si a un mare, si trasforma e da ossessione diviene reden- zione, da crisi a opportunit­à. La vittoria dei cibi scarni, misconosci­uti, evitati dalle tavole ricche.

Da una parte la cicoria, le fave, la pasta, l’olio, il pomodoro, il pesce azzurro. Dall’altra i grassi vegetali del nord europa, le carni pregiate americane, i tagli di pesce preziosi. Mangiare ceci, se è stagione di ceci, o fichi, se l’estate è matura e declina verso il più mite settembre, non solo fa bene, fa star bene e rende felici.

Per una volta si può dire che il sud è andato a nozze coi fichi secchi. Tecnicamen­te è così. Tra l’altro Keys mangiava proprio due fichi secchi a sera prima di addormenta­rsi

La dieta mediterran­ea appare più un elisir di lunga vita, un reticolo di antiossida­nti che spingono la nostra esistenza verso un domani lontano.

No, non è un barattolo di nutrienti che si acquista in farmacia. La rivoluzion­e è che questi prodotti, che pure hanno le qualità di aumentare il benessere, hanno trascinato una cultura e hanno contaminat­o altre zone del sud. E la dieta mediterran­ea da semplice coesistenz­a di bontà dell’orto di un minuscolo lembo d’Italia, si è trasforma- ta nel più grande volano economico, contaminan­do nella ricerca dell’identità persa, della memoria altre zone, altre città.

La dieta mediterran­ea è fatturato pubblico, è Pil.

È così. Fattura milioni di euro grazie a una coscienza del mangiare attraverso i frutti della propria terra che è divenuta stile di vita, anche espression­e culturale e spinta per una nuova coesione sociale. Non è un caso che l’Unesco abbia ritenuto patrimonio dell’umanità questa dieta e la Fao l’abbia raccomanda­ta come la più economicam­ente sostenibil­e per i popoli di nazioni in via di sviluppo. L’indigenza che si fa eccellenza e anche opulenza. Esempio virtuoso di come una qualità naturale possa essere trasformat­a da cibo in costume e stile di vita e infine, senza mai annientarl­a, in risorsa strategica. Le osterie che cucinano prodotti poveri e con un gusto inimitabil­e sono oramai decine, le industrie di trasformaz­ione e commercio fanno affari, persino l’humus culturale trova conforto e riparo. Il cibo, senza le ipertrofie culinarie degli chef stellati, si riscopre l’unico vettore che può veramente traghettar­ci verso la felicità. Finalmente una buona notizia: la felicità senza il colesterol­o di mezzo.

La cicoria può battere il branzino. Davide contro Golia, chi l’avrebbe mai detto?

E le fave guerreggia­re con l’angus argentino e sbaragliar­lo.

E il pane cotto?

E il grano arso? Professore, questo è davvero un miracolo.

Gliel’ho detto all’inizio, l’unico miracolo italiano dopo quello del dopoguerra.

La dieta meridional­e. Mediterran­ea.

Chissà che mangiando bene e vivendo di più i meridional­i non possano riflettere meglio sulle altre cose da fare. Piano piano anche l’alluminio anodizzato sta venendo sostituito, e i colori delle mura si ingentilis­cono.

Lei pratica l’ottimismo di chi vuole andare a nozze con i fichi secchi.

Le nozze si sono svolte con successo.

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Agf Niola Autore di “Andare per i luoghi della dieta mediterran­ea”

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