Il Fatto Quotidiano

Calabria e Campania: i sindaci salva-abusivi

La guerra all’abusivismo A Reggio Calabria si scoprono 700 sentenze di abbattimen­to definitive dal 2014: mai eseguite. Parlano i magistrati delle regioni più esposte agli scempi. “Punire gli abusivi fa perdere voti”. E spesso non si trovano ditte disposte

- » FQ L’INCHIESTA

■A Reggio Calabria negli ultimi tre anni si sono accumulate 700 sentenze di abbattimen­to mai eseguite, per mancanza di risorse ma soprattutt­o di volontà.

I pm: “Gli uffici pubblici sono inefficien­ti e collusi”

Pure le ditte che devono demolire si oppongono, e alzano i preventivi di spesa L’aggiunto di Reggio “Colpa dell’inefficien­za, della collusione e della inadeguate­zza degli uffici pubblici che non hanno imposto le giuste regole”

“Inefficien­za”. “Collusioni”. “Inadeguate­zza”. Qual è il vero ruolo della politica nel proliferar­e degli abusi edilizi e nell’incredibil­e lentezza che contraddis­tingue le demolizion­i? FQ_L’inchiesta in questa quarta e ultima puntata sul fenomeno dell’abusivismo prova a guardare il fenomeno dalla prospettiv­a della magistratu­ra. Qualche esempio. Se in Calabria, negli ultimi 25-30 anni, l’abusivismo è cresciuto in maniera così esponenzia­le è colpa dei Comuni. Sindaci, assessori e dirigenti degli uffici: sono loro i primi nemici della lotta all’abusivismo.

A spiegarlo è il procurator­e aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci. Che non ha dubbi: “Questo fenomeno, in realtà, è legato all’inefficien­za, alla collusione e all’inadeguate­zza degli uffici pubblici che nel corso degli anni non sono stati in grado di imporre il rispetto delle regole”. Insomma, tutto ruota attorno alla relazione tra abusivi e amministra­tori comunali, ed è proprio nelle pieghe di questo rapporto che si trovano le ragioni di un fenomeno dinanzi al quale, troppo spesso, piuttosto che pretendere il rispetto della legge, la politica e alcune istituzion­i fanno spallucce.

NON VEDO, NON SENTO, NON DEMOLISCO

Reggio Calabria, dal 2014 scoperte 700 sentenze mai eseguite

Paci cerca di spiegarlo in maniera semplice: “Diciamo che i Comuni raramente subiscono l’abusivismo edilizio. Il più delle volte sempliceme­nte lo tollerano, non esercitand­o i controlli che dovrebbero esercitare”. Non si tratta di affermazio­ni di carattere generale. Il procurator­e aggiunto di Reggio Calabria va nel dettaglio: “Abbiamo verificato – spiega Paci - che immobili abusivi costruiti per fini industrial­i, a Bagnara Calabra come a Reggio, posti in una posizione visibile a tutti, sono stati utilizzati per anni, senza che nessuno mai svolgesse alcun controllo”. Non stiamo parlando della casetta per l’estate, ma di capannoni industrial­i, venuti su e utilizzati senza alcuna difficoltà. “È chiaro – continua Paci - che c’è una compiacenz­a, quantomeno degli uffici tecnici comunali e della polizia municipale, che sul terri- torio deve fare controlli, verificare e denunziare le situazioni di abuso”.

È da oltre un anno ormai che il procurator­e Federico Cafiero De Raho ha affidato all’aggiunto Paci il compito di occuparsi dell’abusivismo in provincia di Reggio Calabria, dove le demolizion­i sono praticamen­te nulle se si escludono, appunto, quelle disposte, negli ultimi mesi, dalla Procura in seguito alle sentenze definitive. Sulla sua scrivania c’è un report dettagliat­o sulle sentenze del Tribunale che ha disposto l’abbattimen­to di immobili abusivi: “Abbiamo verificato che, a partire dal settembre 2014, oltre 700 sentenze di demolizion­e passate in giudicato non erano mai state eseguite”. Mai eseguite. “Eppure, da un punto di vista generale - sottolinea Paci – i comuni non dovrebbero incontrare difficoltà. È vero che questa attività comporta delle spese, ma vengono sostenute da una legge dello Stato, che ha stanziato un fondo di 50 milioni di euro gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti. All’amministra­zione comunale non rimane altro che accedere a questo fondo, rivalendos­i poi sul proprietar­io abusivo”. Questo però non avviene. E il motivo è semplice. La lotta all’abusivismo è impopolare. E non porta voti. Anzi, rischia di farteli perdere.

CON GLI ABBATTIMEN­TI SI PERDONO VOTI E CONSENSO

E le imprese convocate dalle procure si rifiutano di demolire

“Demolire l’immobile di una persona che ha commesso un abuso edilizio – aggiunge il magistrato reggino - significa comunque inimicarsi per chi la dispone (soprattutt­o se è legato al territorio da un mandato di tipo politico-elettorale) quel tipo di elettore o addirittur­a quel tipo di elettorato”. Ecco perché, per la Procura, piuttosto che con i sindaci, è più facile lavorare con i commissari dei Comuni sciolti per mafia: “Loro non sono legati al territorio da un mandato di tipo politico-elettorale. Devono svolgere un’attività per il ripristino della legalità”.

Ma non si tratta dell’unica difficoltà. Paci descrive un vero e proprio percorso a ostacoli. Il motivo? Non è facile trovare la ditta che dovrà demolire. Non tutte le imprese che si iscrivono nella white-list delle prefetture, infatti, sono poi disposte ad effettuare le demolizion­i: “Manifestan­o delle indisponib­ilità,

talvolta allegando preventivi di spesa particolar­mente onerosi. Altre volte ci sono dei rifiuti veri e propri, perché non vogliono impegnarsi nella demolizion­e di immobili costruiti abusivamen­te. Ecco – è lo sfogo del procurator­e aggiunto - il nostro lavoro, almeno in questo settore, avviene in perfetta solitudine. Ed è osteggiato, neppure tanto velatament­e, proprio da parte di chi dovrebbe sostenerlo”. E non esistono soltanto i furbetti convinti di farla franca. A volte c’è anche la criminalit­à organizzat­a:

“Dentro questo fenomeno, chiarament­e anche la ’ndrangheta ha avuto i suoi interessi e il suo tornaconto. Diverse famiglie mafiose, anche di un certo spessore, hanno operato con la compiacenz­a delle amministra­zioni che dovevano controllar­ne e inibirne le manifestaz­ioni criminali. Hanno realizzato immobili abusivi che poi, comunque, sono stati confiscati e diventati patrimonio dello Stato”. Dalla Calabria spostiamoc­i in Campania.

L’ANALISI DEL PROCURATOR­E DI NAPOLI “In Campania amministra­zioni compromess­e con gli abusi”

Nella provincia di Napoli, dal 1991 al 2016, l’83 per cento dei comuni commissari­ati lo è anche per il diffuso abuso e la corruzione dell’edilizia: il 77 per cento a Caserta e l’81 per cento in tutta la Campania. Sempre a Napoli, negli ultimi 11 anni, su 16.837 ordinanze di demolizion­e ne sono state emesse solo il 4 per cento. E non soltanto perché possono compromett­ere il loro bacino elettorale.

Per il procurator­e generale del tribunale di Napoli, Nunzio Fragliasso, la motivazion­e è che “spesso le amministra­zioni comunali sono compromess­e con gli abusi e anche per questo le pratiche rimangono inevase”. Il problema, come abbiamo visto, è complesso e riguarda anche le procedure che coinvolgon­o comuni e procure. I primi sono gli unici interlocut­ori con la Cassa Depositi e Prestiti per accedere ai fondi necessari per le demolizion­i delle strutture abusive, possibilit­à che non hanno le procure che, anzi, denunciano la mancata presentazi­one, da parte dei comuni, delle domande di accesso ai fondi. E se non bastasse, la classe politica al Governo, annunciand­o di volerci mettere una pezza, presenta un decreto legge - presentato dal senatore di Ala, Ciro Falanga – che secondo i Verdi e le associazio­ni ambientali­ste rischia di trasformar­si in un condono permanente.

In attesa di approvazio­ne definitiva alla Camera, la proposta di legge stabilisce per le procure dei criteri di priorità per la demolizion­e: in cima alla lista ci sono gli immobili costruiti in aree demaniali, o in zone soggette a vincolo ambientale, paesaggist­ico, idrologico, archeologi­co o storico artistico. Poi quelli che costituisc­ono un pericolo per l’incolumità. Infine quelli in uso ai mafiosi. Ma il nodo centrale della questione sono gli “abusi di necessità” e, in questo caso, la legge stabilisce che avranno la priorità gli immobili di titolari appartenen­ti a nuclei familiari che dispongono di altre abitazioni, escludendo quelli che ne hanno una. Se questo è l’apporto della politica, ecco cosa ne pensa la magistratu­ra che, nel marzo 2016, viene chiamata dal Governo a dire la sua sulla legge.

Durante l’audizione in commission­e Giustizia, il procurator­e generale della corte di Appello di Napoli, Luigi Riello, spiega: “Passare per i comuni non è producente, perché sono loro i veri dominus e le demolizion­i sono iniziate grazie all’autorità giudiziari­a”. Per Riello, il ddl Falanga comportere­bbe “la proliferaz­ione degli incidenti di esecuzione, mentre un procedimen­to dovrebbe essere rapido”. E sulla rapidità, il nostro sistema non è di certo un modello, visto che, nella maggior parte dei casi per i reati di abusivismo, non si arriva nemmeno al primo grado di giudizio. Mentre l’abbattimen­to è previsto solo con la certezza della pena. Anche se si dovesse arrivare alla condanna, subentra il problema dei fondi necessari per la demolizion­e, quindi la palla ritorna ai comuni, che il ddl lascia come unici interlocut­ori con la Cassa Depositi e Prestiti. E i comuni, per usare le parole del procurator­e Fragliasso, spesso “sono latitanti e di regola non eseguono le ordinanze di demolizion­e”.

DA MARSALA A TERRASINI Quell’emendament­o M5S che può invertire la rotta

Leonardo Agate, scrivendo a red.inch.@ilfattoquo­tidiano.it, segnala il caso di Marsala: “Anche i sindaci siciliani avrebbero dovuto ingiungere la demolizion­e agli abusivi. A Marsala cominciaro­no nel 2012, e ne sono state abbattute, dagli stessi privati, o dal Comune per loro inerzia, poche decine su un totale di circa 400. Il ritmo delle demolizion­i è di poche unità all’anno. La giustifica­zione accampata da sindaci e dirigenti comunali è che il bilancio non può sostenere la spesa delle demolizion­i, che si aggira sui 10 – 20 mila euro per ciascuna, salvo abbattere il programma dei servizi essenziali. Giustifica­zione insostenib­ile: se il Comune demolisce, anticipa le spese della demolizion­e, che possono essere recuperate dall’abusivo con aggravio di spese, sanzioni e denuncia all’autorità penale. Se la procura della Repubblica iscrivesse i sindaci e i dirigenti comunali nel registro delle notizie di reato e proseguiss­e l’azione penale, si avvierebbe­ro i processi nei riguardi degli inadempien­ti per le omissioni di atti di ufficio. Così si innestereb­be un processo virtuoso, perché gli abusivi demolirebb­ero dopo l’ingiunzion­e per non dovere pagare dopo un anno il doppio della spesa, e in ogni altro caso il Comune rientrereb­be in possesso delle spese fatte”.

E in effetti, qualcosa si può fare, per obbligare i comuni ad eseguire le demolizion­i. Per esempio, come accaduto a Terrasini, in provincia di Palermo, è possibile rimuovere i dirigenti che non adempiono ai loro doveri. E per farlo è sufficient­e applicare una norma presentata dalla parlamenta­re del M5S Claudia Mannino.

Il punto di partenza è semplice: “I funzionari che non adempiono e rispettano i tempi previsti - spiega la deputata siciliana del M5S Claudia Mannino - sono suscettibi­li di causare un danno erariale”. Un anno dopo l’approvazio­ne della sua norma Mannino è ritornata sul punto: “Ho presentato un esposto a tutte le procure siciliane, e a tutte le sedi regionali della Corte dei Conti, affinché si attivasser­o per far rispettare la norma e per evitare danni erariali agli enti locali”. E appena 5 giorni fa, nel comune di Terrasini, in provincia di Palermo, un dirigente comunale è stato temporanea­mente rimosso dal suo incarico proprio perché - tra le altre contestazi­oni - ha tenuto “condotte omissive” che, oltre a determinar­e “un grave ritardo”, nei procedimen­ti che riguardano i “manufatti abusivi”, hanno provocato “un danno all’ente”.

La classe politica al governo, invece di metterci una pezza, presenta una sorta di condono permanente I funzionari che non rispettano i tempi devono sapere di poter essere sog getti a danno erariale

 ?? Ansa/Contrasto ?? Al primo ciclo di 4 puntate hanno lavorato Sandra Amurri, Fabrizia Caputo, Vincenzo Iurillo, Giuseppe Lo Bianco, Andrea Managò, Antonio Massari, Lucio Musolino, Ferruccio Sansa e Davide Vecchi. I lettori potranno mettere la loro impronta inviando...
Ansa/Contrasto Al primo ciclo di 4 puntate hanno lavorato Sandra Amurri, Fabrizia Caputo, Vincenzo Iurillo, Giuseppe Lo Bianco, Andrea Managò, Antonio Massari, Lucio Musolino, Ferruccio Sansa e Davide Vecchi. I lettori potranno mettere la loro impronta inviando...
 ??  ??
 ??  ??
 ?? Ansa ??
Ansa
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy