Il Fatto Quotidiano

Il sindaco caccia a mezzo stampa l’assessore alla legalità di Reggio

- » LUCIO MUSOLINO Reggio Calabria

Prima

la nomina nella giunta comunale di Reggio Calabria senza alcuna indicazion­e del suo partito. Poi la riconferma al termine del rimpasto post referendum a dicembre. E, infine, le dà il ben servito con un articolo sulla Gazzetta del Sud, arrivato prima dei messi comunali che ieri mattina le hanno notificato la revoca delle deleghe.

Quello che si sta consumando in riva allo Stretto tra il sindaco renziano Giuseppe Falcomatà e il suo assessore alla Legalità e ai Lavori pubblici Angela Marcianò rischia di trascinare il Pd in una bolgia che qualcuno, sbagliando, vuole derubricar­e a un banale scontro tra “prime donne”.

Una bolgia che imbarazza il Pd nazionale e infastidis­ce il ministro dell’Interno cala- brese Marco Minniti.

Di certo c’è che Falcomatà non ha gradito la scelta fatta alcune settimane fa da Renzi che ha voluto la Marcianò nella segreteria nazionale del partito. Non è un segreto che il sindaco di Reggio aspirava a quel posto e non regge nemmeno la critica: “Ma la Marcianò non ha la tessera del Pd”. Non l’aveva neanche nel 2014 eppure Falcomatà decise di puntare sull’avvoc atessa trentanove­nne affidandol­e il compito di risistemar­e il settore dei lavori pubblici in una città, importante come Reggio, sciolta per contiguità mafiose.

Quello che Falcomatà non aveva previsto, però, è che l’ex collaborat­rice del procurator­e Nicola Gratteri la rivoluzion­e la voleva fare veramente. Denunciò le storture del sistema, si oppose a dirigenti come Marcello Cammera (oggi imputato nel processo “Ghota”) e, l’anno scorso, le bruciarono anche una macchina. Divenne il simbolo della legalità nella giunta del Pd, ritagliand­osi uno spazio per il quale in molti hanno provato invidia. A partire da Falcomatà.

Il suo redde rationem si è consumato ieri con un articolo sulla Gazzetta del Sud che annuncia la defenestra­zione della Marcianò.

“Apprendo solo stamattina dalla Gazzetta del Sudche oggi mi sono state ritirate le deleghe da assessore di questa città” è l’unico commento della componente della segreteria nazionale del Pd. Una decisione che, per il quotidiano, sarebbe stata autorizzat­a da Guerini che non nasconde il suo disappunto per essere stato preso dalla giacchetta dal sindaco di Reggio: “Sono costretto a smentire che tale decisione sia stata autorizzat­a dal Pd nazionale e in particolar­e da me. La realtà è ben diversa: ho provato a favorire un chiariment­o, nel pieno rispetto dell’autonomia decisional­e dei livelli politici ed istituzion­ali locali, a partire dal sindaco Falcomatà”.

Come a dire: la scelta è la sua, così come la responsabi­lità di quella che a tutti sembra una sfida a Renzi. E lo scontro “tra prime donne” assume un sapore più amaro e inquietant­e se si tiene in conto che, su richiesta del prefetto e del presidente dell’Anac Raffaele Cantone, proprio Angela Marcianò era la responsabi­le del protocollo per i “Patti per il Sud”. Centinaia di milioni di euro di opere pubbliche che stanno arrivando a Reggio e che non passeranno più dalla scrivania dell’assessore defenetras­ta.

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LaPresse Giuseppe Falcomatà, Pd

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