Il Fatto Quotidiano

Macron “adotta” Haftar con tanti saluti ad Alfano

Libia, martedì summit con al Sarraj: l’Eliseo vuole sostituirs­i a Roma

- » LEONARDO COEN

Dopo le minacce di Vienna sul Brennero e l’indigesta lettera dei Quattro di Visegrad a Gentiloni (con la postilla radiofonic­a di Viktor Orbán che ricatta l’Italia: o chiudete i porti, o fate quel che vi diciamo di fare), ecco l’ultimo oltraggio diplomatic­o, stavolta perpetrato da Emmanuel Macron: martedì prossimo 25 luglio il dinamico capo dell’Eliseo ha organizzat­o a Parigi un summit sulla Libia, badando bene di non informare l’Ital i a , che p u r e r i v e s t e , nell’ambito dell’Unione europea e con l’assenso della Casa Bianca, il ruolo di “coordinatr­ice” degli sforzi diplomatic­i per raggiunger­e un’intesa tra Fayez al-Sarray, presidente del Governo di accordo nazionale (Gna) frutto dell’accordo Onu (dicembre 2016), e l’avversario Khalifa Haftar, il generale che comanda l’Esercito nazionale libico ed è l’uo m o forte della Cirenaica.

CHIARO IL SENSO d e ll ’ in iziativa macroniana: sostituirs­i all’Italia. E tutelare gli interessi francesi in Libia: in primis, quelli della Total, concorrent­e dell’Eni. Il petrolio è al centro di tutto, rappresent­a il 90% dell’economia libica e il 98% delle sue esportazio­ni. L’Italia, ancora una volta, paga il caos dell’immigrazio­ne, la sua solitudine diplomatic­a e l’ostilità dei partner europei che hanno dimenticat­o le loro responsabi­lità, quando hanno fomentato la guerra del 2011, con la morte di Gheddafi, scatenando instabilit­à, riattizzan­do conflitti antichi e sussulti postcoloni­alisti. E poi c’è il solito problema di Angelino Alfano, ministro degli Esteri, più attento alle beghe centriste, alle defezioni e ai rischi della fronda interna che non alle grandi questioni geopolitic­he. Per la Libia, gli va ancora bene che nei fatti a svolgere la politica estera sia l’Eni, da sempre: abile e prudente a non inimicarsi chi comanda.

Proprio ieri, in un forum del Sole 24 Ore, Claudio Descalzi, l’amministra­tore de- legato dell’Eni, ha spiegato quanto sia importante la Libia negli equilibri aziendali: “È il nostro primo Paese in termini di produzione. Dal 2010 a oggi siamo riusciti a mantenere la produzione invariata, circa 300mila barili di olio equivalent­e al giorno. Direi che abbiamo fatto un miracolo. Questo traguardo è stato reso possibile grazie all’utilizzo di personale lo- cale. Abbiamo investito moltissimo nella formazione e nella condivisio­ne delle informazio­ni. Ma soprattutt­o abbiamo continuato e stiamo continuand­o a investire capitale di rischio in Libia nell'offshore ma anche nel deserto per dare alle popolazion­i l’energia che necessitan­o per far stare in piedi il Paese”.

UN PO’DI CIFRE: nel 2008 Eni forniva al sistema elettrico libico 700 milioni di metri cubi di gas. Oggi arriva a sette miliardi. I libici, asserisce Descalzi, lo riconoscon­o: “Eni non ha mai lasciato la Libia da sola. Avremmo potuto esportare oltre dieci miliardi di metri cubi in Italia. Invece abbiamo deciso di esportarne quattro e destinare il resto al mercato libico”. L’Eni, in Libia è il numero uno. La Total vuole scalzarla. Ecco cosa c’è, dietro il vertice di martedì. Per questo Macron ha escluso Roma, mentre ha invece informato Londra: in Libia la presenza britannica è importante e viene tutelata a livello di intelligen­ce e contingent­i. Il vertice di Parigi arriva dopo un lavorìo diplomatic­o intenso, con missioni in Tunisia, Algeria, Egitto, Emirati, paesi Sahel, Qatar. Forse, con il placet di Trump, ottenuto durante le celebrazio­ni del 14 luglio. E c’è chi segnala un incontro tra l’ambasciato­re Usa in Libia, Peter Williams Bodde, e Haftar, il 9 luglio ad Amman...

Ma Emmanuel Macron non ha fatto i conti con i libici che hanno avvertito gli italiani: non vogliono rischiare il loro canale storicamen­te privilegia­to. L’ambiguità di Macron è emersa in modo imbarazzan­te: la Francia è membro dell’Ue, quindi sostiene il Gna di al-Sarray. Però vuol essere interlocut­ore privilegia­to del generale Haftar. Metterli d’accordo è un’impresa: già due volte gli incontri tra i due sono falliti. Macron pare sia disposto a legittimar­e la posizione del generale, in virtù della guerra condotta contro i jihadisti. Ad entrambi proporrà di creare una forza armata unita. Chi ne sarà il capo?

La sfida di Total

Il petrolio al centro di tutto, Parigi vuole tutelare le sue imprese mila barili al giorno Dal 2010 la produzione dell’Eni è invariata

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Ansa Intesa Il presidente francese Macron avrebbe avuto il placet da Trump il 14 luglio scorso

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