Berlusconi, un Caimano travestito da vecchietto
MARCELLO Dell’Utri? Una persona buona, colta, il primo bibliofilo d’Italia. Ingiustamente in carcere. IN PRINCIPIONonno Silvio ispira tanta tenerezza con quell’espressione un po’ così da vecchietto in gita. Tanto simpatico quando minaccia di uno scappellotto i due discoli de La7, Telese e Parenzo, e nel clima di cazzeggio manca poco che li spedisca a comprargli un cono. Perfino un po’ svanito quando nel rievocare l’“attentato” di Milano sostiene che a scagliargli la famosa statuetta in faccia fu il capo di un’organizzazione di “Babbi Natale”. Nientemeno. Davanti al tenero complotto dei Santa Claus uno può chiedersi: ma è lo stesso Berlusconi che per vent’anni è stato l’incubo di mezza Italia (noi compresi), mentre aizzava l’altra metà a denunciare i comunisti che mangiavano i bambini? Come potemmo appellarlo Caimano, rettile malvagio, lui paparino di Dudù, allattatore di delicati agnellini? Questo mite signore che benché inseguito da un esercito di toghe assetate di sangue giura di non nutrire rancore alcuno arrossendo pudicamente sotto tre strati di fard. Quando ragionevolmente si rivolge ai mo- derati “che sono la maggioranza degli italiani” verrebbe voglia di abbracciarlo imploranti: Silvio eccoci, insieme all’ex ministro Costa prendi anche noi che un dì nascemmo moderati e dirazzammo ingannati dalla sinistra senza arte né parte. Chi, del resto, ha conosciuto Matteo Renzi anela solo di tornare alla casa del Padre. Poi il discorso cade su Dell’Utri e in un attimo il premuroso vegliardo si trasforma in Mr. Hyde. Dalle fessure che furono gli occhi saettano lampi. La mascella serrata lascia intravedere affilatissimi canini. In studio si gira prudentemente alla larga. Rancorosa parte la filippica contro i magistrati: quando presto sarò di nuovo al governo, minaccia, li sistemerò una volta per tutte. L’indomani sui giornali, a nome di Forza Italia, Gasparri chiede le dimissioni del capo della Procura di Roma Pignatone e nella gazzarra dei berlusconiani c’è chi invoca la “riabilitazione” di Carminati, Buzzi e soci. Nulla è cambiato. Al Caimano mai dare la mano.
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Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano