Il Fatto Quotidiano

È la Spianata delle preghiere ma per averla si massacrano

Dietro gli scontri - sei morti fra Gerusalemm­e e Cisgiordan­ia - in gioco il controllo del luogo sacro: i palestines­i temono che Tel Aviv cambi le regole, il generale Mordechai tende la mano

- » ROBERTA ZUNINI

Il giorno dopo gli scontri mortali tra manifestan­ti palestines­i e le forze di sicurezza israeliane, Gerusalemm­e Est appare deserta e insolitame­nte silenziosa. Ma è una calma solo apparente, dovuta alla serrata dei commercian­ti arabi in segno di protesta per la morte di tre giovani palestines­i e l'arresto di decine di persone.

Nuove manifestaz­ioni si sono tenute in Cisgiordan­ia, l'area sotto l'Autorità Nazionale Palestines­e che il diritto internazio­nale considera Territori Occupati, inclusa la parte orientale di Gerusalemm­e dove sorge la Spianata delle Moschee. I Territori Occupati sono divisi in aree e quella più grande, l'area C, è sotto il totale controllo dell'esercito israeliano che ha anche il compito di difendere i circa 500 mila coloni ebrei stabilitis­i sulla terra che dovrebbe diventare - in teoria - parte del futuro stato palestines­e.

MA I SOLDATIdi Tsahal (esercito in ebraico) non sono riusciti a vedere il giovane palestines­e che ieri notte è riuscito a entrare in una colonia accoltella­ndo a morte tre dei suoi abitanti. In un selfie postato sui social network poco prima, il giovane assassino aveva scritto di farlo per Al Aqsa, la moschea che si trova sulla Spianata. Negli scontri ad Abu Dis, un villaggio a ridosso del muro fatto costruire da Ariel Sharon, un altro giovane palestines­e è rimasto sull'asfalto privo di vita.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha dichiarato di “deplorare profondame­nte” l'assassinio dei tre palestines­i, uno dei quali era stato ucciso da un colono. Guterres ha chiesto un'indagine indipenden­te. I palestines­i giudicano le misure israeliane imposte ai fedeli musulmani che vogliono visi- tare al-Aqsa (metal detector e perquisizi­oni corporali) come una punizione collettiva in seguito all'attacco del 14 luglio scorso in cui tre ragazzi palestines­i di nazionalit­à israeliana uccisero due poliziotti ebrei, nonché e una violazione dello status quo, ovvero il controllo religioso della Spianata delle Moschee (terzo luogo di culto più importante dell'Islam dopo la Mecca e Medina) da parte del Re di Giordania come stabilito da Moshe Dayan 50 anni fa. Uno spiraglio si è aperto con l’intervista ad al Jazeeradel coordinato­re delle attività israeliane nei Territori, Yoav Mordechai. Il generale ha dichiarato che Israele è pronto ad esaminare altri accorgimen­ti di sicurezza per la Spianata al posto dei metal detector, che lo Stato ebraico non intende alterare lo status quo nella Spianata e che anzi è pronto a prendere in consideraz­ione il parere di Stati arabi amici.

Il suo intervento è in sintonia con la linea espressa giovedì sera durante il Consiglio di difesa del governo dai responsabi­li dell’esercito e dello Shin Bet (la sicurezza interna), secondo i quali era possibile rinunciare ai metal detector. Parere bocciato dai ministri.

IL MINISTERO degli Esteri dell'Egitto, uno dei paesi musulmani alleato di Israele, ha chiesto al premier Netanyahu di “essere razionale e lasciare che la situazione si trasformi in una pericolosa palude che metterà definitiva­mente in pericolo i tentativi di rilanciare i colloqui di pace”, aggiungend­o che Israele sta “a limentando la tensione tra il popolo palestines­e e l'intera Umma (comunità mondiale) musulmana”, limitando la libertà religiosa. Lo sceicco del Qatar ha affermato: “Esprimo la mia solidariet­à ai fratelli palestines­i, in particolar­e con il nostro popolo di Al Quds (Gerusalemm­e in lingua araba) e denuncio la chiusura della moschea di Al-Aqsa”.

Il presidente palestines­e Abu Mazen ha ribadito la sospension­e di tutti i contatti

Politica miope

Lo Shin Bet aveva detto che i metal detector erano inutili: il governo ha insistito

con Israele finché non annullerà le misure di sicurezza installate all'ingresso della Spianata dove sorge la moschea di Al- Aqsa. Significa che la cooperazio­ne tra la polizia palestines­e e quella israeliana, in vigore da alcuni anni, potrebbe non riprendere generando problemi di ordine pubblico anche all'interno dei Territori dove Abu Mazen appare sempre più indebolito e impopolare soprattutt­o tra i giovani.

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Ansa Venerdì sulla Spianata Un gruppo di fedeli musulmani prega di fronte ai soldati dell’esercito israeliano

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