La bufala russa si chiama “Kamember”
Priva del formaggio originale francese, Mosca fa da sé. E ci prende gusto
Chi
l’ha detto che l’erba del vicino è sempre più verde? Qualche volta, quella di casa nostra ci piace molto di più. Solo che magari di mezzo c’è anche la truffa.
Per esempio, i francesi scoprono non senza disappunto che il loro amato, morbido, cremoso camembert - orgoglio della gastronomia nazionale - i russi non solo hanno imparato a farlo, ma soprattutto a venderlo. Che se non fa necessariamente male al palato, sicuramente non giova alle tasche dei produttori transalpini. E soprattutto, non è l’originale, ma proprio un’imitazione - come d’altro canto dice anche la nuova versione del nome.
È il quotidiano Le Monde a riferire i numeri della vergogna transalpina. Dopo tre anni di embargo contro alcuni prodotti alimentari europei proclamato dallo zar Putin in risposta alle sanzioni Usa e Ue contro la Russia (embargo da poco prolungato fino alla fine del 2018), dalle parti di Mosca ci si è dovuti adattare. E il tempo, in questo caso, è servito per passare da succedanei di prodotti non grandiosi, a imitazioni sempre più ardite.
COSÌ È NATOe si è sviluppato il ka m e mb e r , interamente made in Russia. Il nome suonerà certo meno poetico nella lingua di Tolstoj (che come si sa, amava il francese), ma in fondo questa versione di formaggio ha le sue ragioni.
Il consumo dei russi è aumentato del 34% passando dalle 790.000 tonnellate dell’era pre-embargo (2013) alle oltre 1 milione di tonnellate già nel 2015. Ma soprattutto, la produzione in Russia è aumentata del 103%, a fronte di importazioni (naturalmente dalla Francia) praticamente dimezzate (- 45%): dalle 370.000 tonnellate del 2013 si scende alle 205.000 due anni più tardi.
Per questo Philippe Nyssen, imprenditore belga fiammingo che arriva in Russia nel 1992 per occuparsi originariamente del settore immobiliare, può sorride- re e snocciolare numeri di un giro d’affari per lui incoraggiante. “Dopo il 2014”, racconta a Le Monde, gli scaffali ( dei magazzini) restavano vuoti. Adesso siamo all’inizio di una storia...”.
A CORTOdi prelibatezze dalla Francia, i russi hanno dovuto fare da sé. Con l’autarchia, hanno fatto di necessità virtù, mettendo su una industria di casa loro, fiorente e in espansione. Il sospetto però, è che se ne stiano decisamente approfittando.
Giusto un anno fa, Coldiretti aveva stilato un elenco del falso Made in Italyche ha invaso gli scaffali russi: dal Parmesan fatto vicino Mosca, al prosecco della Crimea. Ora che la linea del Camembert è varcata, si può forse provare ad arginare il disastro.