Horror culi
Sta tornando. Non è ancora ufficiale, ma è quasi fatta. Paolo Bonaiuti, in arte Polentina per quel gatto giallastro che porta sul capino, sta per essere riaccolto nella casa del Papi. Il rientro in FI, dolorosamente abbandonata per Ncd nel 2014 dopo 18 di disonorato servizio, è questione di giorni. Forse di ore. Lui, in una nota ufficiale (diramata per frenare i tumulti segnalati dalle Prefetture e dall’Antiterrorismo alle prime indiscrezioni sul suo controesodo), precisa che; al momento B. l’ha solo chiamato per gli auguri di compleanno; la cosa “mi ha fatto molto piacere”; e nei tre anni di straziante lontananza aveva sentito l’ex Amato altre volte. Invece Alfano s’è scordato la ricorrenza, peggio per lui. Se si aggiunge che i sondaggi danno FI in ascesa, mentre non rilevano più Ncd, che sfugge ai radar come i caccia Stealth americani, ecco spiegato il trasloco di questo giovanotto di 77 anni che ha ancora tanto da dare alla politica, ma soprattutto da prendere. In questi casi la letteratura scientifica parla di una sindrome tipica dei politici, versione 2.0 dell’horror vacui: l’“horror culi” (letteralmente “terrore del vuoto sotto il deretano”). Eppure Paolino non era nato politico, ma giornalista: negli anni 70 era al Giorno e negli 80 al Messaggero, su posizioni di ultra-sini- stra.
Il vento tirava da quella parte, e lui dietro. Infatti nel gennaio ‘94, quando B. fece manganellare dalle sue tv e cacciare dal Giornale Indro Montanelli che non voleva trasformarlo nell’organo di FI, Bonaiuti vergò l’invettiva “Va in onda la liberaldemocrazia”: “Una lezione di intolleranza... mentre infuria la polemica su quanto sia favorito un candidato con tre reti tv... L’invito di Fede a cacciare Montanelli perché troppo autonomo è il primo esempio pratico del livello di ‘indi pen den za’ che potrebbe crearsi nell’impero di Berlusconi. Questo episodio moltiplica l’inquietudine... lascia capire quanto potrebbe essere forzatamente massiccio e compatto il sostegno al Cavaliere degli organi di informazione del gruppo. Guai a chi si azzardasse a uscire, anche per un attimo, dal coro. La durezza dell’intervento mostra lontane tentazioni da Minculpop e lascia sbigottiti”. Due anni dopo, svanito lo sbigottimento, Paolino diventò il capo del Minculpop: portavoce del neo-duce, 5 volte deputato, sottosegretario. Ricordate quell’uomo curvo sul Cainano che gli sussurrava all’orecchio, o curvo a prescindere nei tg a garantire che andava tutto bene? Era lui. Prima scudo umano poi caso umano, gli toccava salvare B. dalle cazzate che faceva e diceva, negando pure l’evidenza in comunicati degni di Alì il Chimico.
Roba da perdere la faccia, avendone una. B. dichiarava che i giudici sono “pazzi, disturbati mentali, antropologicamente diversi dal resto della razza umana”?“Battute in libertà sul filo del paradosso”, flautava Paolino restando serio. B. “r iv ela va” di avere portato a Parma l’Agenzia alimentare Ue destinata a Helsinki “rispolverando le mie arti di playboy con la presidente finlandese Halonen” e scatenava l’incidente diplomatico con uno dei pochi paesi che non ci avevano ancora dichiarato guerra? “Una carineria detta in clima festoso”, smussava Bonaiuti. B., reduce dal Family Day, si faceva beccare da un paparazzo nel Jurassic Pork di Villa Certosa con due squinzie sulle ginocchia? “Erano delegate della Federazione giovanile del Pdl a una riunione politica, presenti i fidanzati”, gorgheggiava Polentina. L’av vo ca to Mills veniva condannato per essere stato corrotto da B.? Paolino estraeva degli appunti di B. ed emetteva la sentenza: “Le annotazioni del Presidente di per sé sole imporrebbero una piena e totale assoluzione”. Di per sé sole: perché fare indagini e processi, se l’imputato assicura di essere innocente? Basta l’autocertificazione. Poi esplose il caso Ruby e il pover’uomo dovette dichiarare sotto giuramento a Ghedini, nelle più tragicomiche indagini difensive della storia, che davvero B. credeva alla favola della nipote di Mubarak. E portò pure le “prove”: a un pranzo ufficiale nel 2010 a Villa Madama, B. aveva detto al rais: “Sai, Hosni, conosco una tua parente molto bella, una certa Ruby...”. Mubarak non capì bene quel delirio, non avendo parenti con quel nome. Poi s’illuminò: “Forse la famosa cantante Ruby?” (al secolo Rania Hussein Tawfik, peraltro egiziana e 29enne, mentre Karima el-Mahroug era appena maggiorenne e soprattutto marocchina). E B. abbozzò: “Allora ci informeremo meglio”. “Ci fu una confusione fra le due Ruby”, giurarono Paolino e altri testimoni.
Il che, secondo loro, giustificava il fatto che otto sere dopo il premier chiamasse la Questura per far rilasciare Ruby, spacciandola per nipote di Mubarak e paventando l’unico incidente diplomatico impossibile financo per lui. Nel 2013, condannato e cacciato dal Senato, B. lascia il governo Letta. E tutt’intorno dilaga l’horror culi. L’antidoto è il partito delle poltrone, detto anche Ncd. Bonaiuti resiste ancora un po’, ma nel 2014 Dell’Utri viene arrestato in Libano, B. si avvia ai servizi sociali e Renzi diventa premier. Siccome gli amici si vedono nel momento del bisogno, Polentina trasloca bave e bagagli ad Alfano: ha scoperto all’improvviso, dopo 18 anni, che FI “non è moderata”, “sono una colomba in un partito di falchi” e soprattutto “siamo di fatto in maggioranza ma senza stare al governo. Così sommiamo gli svantaggi dell’opposizione senza i vantaggi di essere partner di governo”: l’horror culi, appunto. “È come se il Papa dicesse che non crede più nello Spirito Santo”, azzarda Rotondi. Ma Paolino giura: “Resto nel centrodestra”. Infatti per 3 anni vota la fiducia ai governi di centrosinistra. Ma ora la giostra indiana torna a girare a destra. E lui dietro. Chi non muore si risiede.