A NAPOLI SERVE UNA PROCURA SENZA POLITICA
La nomina del nuovo procuratore della Repubblica di Napoli non ancora deliberata, a 7 mesi dal collocamento a riposo del titolare a circa un anno dalla pubblicazione del posto, è l’ennesima prova dell’intrinseca incapacità del Csm di assegnare con regolarità e tempestività gli incarichi direttivi. Eppure l’eccezionalità della situazione imponeva la nomina immediata di un “capo” – di riconosciuta autorevolezza e professionalità – di una Procura sotto attacco dalla politica (e non solo) per l’inchiesta Consip che “pericolosamente” si interessa di importanti esponenti politici e istituzionali.
QUESTA INCAPACITÀ deriva dalla circostanza che, in ogni tempo, i membri del Csm (con le dovute rare eccezioni, facilmente individuabili anche in questo Consiglio) non vogliono o non possono capire che l’essere entrati in un organo di rilevanza costituzionale fa automaticamente venir meno qualsiasi legame con chi ha consentito o determinato l’elezione o la nomina, in quanto essi sono oramai chiamati a svolgere le loro funzioni osservando il precetto costituzionale di “assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione” (art. 97). Principi che valgono, e a maggior ragione, per l’assegnazione degli incarichi direttivi ove la nomina deve essenzialmente tendere al raggiungimento del miglior risultato possibile ai fini di assicurare l’ottimale funzionalità dell’ufficio. Ma quello che, nel caso di Napoli, è addirittura paradossale è che per deliberare la nomina sa- rebbero stati sufficienti 10-15 giorni: il tempo di consultare i fascicoli personali dei tre candidati e dare disposizione ai magistrati-segretari di predisporre i “medaglioni”, adempimento agevolato dalla presenza nei fascicoli personali dei rapporti dei capi degli uffici e dei pareri dei Consigli giudiziari che fotografano la “vita” professionale del magistrato. In questo breve periodo era ben possibile procedere alla valutazione dei “curriculum” e alla (anche se inutile) audizione dei tre candidati. Viceversa i “pensosi” componenti la I Commissione hanno impiegato 7 mesi per giungere a un salomonico giudizio di qualità tra due candidati (Federico Cafiero de Raho e Gianni Melillo, con 3 voti a testa). Ora, in vista del prossimo Plenum, si affilano le armi e sarà interessante notare come voteranno i “prorogati” Canzio e Ciccolo, rispettivamente primo presidente e Pg della Cassazione; forse non sarebbe tanto inopportuna una loro astensione, mentre sembra che si asterrà il vicepresidente Legnini, già sottosegretario del governo Renzi. Eppure la scelta non sarebbe stata così difficile. Cafiero de Raho, da coordinatore della Dda di Napoli aveva (egli in primo luogo e non altri che pure si sono attribuiti i meriti) disarticolato il clan dei Casalesi; poi da procuratore di Reggio Calabria ha inferto colpi durissimi alla ’ndrangheta; e negli ultimi anni ha acquisito anche importanti esperienze direttive - quelle che primariamente devono formare oggetto di valutazione. Invece Melillo, pur essendo stato un ottimo procuratore aggiunto a Napoli, non ha nei medesimi anni acquisito una tale importante esperienza, avendo svolto “fuori ruolo” le funzioni di capo-gabinetto del ministro di Giustizia: circostanza che non può essere paragonata all’e s e rc iz i o delle funzioni giurisdizionali e tanto meno di quelle direttive (a meno che il Csm, non voglia paradossalmente un’altra volta ritenere che le esperienze “fuori ruolo” siano da equiparare a quelle giurisdizionali, se non addirittura in termini più favorevoli).
LA SCELTA NEL PLENUM Cafiero de Raho ha esperienza con le mafie e svolto funzioni direttive Melillo, invece, è stato capo di gabinetto al ministero
LE VERITÀ Èche il Csm è un organo che va radicalmente modificato, nominando i suoi componenti con l’estrazione a sorte. Soluzione non esaltante, ma l’unica in grado di eliminare la degenerazione (e la lottizzazione) correntizia e politica. Non è senza significato che, a opporsi tenacemente a tale soluzione, sia l’Anm, trampolino di lancio per le nomine al Csm e per successivi prestigiosi incarichi.