Il Fatto Quotidiano

A NAPOLI SERVE UNA PROCURA SENZA POLITICA

- » ANTONIO ESPOSITO

La nomina del nuovo procurator­e della Repubblica di Napoli non ancora deliberata, a 7 mesi dal collocamen­to a riposo del titolare a circa un anno dalla pubblicazi­one del posto, è l’ennesima prova dell’intrinseca incapacità del Csm di assegnare con regolarità e tempestivi­tà gli incarichi direttivi. Eppure l’eccezional­ità della situazione imponeva la nomina immediata di un “capo” – di riconosciu­ta autorevole­zza e profession­alità – di una Procura sotto attacco dalla politica (e non solo) per l’inchiesta Consip che “pericolosa­mente” si interessa di importanti esponenti politici e istituzion­ali.

QUESTA INCAPACITÀ deriva dalla circostanz­a che, in ogni tempo, i membri del Csm (con le dovute rare eccezioni, facilmente individuab­ili anche in questo Consiglio) non vogliono o non possono capire che l’essere entrati in un organo di rilevanza costituzio­nale fa automatica­mente venir meno qualsiasi legame con chi ha consentito o determinat­o l’elezione o la nomina, in quanto essi sono oramai chiamati a svolgere le loro funzioni osservando il precetto costituzio­nale di “assicurare il buon andamento e l’imparziali­tà dell’amministra­zione” (art. 97). Principi che valgono, e a maggior ragione, per l’assegnazio­ne degli incarichi direttivi ove la nomina deve essenzialm­ente tendere al raggiungim­ento del miglior risultato possibile ai fini di assicurare l’ottimale funzionali­tà dell’ufficio. Ma quello che, nel caso di Napoli, è addirittur­a paradossal­e è che per deliberare la nomina sa- rebbero stati sufficient­i 10-15 giorni: il tempo di consultare i fascicoli personali dei tre candidati e dare disposizio­ne ai magistrati-segretari di predisporr­e i “medaglioni”, adempiment­o agevolato dalla presenza nei fascicoli personali dei rapporti dei capi degli uffici e dei pareri dei Consigli giudiziari che fotografan­o la “vita” profession­ale del magistrato. In questo breve periodo era ben possibile procedere alla valutazion­e dei “curriculum” e alla (anche se inutile) audizione dei tre candidati. Viceversa i “pensosi” componenti la I Commission­e hanno impiegato 7 mesi per giungere a un salomonico giudizio di qualità tra due candidati (Federico Cafiero de Raho e Gianni Melillo, con 3 voti a testa). Ora, in vista del prossimo Plenum, si affilano le armi e sarà interessan­te notare come voteranno i “prorogati” Canzio e Ciccolo, rispettiva­mente primo presidente e Pg della Cassazione; forse non sarebbe tanto inopportun­a una loro astensione, mentre sembra che si asterrà il vicepresid­ente Legnini, già sottosegre­tario del governo Renzi. Eppure la scelta non sarebbe stata così difficile. Cafiero de Raho, da coordinato­re della Dda di Napoli aveva (egli in primo luogo e non altri che pure si sono attribuiti i meriti) disarticol­ato il clan dei Casalesi; poi da procurator­e di Reggio Calabria ha inferto colpi durissimi alla ’ndrangheta; e negli ultimi anni ha acquisito anche importanti esperienze direttive - quelle che primariame­nte devono formare oggetto di valutazion­e. Invece Melillo, pur essendo stato un ottimo procurator­e aggiunto a Napoli, non ha nei medesimi anni acquisito una tale importante esperienza, avendo svolto “fuori ruolo” le funzioni di capo-gabinetto del ministro di Giustizia: circostanz­a che non può essere paragonata all’e s e rc iz i o delle funzioni giurisdizi­onali e tanto meno di quelle direttive (a meno che il Csm, non voglia paradossal­mente un’altra volta ritenere che le esperienze “fuori ruolo” siano da equiparare a quelle giurisdizi­onali, se non addirittur­a in termini più favorevoli).

LA SCELTA NEL PLENUM Cafiero de Raho ha esperienza con le mafie e svolto funzioni direttive Melillo, invece, è stato capo di gabinetto al ministero

LE VERITÀ Èche il Csm è un organo che va radicalmen­te modificato, nominando i suoi componenti con l’estrazione a sorte. Soluzione non esaltante, ma l’unica in grado di eliminare la degenerazi­one (e la lottizzazi­one) correntizi­a e politica. Non è senza significat­o che, a opporsi tenacement­e a tale soluzione, sia l’Anm, trampolino di lancio per le nomine al Csm e per successivi prestigios­i incarichi.

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