Il Fatto Quotidiano

“Stampa nel mirino con la scusa della sicurezza”

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recepiment­o, con grave ritardo, di una richiesta dell’Europa. Poi si inasprisco­no le sanzioni, poi ancora si vorrebbe prevedere l’intervento di un’Autorità di garanzia per la rimozione dei contenuti ritenuti lesivi. Ma il Garante non è un giudice! Si sottrae la competenza alla magistratu­ra, cioè a un organo di rango costituzio­nale cui è affidata la funzione giurisdizi­onale, per affidarla a organismo di nomina politica.

Il ddl non affronta la questione delle querele temerarie.

Si blatera di un’impossibil­ità di definirle. Balle: in una sentenza del Tribunale di Reggio Calabria, che tra l’altro riguardava un giornalist­a che collabora con il Fatto, si definisce la querela temeraria. Cioè quando una persona, o più spesso una società o un gruppo, chiede un risarcimen­to palesement­e abnorme rispetto all’eventuale danno con intento intimidato­rio. Spesso queste azioni vengono intentate ai danni di giornalist­i che scrivono su blog o piccole testate e che sono senza tutele: ma anche se chiedono 20 milioni di euro a un giornale medio-grande, il ri

sultato è sempre che per due anni uno va in giro per tribunali con la spada di Damocle di 20 milioni di euro sulla testa. Secondo l’osservator­io di “Ossigeno per l’informazio­ne”, il 90 per cento di queste cause viene archiviato. Ecco, quando viene archiviata, bisognereb­be che il querelante temerario versasse una percentual­e di quanto richiesto. Prima di intentare la causa, dovrebbe pensarci bene: una richiesta che abbiamo fatto, insieme ad autorevoli giuristi, ma che è rimasta inascoltat­a.

Perché l’informazio­ne è nel mirino in questo momento?

Non accade solo in Italia. Succede negli Usa e in molti Paesi Ue, dove si utilizza la sicurezza nazionale come scusa. L’informazio­ne dovrebbe vigilare sui poteri, ed è quello che i poteri non vogliono. La cosa grave è che tutto questo non è oggetto di dibattito nei Parlamenti nazionali: maggioranz­e e opposizion­i, con l’eccezione di singoli parlamenta­ri, condividon­o il fastidio verso la libera stampa e il dissenso.

Cosa si potrebbe fare?

È semplice: tutte le sentenze della Corte europea hanno un elemento dirimente, che si riassume in una riga: “fatti salvi la rilevanza sociale e l’interesse pubblico”. Queste decisioni hanno disinnesca­to molte sentenze dei Tribunali nazionali, anche in caso di pubblicazi­one di intercetta­zioni non legali. I comportame­nti, anche privati, hanno rilevanza pubblica e possono essere resi noti perché prevale l’interesse dei cittadini. Basterebbe inserire questa riga nella nostra legislazio­ne, sia in tema d’intercetta­zioni, sia in tema di diffamazio­ne.

Accade in Italia, ma anche negli Usa e nei Paesi Ue: opposizion­i e governi condividon­o il fastidio verso informazio­ne e dissenso Questa legge è largamente insufficie­nte

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