L’ex rettore denunciato per 122mila euro
Brescia La Corte dei conti valuterà il presunto danno erariale per le somme avute da Pecorelli, medico ed ex presidente Aifa
Dall’accusa di truffa è stato assolto lo scorso gennaio: per il Gup di Brescia la mancata presenza per anni nel reparto di Ginecologia degli Spedali Civili (di cui era primario) del professor Sergio Pecorelli, rettore dell’ateneo bresciano dal 2010 al 2016 e potente ex presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), non può configurare il reato di truffa “m an ca nd o qualsiasi prova in ordine all’esistenza di artifizi o raggiri” nella sua condotta. Anche se non era presente in reparto, non l’ha nascosto.
TANTO CHE ALLA FINE non gli è stata nemmeno versata l’indennità di risultato oggetto della contestazione del pm. Ma ora sul caso, in seguito all’esposto di un docente universitario, ha aperto un fascicolo la procura regionale della Corte dei Conti. A non tornare sarebbero ulteriori voci dello stipendio percepite da Pecorelli nel periodo in cui, si legge nella sentenza di proscioglimento, il professore si è reso “quantomeno parzialmente inadempiente rispetto all’attività assistenziale ed organizzativa che avrebbe dovuto prestare in quanto direttore di una delle due unità operative di Ginecologia e Ostetricia degli Spedali Civili”: circa 122 mila euro complessivi, tra integrazioni per l’incarico e compensi per l’esclusività del rapporto, di cui ora potrebbe essere chiamato a rispondere anche chi aveva il dovere di controllare per conto dell’ateneo e dell’ospedale.
Dagli accertamenti dei carabinieri del Nas, riassunti nel dispositivo della sentenza, emergeva infatti come a partire dal gennaio 2003 mancasse “ogni certificazione di presenza” del professore nel reparto da lui diretto fino al suo collocamento in pensione nel 2014, nonostante per il responsabile del personale degli Spedali Civili “nessun dipendente ospedaliero, ancorché universitario convenzionato” era autorizzato a non attestare la sua presenza con il badge. Il professor Pecorelli sì. Almeno secondo un fantomatico “accordo verbale tra lui, in quanto Rettore, e il di- rettore generale dell’ospedale” di cui il docente avrebbe parlato con la responsabile amministrativa dell’ateneo.
GLI INTERESSATI però davanti al pm hanno smentito. “Il professor Pecorelli è sempre stato il principale riferimento della ricerca clinica della Ginecologia da lui codiretta - spiega al Fatto quotidiano il suo legale, Stefano Lojacono - ricerca di riconosciuta eccellenza che aveva una significativa ricaduta sui pazienti. La sentenza di assoluzione, non impugnata dal pm, è divenuta definitiva ed esclude in radice qualsivoglia comportamento non lecito da parte del professore”. Resta il fatto che i suoi colleghi, in ospedale, negli ultimi anni non l’hanno quasi mai visto: “Il professor Pecorelli, in relazio- ne ai suoi molteplici incarichi, non è presente salvo occasionali ed eccezionali visite - ha dichiarato al magistrato il comprimario di Ginecologia -. Dal novembre 2010, in concomitanza con la sua nomina a rettore, ha smesso di frequentare il reparto e la gestione della sua unità operativa è a carico del sottoscritto”. Ora la palla passa alla Corte dei Conti.
Il collega
Ha detto che dalla nomina del 2010 il professore “non è presente salvo occasionali ed eccezionali visite”