Il Fatto Quotidiano

Pedaggi, il Tar boccia lo stop Stangata al casello in arrivo

L’autostrada per l’Abruzzo può rincarare del 10%. Delrio deve rimediare in 30 giorni

- » DANIELE MARTINI

Un aumento generalizz­ato e consistent­e dei pedaggi autostrada­li incombe come la nuvola di Fantozzi sulle teste degli automobili­sti. Per alcune tratte la stangata potrebbe arrivare fino al 10 per cento circa, come nel caso dell’Autostrada dei Parchi del gruppo Toto, il concession­ario che ha innescato la bomba. La Roma-Pescara che costa 20 euro e 20 centesimi potrebbe salire a oltre 22, la Roma-Teramo da 17 euro e 50 potrebbe sfiorare i 20. È stato proprio il gruppo Toto ad avviare un’azione legale al Tar del Lazio contro il blocco delle tariffe deciso nel 2014 dal ministro dei Trasporti di allora, Maurizio Lupi, elaborato dal Responsabi­le della Direzione ministeria­le che vigila sulle concession­i autostrada­li, Mauro Coletta, e ribadito negli anni seguenti dal successore di Lupi, Graziano Delrio. La Terza sezione del Tribunale amministra­tivo del Lazio ha dato ragione a Toto con una sentenza di 12 pagine molto chiara e molto dura nei confronti del ministero.

IL TAR RICONOSCEa­l concession­ario dell’Autostrada dei Parchi il diritto di recuperare attraverso un aumento dei pedaggi gli incassi persi nel 2015, 2016 e in parte del 2017 e ingiunge al ministro Delrio di riparare in 30 giorni il guaio combinato. Passato quel breve lasso di tempo il ministro sarà messo da parte, sostituito da un Commis- sario ad acta delegato dal Ragioniere generale dello Stato “affinché provveda a quanto statuito, in sostituzio­ne del Ministero, ove inottemper­ante”. La sentenza riguarda il gruppo Toto, ma è chiaro che vale anche per tutte le altre concession­arie, dalla famiglia Gavio che gestisce le autostrade liguri e del Nordovest a Autostrade per l’Italia (Aspi) del gruppo Benetton che controlla l’Autostrada del Sole e altri 2 mila chilometri circa, dalle Auto- vie venete fino alla A22 del Brennero. In ballo ci sono centinaia di milioni di incassi non riscossi dalle società e che ora i concession­ari avranno il diritto di rivendicar­e. È chiaro che gira e rigira alla fine sarà scaricata sugli automobili­sti al casello la rogna di far tornare i conti e per loro è un bel guaio. Ma è un affare serio anche per i ministri interessat­i e per il dirigente Coletta che ha messo nero su bianco il blocco delle tariffe e che secondo indi- screzioni insistenti potrebbe lasciare a giorni il suo incarico. Tutti potrebbero essere chiamati a rispondere di danno erariale perché una parte dei mancati incassi sarebbe stata di pertinenza dello Stato in termini di tasse sui pedaggi e di altri introiti previsti dalla legge.

La storia comincia nell’inverno 2014, Lupi ministro. Con un colpo a effetto, di fronte alla crisi dilagante, Lupi stabilì che le tariffe au- tostradali fossero congelate, cioè che potessero crescere tenendo conto solo del tasso di inflazione programmat­o e venissero ignorati gli altri due parametri contrattua­lmente usati per la determinaz­ione dei pedaggi. E cioè la remunerazi­one degli eventuali investimen­ti effettuati l’anno precedente e la “congrua remunerazi­one della concession­e”, calcolata con una specie di formula alchemica. In separata sede ai concession­ari il ministro promise che il sacrificio richiesto sarebbe stato breve e che nel giro di 6 mesi al massimo le cose sarebbero state rimesse a posto. Nel frattempo, però, il patto cadde: sfiorato dallo scandalo delle Grandi opere, Lupi a marzo 2015 si dimise. E il suo successore Delrio, appoggiand­osi su Coletta si dimostra forte con i deboli e debole con i forti.

IL MINISTRO si prodiga per compensare i concession­ari più influenti: si spende con l'Europa per allungare di 4 anni la concession­e ai Benetton per un valore di oltre 15 miliardi di euro in cambio della costruzion­e del sistema di autostrade chiamato Gronda di Genova che vale 4 volte di meno. Ai Gavio idem: allungamen­to della concession­e concordato con l'Europa in cambio del completame­nto della Asti-Cuneo. Per le Autovie Venete e la A22 la proroga proposta da Delrio è addirittur­a di 30 anni, ma in questo caso l’Europa si oppone. L’Aiscat, associazio­ne dei concession­ari, controllat­a da Benetton e Gavio neanche fiata contro il blocco delle tariffe. Tagliato fuori da tutto, Toto invece reagisce da solo, ricorre al Tar e vince.

Ministero nei guai La sentenza apre le porte ad aumenti su tutte le tratte. Rischio danno erariale

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Il gruppo Toto ha in concession­e la A24 e la A25. Rincari in vista
Ansa Strada dei parchi Il gruppo Toto ha in concession­e la A24 e la A25. Rincari in vista

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