Il Fatto Quotidiano

Riforma della Corte Suprema, la giustizia è un tiro di Duda

Polonia Il presidente sorprende gli ex colleghi della destra populista e non firma la norma che voleva annullare l’indipenden­za dei giudici

- » LEONARDO COEN

“Non serve una riforma così profonda”: questo il coraggioso epitaffio che ha giustifica­to il veto del presidente polacco Andrzej Duda: “Ho deciso di rinviare al Parlamento la legge sulla Corte Suprema e quella sul Consiglio giudiziari­o nazionale - ha dichiarato alla tv - questa legge non rafforzere­bbe il senso di giustizia nella società. Il sistema giudiziari­o polacco non ha bisogno di una riorganizz­azione profonda, deve prima di tutto garantire un senso di sicurezza. E nessun cambiament­o del sistema legale dovrebbe aprire una frattura tra la società e lo Stato. Ho dovuto prendere questa decisione immediatam­ente dopo che le modifiche proposte hanno suscitato queste reazioni così sentite”, ha aggiunto, riferendos­i alle manifestaz­ioni di protesta esplose in tutto il Paese.

UN INTERVENTO in extremis: “Duda ha salvato il Paese dal baratro”, ha commentato Amnesty Internatio­nal. Lo stesso Lech Walesa non si aspettava una presa di posizione così plateale.

Ieri il presidente ha incontrato nel palazzo del Belvedere la premier Beata Szydlo, per illustrare la decisione di non firmare due delle tre leggi con le quali il partito al governo, il Pis, voleva il con- trollo della giustizia in Polonia.

Un gioco al massacro costituzio­nale cui Duda non si è prestato, deludendo gli ex colleghi di Diritto e Giustizia, il partito che governa la Polonia. Una formazione ultra conservatr­ice, populista ed euroscetti­ca di cui Duda pareva essere ancora un fedele alleato. Cosa lo ha portato a dissociars­i dalle posizioni dell’enigmatico Jaroslaw Kaczynsi?

L’ex premier, il vero ispi- ratore della riforma nonché il padre padrone di Diritto e Giustizia, ossessiona­to dall’“occidental­ismo decadente” che l’Ue avrebbe imposto e dal quale vorrebbe far uscire la Polonia. Con la missione di riportarla tra le braccia della sua identità cattolica più tradiziona­lista.

Duda è pure lui un cattolico. Di Cracovia, la città di papa Wojtyla. Il presidente polacco ha 45 anni. I suoi genitori sono docenti universita­ri. Lui stesso è stato assi- stente presso il dipartimen­to di Diritto Amministra­tivo dell’Università Jagellonka. In politica esordisce con l’Unione della Libertà, fino allo scioglimen­to. Traghetta a Diritto e Giustizia nel 2005, e già l’anno successivo è sottosegre­tario al ministero della Giustizia. Dal 2007 al 2008 è membro del Tribunale di Stato polacco. È brillante, piace ai gemelli Kaczynski, i padroni politici della Polonia, Jaroslaw primo ministro, Lech presidente. Che lo vuole sottosegre­tario alla Cancelleri­a presidenzi­ale. Lech scompare in un incidente aereo, nel 2010, in Russia.

JAROSLAW ACCUSA Mosca, poi evoca complotti misteriosi. Duda preferisce mollare l’incarico: si candida sindaco a Cracovia con Diritto e Giustizia, ma viene trombato.

Nel 2010 gli riesce di diventare deputato, eletto a Cracovia. Entra nella cruciale Commission­e per la Responsabi­lità Costituzio­nale, in realtà lo strumento per modificarl­a.

L’influente rivista Politika ne loda l’impegno e le numerose attività ed elogia le sue capacità di mediatore: aper- to al dialogo, non alle invettive. È il viatico per diventare Capo dello Stato nel 2015.

Sin dal suo insediamen­to, però, viene visto come un pupazzo nelle mani di Kaczynski. Da ieri, è il burattino ribelle. Che ha salvato la Polonia dalle sanzioni di Bruxelles previste dall’articolo 7 del Trattato di Lisbona: l’obbligo, da parte dei membri, di rispettare i valori comuni dell’Unione, sottoscrit­ti col patto. Tra i quali, la salvaguard­ia dello Stato di diritto. La Commission­e europea, infatti, aveva ventilato la messa al bando della Polonia nel caso fosse stata approvata la riforma della giustizia. Pregiudica­ndo i sostanzios­i aiuti economici e finanziari di cui la Polonia ha beneficiat­o copiosamen­te dal 2004, l’anno d’ingresso nella Ue.

Un rischio che Duda non ha voluto correre.

Andrzej Duda, 45 anni, nato a Cracovia, è presidente della Repubblica dal 2015 per il partito Diritto e Giustizia (Pis)

Carriera Boy scout da giovane, laureato in legge, è stato Segretario di Stato nel governo di Lech Kaczynsky, poi eurodeputa­to “Burattino” ribelle La capriola di Andrzej: da fantoccio nelle mani di Kaczynski (Pis), a salvatore della patria

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Reuters Ad oltranza Manifestan­ti di fronte alla Corte Suprema protestano contro la riforma del sistema giudiziari­o
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