Il Fatto Quotidiano

Lo 007 e i metal detector della discordia

Israele Ex agente del Mossad: Spianata e Giordania, via le barriere per smorzare la crisi. Ma la destra non concorda

- » ROBERTA ZUNINI

La

disputa fatale sullo status quo della Spianata delle Moschee nella Città Vecchia di Gerusalemm­e è ormai un problema di stato anche per il re di Giordania che, per mantenere la propria autorevole­zza di giorno in giorno più debole, ha deciso di impedire alla guardia dell’ambasciata israeliana ad Amman di tornare in Israele dopo aver ucciso un diciassett­enne giordano che lo aveva ferito con un cacciavite.

Questa volta non sarà facile né per Israele né per la Giordania risolvere l’ennesima crisi scoppiata dopo la decisione di Israele di impedirne l’accesso ai fedeli musulmani e, subito dopo, di installare metal detector e teleca- mere all’ingresso di quello che è il terzo luogo di culto più importante dell’islam.

Non sarà facile perché il re di Giordania è il garante dell’amministra­zione (attraverso un organismo religioso, il Waqf) della Spianata dove sorge la moschea di al-Aqsa; nel contempo ad Amman, il parlamento attraverso una dichiarazi­one del presidente, ha commemorat­o i palestines­i uccisi venerdì scorso negli scontri con le forze di sicurezza israeliane nella zona orientale della Città Santa. Del resto il parlamento giordano deve fare ciò che re Abadallah II non può permet- tersi per questioni diplomatic­he. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ieri sera ha convocato una riunione urgente del Comitato per la Sicurezza, per tentare di risolvere in tempi rapidi il problema innescato dopo la sparatoria all’ambasciata.

TEL AVIV AVEVA ordinato il rientro in patria dell'addetto alla sicurezza, ma la Giordania lo ha impedito per interrogar­lo sulla dinamica dell'accaduto, in realtà per cercare di calmare la popolazion­e, quasi dieci milioni di persone, furiosa per il comportame­nto di Israele. Netanyahu, si legge sul suo profilo Twitter , ha “promesso che la guardia sarà riportata in Israele”. In un altro tweet ha aggiunto: “Continui contatti sono in corso con funzionari del governo e della sicurezza ad Amman, per chiudere l’incidente prima possibile”. Il primo ministro israeliano usa il termine “in c id e n te ” pe r smorzare la tensione, ma ciò che è accaduto nella capitale della Giordania è la conseguenz­a diretta di ciò che è avvenuto a Gerusalemm­e e di cui Netanyahu è responsabi­le. Nonostante il parere contrario dei vertici delle forze di sicurezza israeliane, il primo ministro israeliano ha ceduto alle pressioni dell'ala destra e religiosa della coalizione di governo. Secondo un ex agente del Mossad, Mishka Ben David, - colui che nel 1997 consegnò alle autorità giordane l'antidoto per salvare l'allora capo di Hamas, Khaled Mashaal avvelenato da un altro agente dell'intelligen­ce israeliana - per fare in modo che la guardia dell'ambasciata israeliana venga rilasciata, Israele deve togliere i metal detectors e le telecamere all'ingresso della Spianata. Ma i partiti di destra israeliani, specialmen­te “Focolare ebraico”, punto di riferiment­o dei coloni, e il suo leader Naftali Bennett, ministro dell'Educazione, non sono d'accordo.

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