Il Fatto Quotidiano

Un ex senatore “mediò tra mafia e Servizi”

Un ex autista del boss che ha partecipat­o agli incontri con gli 007: “Diceva che sono pazzi”

- » GIUSEPPE LO BIANCO E SANDRA RIZZA Caltanisse­tta

Lui

lo chiama “il dottor Lauria”: sarebbe Baldassare Lauria, ex senatore di Forza Italia, poi transitato nell’Udeur di Clemente Mastella, il mediatore che avrebbe presentato il boss di Alcamo Vincenzo Milazzo ai servizi segreti alla vigilia delle stragi siciliane. Il nome del politico è contenuto n el l’ultimo interrogat­orio del pentito Armando Palmeri, 57 anni, ex autista di Milazzo, reso il 18 novembre scorso ai pm di Caltanisse­tta Gabriele Paci e Stefano Luciani che tornano ora a scandaglia­re la pista dei mandanti occulti delle stragi.

Finora Palmeri aveva parlato di tre riunioni, svolte poco prima del “botto” di Capaci, alle quali avrebbe parteci- pato Milazzo: “C’era gente dei servizi - gli avrebbe detto lo stesso boss al termine degli incontri - sono dei pazzi, vogliono fare cose da pazzi”. Il capomafia di Alcamo si riferiva al progetto eversivo di assalto allo Stato a suon di bombe al quale lui stesso si sarebbe opposto, pagando il suo rifiuto con la vita: Milazzo, infatti, venne uccis o co n l a sua compagna Antonella Bonomo ( incinta di tre mesi) cinque giorni prima della strage di via D’Amelio dal commando di killer che aveva agito a Capaci.

Oggi Palmeri nel nuovo verbale, che rilancia lo scenario di una cointeress­enza degli apparati deviati nelle stragi, rivela: “Il primo incontro tra Milazzo e gli appartenen­ti ai servizi avvenne prima della strage di Capaci e rammento che fu il Lauria a presentare costoro al Milazzo”. Poi ag- giunge: “Ricordo che Milazzo appellò il Lauria come un altro pazzo, quando commentò in mia presenza la proposta che questi aveva fatto di usare fuori della Sicilia armi batteriolo­giche”.

NEL VERBALE, il pentito indica solo il cognome del mediatore: lo chiama il “dottor Lauria” e racconta un episodio che lo colloca in servizio come primario chirurgo al nosocomio di Alcamo (dove avrebbe fatto ricoverare una paziente, “figlia di un mafioso vicino ai boss Melodia”). Quando i pm gli chiedono della “carriera politica” di Lauria, poi sbarcato in parlamento negli anni successivi (dal 1996 al 2001), Palmeri dice di non saperne nulla, ma l’unico medico alcamese a rispondere ai requisiti indicati dal pentito è proprio Baldassare Lauria, detto Sasà, ex senatore centrista, oggi 82enne.

All’inizio della sua collaboraz­ione, nel giugno del 1998, Palmeri aveva già parlato allo stesso pm Paci, quando questi era alla procura di Palermo, di tre incontri del boss Milazzo con misteriosi 007 che oggi però, “in virtù del tempo trascorso”, dice di non poter riconoscer­e. Il primo incontro sarebbe avvenuto nella casa di tale Manlio Vesco, un presunto estortore della cosca alcamese, oggi indicato da Palmeri come “uno dei canali attraverso cui si contattava il Lauria per presenziar­e alle riunioni”. Nel 1998 inoltre il pentito aveva individuat­o in una fotografia l’abitazione di Vesco, così come aveva riconosciu­to la casa di Contrada Consa dove sarebbe avvenuto il secondo incontro tra il boss e i servizi. Il luogo del terzo incontro, infine, secondo il collaborat­ore, sarebbe una villa alle pendici del monte Bonifato, nell’alcamese.

Quello di Lauria non è il primo politico che Armando Palmeri, oggi difeso dagli avvocati Antonio Ingroia e Daniele Sampino, accusa di presunti rapporti con Cosa nostra. Diciannove anni fa aveva già citato i nomi dell’ex ministro dei Beni Culturali Enza Bono Parrino (Psdi) e di Vito Turano, ex sindaco Dc di Alcamo, indicandol­i come destinatar­i di tangenti riscosse da imprendito­ri locali e a loro consegnate dallo stesso Milazzo. Le accuse vennero trasfuse in un’informativ­a di polizia che però non ebbe alcun seguito.

Un capo contro Milazzo sarebbe stato contrario alle bombe. Morì cinque giorni prima di via D’Amelio

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LaPresse Capaci Un’auto saltata in aria nella strage in cui morì Giovanni Falcone
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