Il Fatto Quotidiano

Autogol di Lotti : il suo bando è un flop

Piano da 100 milioni, ma il 70% dei progetti non parte

- » LORENZO VENDEMIALE

Doveva

essere il fiore all’o cchiello del rinato ministero dello Sport. L’ex premier Renzi aveva lasciato a Luca Lotti, il suo fedelissim­o nel governo Gentiloni, una dote da 100 milioni di euro per rinnovare i vecchi impianti sportivi del nostro Paese. Ce ne sarebbe un gran bisogno, visto lo stato fatiscente dei campi pubblici, di ogni disciplina. E infatti il bando era stato un successone. All’in izi o, con circa 1.700 richieste arrivate da tutta Italia. Dei 183 progetti aggiudicat­i, però, per ora se ne faranno appena 53. Meno del 30%.

QUANDO martedì il ministro presentava sorridente la prima fase del programma “Sport e periferie”, a Palazzo Chigi c’era solo un gruppo sparuto di sindaci. Si tratta del piano lanciato da Matteo Renzi nel 2015, di cui a fine 2016 sono stati resi noti i vincitori. Il calcio ovviamente la fa da padrone, con il 25% degli interventi, ma ce n’è per tutti i gusti: c’è chi vuole rifare il campo da tennis, la palestra polivalent­e o la pista di pattinaggi­o. A Imperia è stato finanziato persino un campetto di pallapugno. A fronte di poche decine di cantieri che apriranno a breve (comunque non prima del 2018: bisogna ancora affidare le gara d’appalto e concludere le conferenze dei servizi), ci sono però 130 Comuni vincitori di cui non si hanno più notizie. Una commission­e del Comitato Olimpico di Giovanni Malagò ( l’altro protagonis­ta del pro- getto), li aveva scelti fra le 1.681 proposte arrivate al Foro Italico. Dopo la selezione gli enti locali avrebbero dovuto presentare la documentaz­ione per accedere ai finanziame­nti e far partire i lavori. Invece sul più bello sono spariti nel nulla.

I PROBLEMI, come quasi sempre accade in Italia, sono due: pochi soldi e troppa burocrazia. “La complicazi­one di questo genere di bandi è che all’inizio basta una manifestaz­ione d’interesse. Poi però per concretizz­arla serve una progettazi­one molto tecnica, complessa e costosa”, spiega Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari, uno dei (pochi) primi cittadini che ha già firmato la convenzion­e. I Comuni, invece, molto spesso non hanno un euro in cassa: mancano le risorse materiali, umane e soprattutt­o economiche, per stilare i progetti o magari garantire la quota di cofinanzia­mento (come successo a Terni, ad esempio). “Abbiamo chiesto di creare un Fondo di rotazione per risolvere la questione: il governo anticipa le spese e i Comuni le restituisc­ono una volta che hanno vinto e ricevuto i finanziame­nti”, aggiunge. Senza dimenticar­e la caterva di documenti (certificat­i di proprietà, permessi, idoneità), per il cui rilascio dagli uffici servono mesi.

Cosìil primo bando rischia di essere ricordato come un fiasco: il Coni ha concesso una proroga fino a ottobre alle città ritardatar­ie per mettersi in regola. “Ci auguriamo che la maggior parte ce la faccia”, conclude Decaro. In caso contrario le risorse inutilizza­te (circa 30 milioni di euro) dovranno essere reimpiegat­e. La commission­e non ha neanche compilato una graduatori­a completa, quindi non ci sono riserve pronte a subentrare. Probabilme­nte i soldi verranno sommati agli altri 100 milioni che il ministro Lotti, sempre sorridente, ha già promesso per la seconda edizione. Sperando che venga meglio della prima.

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