Mattarella: “Così il sistema elettorale non funziona”
Pro-memoria Il capo dello Stato ricorda a tutti: “Voto vicino, ma resta la disomogeneità tra Camera e Senato: va sanata”
Sergio
Mattarella non è, eufemizzando, un oratore di quelli che catturano le folle, eppure ogni tanto - come scriveva Mario Luzi accadesse sulla “pagina del mare”- figge un punto. Spesso, dacché è al Colle, questa funzione ha riguardato due argomenti: la stabilità del governo (Gentiloni) e la legge elettorale. Ieri - durante i consueti saluti estivi con la stampa quirinalizia (la cosiddetta cerimonia del ventaglio) - non ha fatto eccezione.
IL RICHIAMO più forte, se si riesce ad associare il termine al tono di Mattarella, è quello sulla legge elettorale e le prossime, vicine elezioni: “Siamo ormai vicini alla scadenza del- la legislatura, manca un semestre. È un momento fondamentale, da guardare sempre con molta serenità. Serve un impegno per un’ampia partecipazione al voto”. L’affluenza è l’unico tema sottolineato più volte dal capo dallo Stato: “Un confronto politico caratterizzato da rissosità e slogan illusori allontana gli elettori e impoverirebbe il confronto politico, occorre che la politica non si esaurisca nella propaganda”.
Perché questo confronto abbia luogo però - e il richiamo non è marginale se si ricordano gli scontri con Matteo Renzi dei mesi scorsi sul de- creto di riforma della legge - serve un sistema elettorale funzionante, che ad oggi non c’è: “Ho tante volte esortato a fare la legge elettorale, ricordando il dovere del Parlamento rispetto alla legge elettorale. Rimangono tuttora diso- mogeneità e lacune”.
I sistemi partoriti dalle due sentenze con cui la Corte costituzionale ha bocciato prima il Porcellum (2013) e poi l’Italicum (2017) sono diversi tra Camera e Senato e persino incompleti dal punto di vista della tecnica burocratica di presentazione delle liste: serve un intervento del Parlamento che non è più alle viste, anche se Mattarella fa finta di crederci: “Esprimo rammarico per il dissolversi di un metodo di larghe intese su regole che devono essere comuni. Vi è ancora la possibilità di intervenire. Non aggiungo altro perché è prerogativa del Parlamento”.
IL RESTO DEL DISCORSOè più ovvio, per così dire, a partire dalla sottolineatura dell’importanza della prossima legge di Bilancio affidata ai pencolanti Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan anche grazie ai buoni uffici difensivi del Quirinale: “È necessario accompagnare questa ripresa, per farla consolidare e per recu- perare le ferite sociali che la crisi ha inferto al nostro Paese. Accompagnare la ripresa è di decisiva importanza per l’Italia. La manovra d’autunno costituisce un passaggio fondamentale per trovare appieno la fiducia dei mercati. Una condizione di crescita consente di guardare con serenità agli appuntamenti di fronte”.
E a questo proposito, benedezione quirinalizia anche per il decreto banche, non proprio un capolavoro di logica e costituzionalità: “Naturalmente ogni scelta è discussa ma io sono consapevole di quello che sarebbe accaduto all’economia se fossero fallite o chiudesse la più antica banca del mondo o le due banche nella regione più produttiva”.