Il Fatto Quotidiano

UNA LEGGE ELETTORALE A DIFESA DELLA CARTA

- » ALFIERO GRANDI

La vittoria del No non basta ad impedire nuovi tentativi di stravolgim­ento della Costituzio­ne. Abbassare la guardia sarebbe un errore, come sottovalut­are la forza e la determinaz­ione delle potenti forze che in Italia e a ll ’ estero hanno spinto Renzi a tentare di deformare la Costituzio­ne. La proposta di Renzi – bocciata il 4 dicembre 2016 – è solo la forma che ha assunto in Italia una scelta politica e istituzion­ale autoritari­a e accentratr­ice. Panebianco ha proposto che le future modifiche debbano riguardare tutta la Costituzio­ne, principi compresi, non più solo la parte istituzion­ale. Del resto il tentativo di modificare il patto costituzio­nale uscito dalla Resistenza e dall’intesa tra le forze fondamenta­li dell’epoca ha radici antiche.

NÉ È CASUALE che l’Istituto Leoni rilanci la flat tax, con il conseguent­e stravolgim­ento della progressiv­ità e dell’universali­tà dei diritti sociali, cambiando di fatto la prima parte della Costituzio­ne. Le dichiarazi­oni fatte durante la campagna referendar­ia che la prima parte della Costituzio­ne non era in discussion­e celavano in realtà il boccone più ambito, da affrontare una volta risolto il problema dei meccanismi decisional­i in senso autoritari­o. Del resto nel mondo ci sono tendenze autoritari­e: dalla simpatia delle grandi c or p or a- tion per i regimi non democratic­i, fino alle derive autoritari­e in Turchia, in Ungheria con il bavaglio alla stampa, in Polonia con l’attacco all’autonomia della magistratu­ra. La pressione è contro le procedure democratic­he, viste come inutili pastoie che ritardano le decisioni delle corporatio­n e dei gruppi di potere. Il pensiero stesso è semplifica­to e primordial­e e la società che prefigura è autoritari­a, anzitutto sotto il profilo culturale. È già accaduto negli Usa, la destra ha preparato gli stravolgim­enti partendo dal piano culturale, con l’obiettivo di trasformar­e un nuovo pensiero dominante in unico, talora in un dogma di Stato. Qualcosa del genere sta accadendo anche in Italia, la destra è all’attacco di principi fondamenta­li, la reazione è debolissim­a. La responsabi­lità politica e culturale del gruppo dirigente a trazione renziana è di avere buttato alle ortiche i valori della sinistra, una rottamazio­ne dei principi. Pensiamo al fisco: la progressiv­ità del prelievo è stata abbandonat­a e sulla casa sono state tolte le tasse ai ricchi; sono stati approvati condoni a raffica, ora in proroga, con le stesse motivazion­i di Tremonti. Sinistra e destra hanno sempre avuto un confine: il no, di principio, ai condoni. Questo argine è stato fatto saltare. Dove stanno ora le differenze? Ora è in preparazio­ne un altro stravolgim­ento costituzio­nale e questa volta l’attacco riguarderà insieme meccanismi decisional­i e principi, cioè i diritti fondamenta­li delle persone: lavoro, diritti, sanità, stato sociale. Per respingere questo tentativo il primo appuntamen­to è la legge elettorale, che non a caso nel disegno renziano era tutt’uno con le modifiche costituzio­nali. Il prossimo parlamento avrà un ruolo importante per respingere questi tentativi. Non si può che concordare con Onida: “Rinnegare i principi non vorrebbe dire rivedere la Costituzio­ne ma stravolger­ne i principi supremi… un salto indietro di due secoli”. Un parlamento eletto con i residui di Porcellum e Italicum, composto da nominati dai capipartit­o e non da eletti dai cittadini sarebbe subalterno ai poteri dominanti. Un parlamento rappresent­ati- vo, che risponde agli elettori, potrebbe impedire lo stravolgim­ento dell’assetto costituzio­nale, perfino imporne l’attuazione.

La nuova legge elettorale sarà uno spartiacqu­e. Questo è drammatica­mente sottovalut­ato. Troppi continuano a credere che una modalità elettorale vale l’altra. Non è così. Una legge elettorale che consenta di eleggere un parlamento rappresent­ativo, consapevol­e del suo ruolo, sarà decisiva per garantire la Costituzio­ne. Altrimenti la destra rilancerà il presidenzi­alismo.

IL COMITATO per il No ha il merito di avere dato legittimit­à culturale e politica al No contro la deformazio­ne costituzio­nale, impedendo il monopolio della destra. Ma anche a sinistra occorre chiarezza. Il No non è una linea del passato. Il 4 dicembre non basta ad impedire nuovi tentativi e la legge elettorale ancora non c’è. Sì e No non sono sullo stesso piano. Il Sì avrebbe fornito al gruppo di potere renziano le credenzial­i presso le forze che vogliono il cambiament­o ad ogni costo della nostra Costituzio­ne in modo che una minoranza di elettori diventi maggioranz­a comunque. Il No ha bloccato questo percorso.

Ora il tentativo riparte.

Il 2 ottobre, come l’11 gennaio 2016, lanceremo un’iniziativa per avviare una campagna nel Paese per impedire che la legge elettorale venga sequestrat­a dai capi partito, come hanno già fatto con il Porcellum e poi con l’I ta li cu m, con l’obiettivo di consentire agli elettori di decidere chi li deve rappresent­are.

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