Fincantieri, l’amico Macron affoga l’affare Saint Nazaire
Svolta statal-nazionalista, il governo di Parigi non è disposto a rinunciare al controllo del cantiere navale. Ma per il ministro Calenda è una condizione inaccettabile
Un affare che è diventato una contesa economico politica, in cui si mettono in discussione i rapporti tra Italia e Francia e i principi del liberismo di mercato.
Ieri mattina il ministro francese dell’economia, Bruno Le Maire, parlando alla radio ha messo quella che sembra essere la parola finale sulla possibilità di Fincantieri di acquistare il controllo del cantiere francese di Saint Nazaire: “Se i nostri amici italiani dicono ‘questo accordo per noi non funziona, non siamo d’accordo col 50-50’, lo Stato eserciterà i suoi diritti di prelazione”.
Riassumendo la vicenda: si tratta dell’acquisto da parte di Fincantieri, nel maggio scorso, del 66,6% del capitale di Stx France, messo in vendita dal gruppo coreano in amministrazione controllata Stx corporation, che l’aveva acquistato nel 2008. Stx France possiede il cantiere navale di Saint Lazaire, nella Loira Atlantica, la struttura di costruzioni navali più grande d’Europa.
SOLO CHE I FRANCESI, che hanno un nuovo presidente, con piglio e ambizioni diverse dal predecessore, e hanno un diritto di prelazione, la settimana scorsa hanno cambiato idea: l’Italia può avere al massimo il 50% della società. Cioè ci può mettere i soldi ma non comandare. Condizione che al di qua delle Alpi è considerata inaccettabile. “Su Stx siamo stati chiari fin dal principio. Il precedente Governo francese ha chiesto a Fincantieri di interessarsi, e Fincantieri lo ha fatto con un progetto industriale solido che ha alcune condizioni fondamentali”, ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, “non abbiamo nessuna intenzione di andare avanti se queste condizioni non ci sono”. Per Calenda, che sembra quindi disposto a rinunciare del tutto all’affare, l’atteggiamento francese è “un buon test per capire se chi parla di europei- smo e di valori liberali poi li applica anche”.
L’unica cosa che appare dimensioni contenute in questo affaire è il prezzo della quota oggetto della contesa: 79,5 milioni (per farsi un’idea, per il 23,9% di Telecom Italia, la francese Vivendi spese 3,9 miliardi). Per il resto è una faccenda di gigantismi, dalla stazza delle nuove navi da crociera, al mercato mondiale dello shipbuilding, all’ego del presidente francese, Emmanuel Macron.
Ieri l’amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Bono, ha presentato il bilancio semestrale. Ricavi di 2.295 milioni di euro, rispetto ai 2.266 del primo semestre 2016, margine lordo a 146 milioni, dai 116 dell’anno prima e utile netto a 11 milioni, rispetto ai 5 del 2016. Fincantieri, azienda pubblica, è leader mondiale nel suo settore, ha 20 mila dipendenti e cerca di crescere, come tutti i concorrenti, in un mercato globale che ha basse marginalità. I buoni affari ormai si fanno sulle mega navi da crociera, per le quali c’è una domanda asiatica in super espansione; in Cina, che di navi di questo tipo non ne produce, l’anno scorso, i croceristi sono aumentati del 30%, facendo diventare quello cinese il secondo mercato mondiale dopo gli Usa. In questo contesto, la struttura di Sain Nazaire a Fincantieri va a pennello. “Lo scopo dell’operazione è industriale, non politico”, ha detto ieri Bono.
Lo scontro L’Eliseo non vuole lasciarci il comando di Stx Può esercitare la prelazione per buttarci fuori
IL CANTIERE di costruzione Saint Nazaire, sulla Loira Atlantica, ha le dimensioni che a Fincantieri mancano. Un bacino di quasi un chilometro di lunghezza, dove si possono costruire navi come la Harmony of the sea, varata ad aprile per la compagnia Royal Caribbean, 362 metri per 227 mila tonnellate (il Titanic era 46 mila), capace di ospitare 5.500 croceristi più un equipaggio di 2mila.
Il problema dei francesi, che possono esercitare la prelazione sulla quota contesa di Stx France entro domenica, è che per, quanto grandi siano le dimensioni di Saint Nazaire, non lo sono abbastanza quelle dell’azienda: un quarto dei ricavi di Fincantieri, non abbastanza per guadagnare in questo mercato.