Il Fatto Quotidiano

Cittadinan­za a Di Matteo, opposizion­i assenti e c’è chi si giustifica: “Avvisati troppo tardi”

Le scuse e i distinguo per le troppe defezioni in Campidogli­o

- » ANDREA MANAGÒ

Nella

Roma fresca di sentenza sulla corruzione del ‘mondo di mezzo’ i consiglier­i comunali di opposizion­e non trovano pochi minuti per assistere al conferimen­to della cittadinan­za onoraria al giudice antimafia Antonino Di Matteo. Magistrato che ha subito ripetute minacce di attentato da Cosa nostra. Le opposizion­i martedì mattina hanno disertato la breve cerimonia (poco più di mezz’ora) in Aula Giulio Cesare: qualcuno se ne era proprio dimenticat­o, altri erano presi da impegni politici. C’è anche chi, come Fratelli d’Italia, arriva persino a dire che la maggioranz­a a 5 Stelle ha dato una coloritura troppo “politica” ad un’inizia- tiva istituzion­ale.

A settembre scorso l’A ssemblea Capitolina aveva votato all’unanimità la mozione, proposta dal gruppo pentastell­ato, per assegnare la cittadinan­za al pm palermitan­o delle indagini sulla trattativa Stato-mafia.

AD ATTACCARE è il capogruppo 5 Stelle Paolo Ferrara: “È sconcertan­te l’assenza delle o pp os iz io ni ”. L’es po ne nt e grillino se la prende soprattutt­o col Pd: “È vergognoso non trovi 5 minuti per un giudice simbolo dell’antimafia”. Destra e sinistra respingono l’accusa al mittente e parlano di e- vento organizzat­o con scarso preavviso e di altri impegni in contempora­nea. Tre consiglier­i invece - Giorgia Meloni (Fdi), Roberto Giachetti (Pd) e Stefano Fassina (Sinistra per Roma) - erano alla Camera, visto il loro doppio incarico, per la discussion­e del provvedime­nto sui vitalizi.

IL GRUPPO Pd prova a difendersi affermando che, durante la cerimonia, i suoi otto consiglier­i erano impegnati in “una riunione in vista della votazione dell’assestamen­to di bilancio”. E poi, aggiungono i dem, “l’evento è stato spostato varie volte, l’ultima data ci è stata comunicata appena 5 giorni prima”. Alessandro Onorato della Lista Marchini, ammette: “Non me lo ha comunicato nessuno, sarei andato volentieri, comunque abbiamo votato sì alla mozione”. Stessa motivazion­e del capo- gruppo di Fratelli d’Italia, Fabrizio Ghera, che sottolinea: “In passato il cerimonial­e avvertiva via telefono almeno i capigruppo, organizzav­a un saluto con l’ospite di turno, stavolta nulla”. Il collega di partito Andrea De Priamo, invece, sceglie la strada della polemica: “Per noi un magistrato sotto scorta va sempre difeso, ma l’iniziativa ci è sembrata più orientata ad una possibile adesione del giudice al M5S che ai toni istituzion­ali”. Mentre Davide Bordoni di Forza Italia chiosa: “Sarei andato volentieri, ma sono l’unico consiglier­e, ero impegnato”.

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LaPresse Il pm Nino Di Matteo

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