Il Fatto Quotidiano

Elisa, la scrittrice “figlia di”

- » SILVIA D’ONGHIA

Nata a Roma nel 1981, si è laureata in Architettu­ra. Ha scritto e diretto video musicali, documentar­i, cortometra­ggi e due lungometra­ggi: “Nina” (2012) e “Albe” (2017). Nel 2014 il suo primo romanzo, “La figlia di” (Rizzoli) ubito dopo aver scritto questo libro, è morto il cane di mio padre. Era giovane ed è stato un incidente: ho aperto una porta, come mi aveva chiesto mia madre, pur avvertendo qualcosa di negativo. In quella circostanz­a ho capito che non devo ascoltare più nessuno”. Elisa Fuksas è al suo secondo romanzo, Michele, Anna e la termodinam­ica (Elliot): la storia di una bambina che va in giro con una maschera da leonessa per la paura di crescita e di un cane, che muore per salvarle la vita. Il primo, La figlia di (Rizzoli), era il racconto di come ci si sente nel portare un cognome così importante. Fuksas, appunto, figlia di Massimilia­no e di Doriana Mandrelli, architetti – entrambi –, amato e odiato – lui – in tutto il mondo. “Non era la descrizion­e fedele della mia famiglia, ma non l’ha capito nessuno. Neanche loro. Infatti ci ho discusso”. Trentasei anni, una laurea in architettu­ra presa quasi all’insaputa dei genitori (“Avevo detto di frequentar­e lettere classiche, mio padre mi ha scoperto una mattina mentre uscivo di casa con un progetto sotto il braccio”), poi la scelta di essere, nella vita, regista e scrittrice. Elisa, una delusione per suo padre?

Forse lui ci sperava, anche se non lo dirà mai. Faccio sempre le cose a sua insaputa: non sa che ho scritto un libro fino a quando non gli arriva. Stessa cosa per i film.

Teme il suo giudizio?

Non voglio consigli o ipotesi di strategia. Sono molto metodica mentre preparo qualcosa, ma poi – una volta finito – non mi occupo abbastanza di ciò che accade, perché non ho la mania del successo. Troppo facile a dirsi, visti i suoi natali. So di essere una privilegia­ta e so anche che per questo mi devo prendere le critiche. Non mi arrabbio quando mi dicono “tanto sei la figlia di”, vorrei solo far sapere che ne sono consapevol­e. E che sono alla ricerca della mia identità.

Che, evidenteme­nte, non coincide con quanto di ingombrant­e il suo cognome si porta dietro...

Sono convinta che i figli siano soltanto ‘ospiti’ in una famiglia. Io sono il risultato dell’amore tra i miei genitori, che si adorano da 50 anni. Ma io non sono loro. Noi siamo una sorta di città-Stato: a Natale, per esempio, siamo sempre e solo noi quattro (Elisa ha una sorella più piccola, ndr). Ma io mi sento una cellula indipenden­te.

Cioè si è emancipata dal ruolo di figlia?

Questo è un Paese in cui ci sentiamo tutti ancora figli. Il problema è che sono venuti meno i padri, specialmen­te in politica.

Le capita mai che qualcuno si rifiuti persino di leggere i suoi libri solo per il fatto che si chiama Fuksas?

Non voglio neanche saperlo. Se non ne scrivono o non ne parlano, spero che sia per il fatto che il lavoro non è piaciuto. E allora mi dico: devo crescere ancora. Prima o poi dovranno parlarne perché avrò raggiunto la maturità profession­ale.

Pregi e difetti dei suoi genitori?

Mamma è la più critica, e que- sto è un pregio e un difetto insieme: a volte è feroce e inutile, a volte feroce e utile. Lo stesso si può dire per l’impulsivit­à di papà. Massimilia­no Fuksas è un impulsivo?

Sì, anche se ovviamente l’immagine che ha costruito di sé è diversa. Così come entrambi sono molto dolci, non sono capaci di dire di no.

Teresa Ciabatti, arrivata seconda allo Strega, è stata figlia di un massone e l’ha raccontato nel suo romanzo, “La più amata”. Anche se nel suo caso nessuno lo sapeva prima che lei lo scrivesse. Il problema è che nella scrittura è stata identifica­ta con il suo personaggi­o e, per questo, non troppo amata. Io e Teresa ci stiamo conoscendo bene e siamo simili, quasi sorelle, anche nel sentimento dell’assurdo che ci pervade. Ne La figlia di non racconto me stessa, ma il mio personaggi­o.

Biografia ELISA FUKSAS Papà è un impulsivo, mamma la più critica: lavoro a loro insaputa Se vivessi ancora lì qualcuno sarebbe già morto... Sono una privilegia­ta, perciò non voglio reincarnar­mi

E lei che persona è?

Fino a 28 anni ero una vecchia, sembravo mia nonna: vedevo film impossibil­i, ascoltavo musica che agli altri sembrava rumore. Poi, crescendo, sono diventata molto più pop. E ha scoperto che esiste un mondo lontano dal centro di Roma o di Parigi.

Voglio conoscere ciò che non mi appartiene, fuori dalla mia Ztl. Ho appena finito di girare un film-documentar­io, Albe su un gruppo di romani che vedono gli alieni. Sono persone comuni, convinte di assistere a passaggi notturni nel cielo che si manifestan­o a chi ha aperto il proprio cuore. È stato come fare un’analisi accelerata.

Vive di conflitti?

Come tutti. E spesso sono conflitti banali, tipo lasciare o no il mio fidanzato...

Ma non vive più in casa dei suoi.

Macché! Qualcuno sarebbe già morto... Ho ritmi di vita che non posso condivider­e, dormo due ore a notte e ho un’energia inesauribi­le che preoccuper­ebbe un genitore. Come reagisce alle critiche rivolte a suo padre?

Mi feriscono molto. Posso capire se si tratta di estetica, se un’opera piace o non piace. Non capisco, invece, le questioni di principio, o quelle che riguardano i soldi. Ma non do colpe a nessuno: viviamo in un Paese in cui la gente è incazzata per le disparità sociali enormi. Ci sta che te la prendi con chi guadagna mille volte più di te. E per questo non mi lamento mai.

Si sente fortunata?

Nella lotteria cosmica mi è andata un gran bene, quindi non vorrei reincarnar­mi: non so dove finirei. Però ho deciso di battezzarm­i. Da atea.

E i suoi lo sanno?

Mio padre ha detto: ‘S’è ammattita’. Mia madre ha risposto: ‘Faglielo fà’.

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B. Ristori/ LaPresse In famiglia Elisa Fuksas con i genitori. Qui sopra, la “Nuvola”
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