L’eroe dei nostri tempi, summa di vizi incompresi
In libreria, con la traduzione e cura di Paolo Nori, una nuova edizione di “Un eroe dei nostri tempi” di Michail Lermontov. Pubblichiamo stralci della prefazione al libro, a firma dell’autore stesso.
In ogni libro la prefazione è la prima e al tempo stesso l’ultima cosa; serve o per spiegare lo scopo dell’opera, o per giustificarsi e rispondere alle critiche. Ma di solito ai lettori non interessano né gli scopi morali, né gli attacchi giornalistici, e perciò essi non leggono le prefazioni. Ed è un peccato, che sia così, specialmente da noi. Il nostro pubblico è ancora così giovane e ingenuo che non capisce le fiabe se alla fine non vi trova la predica. Non riconosce lo scherzo, non sente l’ironia; è, semplicemente, male educato. [...]
Questo libro ha sperimentato su di sé ancora recentemente la disgraziata fiducia di alcuni lettori, e perfino riviste, nel significato letterale delle parole. Altri si sono terribilmente offesi, e non per scherzo, di esser serviti da modello per un uomo così immorale come l’Eroe dei nostri tempi; altri hanno notato, con molta perspicacia, che l’autore aveva dipinto il proprio ritratto e i ritratti dei propri conoscenti... Vecchio e miserabile trucco. [...]
Un eroe dei nostri tempi , signori miei cari, è proprio un ritratto, ma non di una persona: è un ritratto dei vizi di tutta la nostra generazione nel pieno del loro sviluppo. Mi direte ancora che un uomo non può essere così malvagio, e io vi dirò: se avete creduto alla possibilità dell’esistenza di tutti gli scellerati tragici e romantici, perché non credete alla realtà di Pecorin? Se avete ammirato invenzioni molto più orribili e mostruose, perché questo carattere, nemmeno come invenzione, incontra la vostra misericordia? Non sarà forse perché c’è in lui più verità di quanto vi sareste augurati? Dite che la morale da tutto ciò non ne guadagna?
SCUSATE. AGLI UOMINI han dato fin troppi dolciumi; il loro stomaco si è guastato: servono medicine amare, verità irritanti. Non pensiate, tuttavia, dopo quel che precede, che l’autore di questo libro abbia mai cullato il fiero sogno di farsi correttore dei vizi dell’umanità. Dio lo salvi da questa ingenuità! Si è semplicemente divertito a dipingere l’uomo contemporaneo così come lo comprende e, per sua e per vostra sfortuna, troppo spesso l’ha incontrato. Sarà allora così, che la malattia è stata individuata, ma come curarla lo sa soltanto Dio.