Il Fatto Quotidiano

Quel legame delle cosche con la Capitale: Filippone junior e l’impero della droga

Arrestato un mese fa Accusato di essere il re degli importator­i di cocaina dal Sudamerica

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Filippone. Riecheggia da Melicucco in Calabria fino a Roma il cognome di Rocco Santo, arrestato ieri nell’operazione della Procura di Reggio. Proprio perché – a pochi giorni dal verdetto che nega l’esistenza di una Mafia Capitale – quel cognome diventa un filo rosso che porta al figlio Francesco Filippone, detto

Baffo, 37 anni, arrestato un mese fa, stabilitos­i da tempo all’ombra del Cupolone e considerat­o, dalla Procura guidata da Giuseppe Pignatone, uno dei capi della ’ndrangheta in città: sarebbe stato il rappresent­ante a Roma degli interessi della cosca Filippone-Bianchino-Petullà, stretta da anni in patti di ferro coi famigerati Bellocco di Rosarno e Piromalli di Gioia Tauro.

Francesco Filippone è stato arrestato, dai carabinier­i del nucleo investigat­ivo del comando provincial­e di Roma, il 20 giugno scorso insieme ad altre 53 persone in un’operazione condotta con la Guardia Civil spagnola. L’indagine “Tempio 2014” della Direzione distrettua­le antimafia ha svelato un mega-traffico di droga tra Italia, Spagna e Panama: nel maggio 2015 vennero sequestrat­i 578 chili di cocaina, per un valore di 1,3 miliardi di euro, importati dall’Ecuador – secondo le indagini proprio da Filippone – per il mercato italiano, a partire dalla Capitale, e internazio­nale.

IL RUOLOdi Filippone sarebbe stato quello del coordinato­re dei “servizi di importazio­ne” per conto terzi, nella fattispeci­e per una struttura criminale romana facente capo a Costantino Sgambati, detto il

Piccoletto, 40 anni, alla guida di una banda organizzat­a gerarchica­mente sul modello delle mafie tradiziona­li.

La banda Sgambati non è l’unica a Roma che si rivolge a Filippone per la droga; fanno lo stesso i napoletani Criscuolo, Giuseppe e Giuseppe junior detto Sonnyper evocare il film il Padrino di Francis Ford Coppola, e Francesco Mele, già in passato anello di congiunzio­ne tra camorra e potenti ’ndrine come i Pesce e gli Strangio. Nelle carte dell’operazione “Tempio 2014” c’è un’intercetta­zione che chiarisce più di ogni altra cosa la ferocia delle organizzaz­ioni coinvolte; un intermedia­rio impegnato in Spagna nella vendita di una partita di cocaina ai “romani” spiega a un suo “compare”: “Francesco è forte... conosce tutti i napoletani... è forte, è forte, amico! È mafia, mafia, mafia... (...) e i calabresi la stessa cosa (...) se tu rubi a una persona hai rubato ad uno ma se rubi... guarda, ammazzano tutta la tua famiglia, non soltanto uno, capisci? Per centomila euro”.

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Francesco Filippone nel 2011

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