Il Fatto Quotidiano

Tutto a posto: ripartono i lavori all’outlet sostenuto da Tiziano

Il centro commercial­e di lusso, per cui Renzi senior ha fatto il consulente, ha avuto il via libera dalla conferenza dei servizi dopo un anno e mezzo di stop

- » PIERLUIGI CARDONE E FERRUCCIO SANSA

Due enormi scheletri di cemento. Abbandonat­i da diciotto mesi. Ma da ieri l’outlet di Sanremo ha ottenuto il via libera della conferenza dei servizi: i lavori possono ripartire. Un’opera che ha il sostegno bipartisan della politica. Ma non solo: aprirà proprio a fine 2018, a pochi mesi dalle elezioni. E a Sanremo c’è già chi scalda i motori: si annunciano 250 posti di lavoro. Oro per chi cercherà di raccoglier­e consenso e voti.

Questo non è un outlet qualunque, e non soltanto per le merci di lusso che si venderanno nei quasi 5mila metri quadrati di esposizion­e: “Alla presentazi­one del progetto in Comune venne una delegazion­e. E c’era anche quel signore… nessuno sul momento me lo presentò”, racconta il sindaco Alberto Biancheri (centrosini­stra). L’uomo era Tiziano Renzi, padre dell’allora premier, consulente di una delle società realizzatr­ici.

QUELLA PRESENZA ha trasformat­o il progetto in un caso politico. Ha buttato benzina sul fuoco delle polemiche dei negozianti preoccupat­i: “L’outlet ci toglierà lavoro. I clienti arriverann­o con i bus e non passeranno nel centro della città che morirà”.

Il sindaco è tranquillo: “Abbiamo avuto assicurazi­oni che l’outlet non creerà danno. Anzi. I proprietar­i si sono impegnati a coinvolger­e Sanremo”. Le promesse sono grandiose: fino a un milione di visitatori l’anno. Un progetto che ancor prima della definitiva approvazio­ne doveva sembrare molto sicuro, se c’era chi aveva già stampato le brochure. Si parlava del golf, del casino, degli alberghi. E dell’outlet, anche se era ancora sulla carta.

Ma la storia è stata più complessa. Nelle intenzioni dovrebbe essere la seconda perla di una catena di centri commercial­i extralusso, dopo il successo del The Mall di Leccio Reggello (Firenze). I protagonis­ti della partita sono la holding francese Kering e un gruppo di imprendito­ri riconducib­ili al mondo degli affari fiorentino (il broker Luigi Dagostino, la famiglia Moretti, l’imprendito­re Andrea Bacci e, in un primo momento, l’ultimo presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi). Insieme a loro, una serie di società cipriote, lussemburg­hesi e pa- namensi di cui è difficile conoscere i proprietar­i. Oltre che nella città ligure, avevano deciso di costruire anche a Fasano (Brindisi). In Liguria e Puglia il modus operandi è lo stesso: incontrano i sindaci e presentano il progetto, puntando su sviluppo economico e occupazion­e. Quasi in contem- poranea acquistano i terreni e creano le società per gestire il tutto. Della delegazion­e che tra il 2014 e il 2015 incontra i sindaci faceva parte anche Tiziano Renzi, nel ruolo di consulente per il marketing. A Fasano nessuno fiata, ma a Sanremo la pre- senza di Renzi senior non fu gradita e rappresent­ò il primo intralcio.

LO SI È SCOPERTO quasi tre anni dopo, nelle carte relative all’inchiesta che, di fatto, ha contribuit­o a bloccare i lavori: quella della procura fiorentina sul fallimento della Coam di Bacci, che doveva realizzare materialme­nte gli outlet. L’ex presidente della Luc chese calcio, inoltre, era stato iscritto nel registro degli indagati - sempre a Firenze - per una vicenda di fatture false e ricorso abusivo al credito.

Nel mirino dei pm proprio i rappresent­anti delle società coinvolte nel business degli outlet: Amedeo Moretti Cuseri, il manager di Kering Remi Leonforte, Dagostino e lo stesso Bacci. Gli ultimi due sono stati soci di Tiziano Renzi (che non è indagato): Bacci – uomo di fiducia del figlio Matteo quando era presidente della Provincia e sindaco di Firenze, nonché colui che gli ha ristruttur­ato casa a Pontassiev­e – nella Raska (primi anni 90), Dagostino nella Party Srl fino agli inizi del 2016. Il broker pugliese, poi, in una recente intervista ha fornito un dettaglio sul progetto ligure: “I francesi sono arrabbiati, ma siccome hanno investito già 25 milioni finiranno i lavori, di certo il progetto sarà ridimensio­nato”. A provocare la rabbia dei francesi sarebbe stato Carmine Rotondaro, ex consulente fiscale e responsabi­le immobiliar­e del gruppo. Kering avrebbe scoperto irregolari­tà nella com praven dita dell’outlet.

Secondo la società, il terreno e le prime strutture sarebbero costati 3,5 milioni per essere rivenduti da una società estera a Kering per 10. Ancora Dagostino: “Credo che dietro questa società ci fosse Rotondaro”. A cui, nel gennaio scorso, la procura di Milano – che indaga per reati fiscali – ha sequestrat­o 7 milioni. Ma adesso si riparte. Gli opuscoli sono già pronti.

Incroci fiorentini La costruzion­e era stata bloccata pure dall’indagine sul fallimento della Coam del renziano Bacci

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Ansa Affari Tiziano Renzi e i lavori per l’outlet di Sanremo di cui è consulente
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