McCain di nuovo eroe: stavolta contro Trump
Il repubblicano determinante per affondare la proposta di sostituire l’Obamacare
Ride bene chi ride ultimo”, “la vendetta è un piatto da consumarsi freddo” sono solo due dei proverbi usati dalla stampa americana e internazionale per spiegare il voto contrario del senatore dell’Arizona John McCain alla riforma della sanità auspicata dal presidente Trump.
Dopo una giornata di discussioni convulse, all’una e mezza di notte è stato infatti l’ex candidato del Gop alle presidenziali del 2000 e del 2008 a dare il colpo di grazia al secondo disegno di legge redatto dal leader repubblicano al Senato McConnell per revocare e rimpiazzare l’Obamacare.
NONOSTANTE IL CANCRO al cervello che lo sta indebolendo di giorno in giorno e l’età avanzata, 81 anni, l’ex governatore dell’Ariz ona John Sidney McCain, ha fatto di tutto pur di andare in Senato a compiere il proprio dovere. Che, al di là delle frasi a effetto dei media repubblicani, non è mai stato impostato sulla vendetta personale bensì su un’idea di America come terra di opportunità anziché di privazione.
E, se fin dalla discesa in campo di Donald Trump, il senatore ha cercato in tutti i modi di sbarrargli la strada verso la Casa Bianca, ciò è dovuto alla mancanza di stima e fiducia nei confronti del suo passato oscuro e del suo modo di fare politica aggressivo e divisivo. Ma per le tv e i giornali trumpisti il mandato è accusare McCain di spirito di vendetta contro colui che è arrivato a quella vetta che lui non è riuscito a raggiungere pur avendo rischiato la vita in Vietnam per il proprio paese. Sarebbe tuttavia stato troppo smaccato accusarlo di invidia: meglio far balenare questa accusa attraverso quella del risenti- mento che McCain avrebbe maturato in seguito alla “sentenza” sprezzante e greve emessa da The Donald quando fu chiaro che questo veterano di guerra insignito della più alta onorificenza per meriti ottenuti sul campo non lo avrebbe sostenuto per ottenere la nomination alle presidenziali dell’a nno scorso. Trump disse: “McCain non è un eroe di guerra perché fu fatto prigioniero”.
Come se si fosse fatto catturare volutamente o per inadempienza. Un giudizio che ha fatto inorridire l'establishment militare e persino i Democratici, tra i quali il presidente Obama che nel commentare la scorsa settimana la notizia della malattia di McCain ribadì la propria ammirazione per la sua condotta militare, la schiettezza e il genuino patriottismo che lo ha spesso portato a votare in autonomia rispet- to alla linea del partito. La storia di McCain è nota a tutti gli americani non solo adulti visto che si studia sui libri di scuola in cui è onorato come “eroe di guerra”. Il suo comportamento durante la prigionia in Vietnam è di quelli più unici che rari e le conseguenze delle torture subite sono ancora visibili nei movimenti e nella camminata rigida. Se le braccia spezzate e le sevizie fisiche hanno lasciato un'impronta evidente, non si può dire lo stesso per le torture psicologiche che, anziché indebolirlo, hanno rafforzato il suo carattere.
NELL'OTTOBRE 1967, mentre era in missione sopra Hanoi, il suo aereo fu abbattuto e lui fatto prigioniero. Quando i suoi carcerieri gli offrirono la libertà, una mossa che puntava a fiaccare il morale degli altri prigionieri e a mettere in difficoltà il padre am- miraglio di McCain, John rifiutò e venne liberato solo nel 1973. Sei anni d'inferno e di resilienza che uno dei più importanti scrittori contemporanei, il defunto David Foster Wallace (nel 2000 seguì la campagna del senatore per la rivista Rolling Stone) tentò di far comprendere ai lettori con queste parole: “Prova a immaginare se fosse toccato a te. Prova ad immaginare la violenza con la quale il tuo primordiale istinto di sopravvivenza ti avrebbe urlato nella testa in quel momento, e prova ad immaginare l’infinità di argomenti razionali che il tuo cervello avrebbe immediatamente prodotto per razionalizzare l’accettazione di quell’offerta. Fatto? Bene, allora adesso chiediti: tu saresti riuscito a dire di no?”. Solo quattro giorni fa quando McCain è tornato per la prima volta in Senato a Washington dopo aver divulgato la notizia del tumore, Trump lo ha elogiato come “vero patriota” che sfida la malattia pur di fare ciò per cui è stato eletto, ma solo perché sperava in un suo voto a favore della riforma.
“Vero patriota”
Il senatore al voto appena uscito dall’ospedale. The Donald lo aveva elogiato ma è rimasto fregato