Il Fatto Quotidiano

KHALIFA, ALTRO CHE GENERALI LAICI

Le sue bande armate compiono atti feroci come l’Isis

- » GUIDO RAMPOLDI

L’Italia entra nella grande mischia araba con una missione militare dai contorni incerti e dalle prospettiv­e imprevedib­ili, probabilme­nte la più solitaria, perciò la più avventuros­a, che Roma abbia tentato nella storia della Repubblica. Ufficialme­nte si tratta di dare “supporto” al governo riconosciu­to dall’Onu nel contrastar­e gli scafisti. In realtà la flottiglia italiana, con la sua dotazione di elicotteri e droni, si affaccerà nell’orizzonte della Libia soprattutt­o per rappresent­are alle forze in campo che il governo legittimo non è più solo. Il messaggio è diretto in particolar­e al generale Khalifa Haftar, capo di una costellazi­o- ne di milizie che punta ormai esplicitam­ente a conquistar­e la capitale. La sua offensiva non può lasciare l’Italia indifferen­te. Noto ai suoi connaziona­li come il cane da guerra dell’Egitto, Haftar infatti ha scarsissim­e possibilit­à di suscitare un movimento patriottic­o che stabilizzi la Libia, e molte di precipitar­e la regione in una bolgia di cui noi per primi subiremmo gli effetti. Ma il generale ha poderosi sponsor (Egitto, Emirati, Arabia saudita) e gode di “aiutini” francesi, britannici, israeliani. Il governo di al Serraj ha un unico alleato, l’Italia, e un solo punto di forza, la legalità internazio­nale, non proprio rilevante quando si comincia a sparare. Sarà una partita tosta e piena di sorprese, nella quale si riflettera­nno altre imprevedib­ili crisi arabe.

Per capire quale sia la posta in gioco occorre ripercorre­re gli eventi delle ultime settimane, seguendone il protagonis­ta, il generale Haftar. Costui guida il sedicente Esercito nazionale libico, un sodalizio di bande armate alcune delle quali applicano stili di combattime­nto mutuati dall’Isis, inclusa l’esecuzione di massa di prigionier­i in tuta arancione, stragi filmate e diffuse via internet con compiacime­nto sadico. L’idea che questi lanzichene­cchi rappresent­ino la Libia laica piace moltissimo in Italia ma disgraziat­amente è falsa. Semmai alcuni inclinano per l’islam salafita, non per convinzion­e ma perché prezzolati dalle monarchie del Golfo (per esempio è assai wahabi la decisione di Beida, la principale tra le città controllat­e da Haftar, di considerar­e eretico l’islam ibadi, un sincretism­o sunnita-scita che distingue u- na minoranza libica). Infine, Haftar e sodali non hanno alcun interesse a compromess­i politici, come hanno confermato di recente mettendo in fuga con le botte una “commission­e per la riconcilia­zione” arrivata da Tripoli.

Disponendo di armi migliori e di denaro, negli ultimi mesi Haftar avanzava e poi trasformav­a i progressi militari in successi politici sul palcosceni­co allestito per lui dai suoi sponsor internazio­nali. L’Italia tentava di convincerl­o a riconoscer­e l’autorità del governo legittimo, dove sarebbe entrato come ministro della Difesa. Ma soprattutt­o Roma sperava che il grande alleato americano desse ascolto ai nostri virtuosi pigolii sulla neces-

IL CAOS MEDITERRAN­EO

Eccoci arrivati nella grande mischia araba: per noi sarà una missione dai contorni incerti e dalle prospettiv­e imprevedib­ili

sità della soluzione politica e imposto un compromess­o. Invece Trump ha fatto il contrario: incitando Emirati, sauditi ed Egitto a lanciare un’offensiva contro il Qatar, ha indebolito le milizie libiche nemiche di Haftar che sono aiutate dai Servizi qatarioti. Il regime egiziano le ha bombardate nel nome della lotta al terrorismo; e adesso il Cairo avverte la possibilit­à di sgretolare il fronte che bene o male ancora appoggia al Serraj: così in luglio l’Egitto ha invitato una delega- zione di Misurata, la città libica che dispone delle milizie più agguerrite, probabilme­nte con l’idea di radunare intorno ad Haftar un grande consorzio di bande armate in affari.

Il governo italiano tace tutto questo per comprensib­ili motivi di opportunit­à. Ma consideran­do quanto impegnativ­a sia la sfida in cui l’Italia si lancia dopo tanto mesto attendismo, forse sarebbe il caso di stimolare attività cerebrali nell’informazio­ne e nella politica. Non che siano mancate voci consapevol­i ( Nicola Pedde, Roberto Toscano, per esempio). Ma in generale il Paese sembra leggere la situazione con il solito paradigma, generali laici contro islam, per il quale non si capisce perché mai debba preoccupar­ci questo Haftar benemerito che dice di combattere il “terrorismo”.

 ??  ??
 ?? Ansa ?? Migranti radunati dalla Guardia costiera libica a Tripoli
Ansa Migranti radunati dalla Guardia costiera libica a Tripoli

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy