Questi immigrati brutti, sporchi e cattivi
CARO FURIO, che cosa pensi della presenza, ad ogni ingresso di negozio, di una persona di colore che chiede soldi? Non sono nostri ospiti? Non dobbiamo integrarli? Questo forse è un effetto collaterale? Vorrei conoscere il tuo pensiero in merito. BRUNILDE NON SONO SICURO che la lettera sia, piuttosto che una vera curiosità della persona che scrive, una modesta provocazione, date le cose che abitualmente scrivo sugli immigrati. Posso assicurare alla mittente, nel caso che la domanda sia di vero interesse al caso narrato, che l’Europa che noi conosciamo (storia, letteratura, pittura) ha sempre avuto gruppi di mendicanti davanti alle porte di empori, negozi, chiese e palazzi. Posso raccontarle che a Roma i tre senza casa che dormono sotto il portico del mio quartiere, sono rispettivamente due tedeschi e un polacco, molto meno ordinati dei senegalesi che, sulla strada di fronte, svolgono con efficienza una improvvisata attività commerciale. Lungo molte vie del centro di Roma si incontrano signore italiane vestite, si direbbe, da casalinghe uscite un momento. Si accostano gentili chiedendo di fare una domanda. Se consenti, si tratta di una storia che deve per forza concludersi con una piccola donazione. Nella zona che sto descrivendo, solo un giovane nero sosta di fronte a un centro medico con una tazzina di latta. Si affida, evidentemente, alla disponibilità di chi esce incoraggiato da un buon responso. Mi meraviglia però lo stupore (o il finto stupore) di chi mi scrive. Sarà giovane, ma nessuno gli ha ricordato che persino ai tempi supercontrollati del fascismo, l’Italia aveva qualcuno che chiedeva o vendeva qualcosa in strada.
Io ricordo, di fronte alla scuola elementare, un cauto cinese che vendeva (pronto a nasconderle) cravatte coloratissime, sperando nell’attenzione degli adulti maschi che andavano a prendere o accompagnare i bambini.
Il guardingo venditore di cravatte sarà stato il padre o il nonno di uno di quel miliardo di cittadini cinesi che adesso potrebbero comprarsi metà del nostro mondo agiato, che si infastidisce della plurisecolare tradizione dell’elemosina.