“Botte alla Spianata colpa di Bibi e Abu Mazen”
Direttore del quotidiano Haaretz: “Leader deboli, non sono in grado di prevenire Intifada”
“Nessuno
oggi ha interesse a far scoppiare una Terza Intifada ma, come è successo spesso nella storia, basta un piccolo incidente per far deflagrare una situazione già tesa e compromessa”.
Dov Alfon, ex direttore del quotidiano Haaretz, oggi editore con lo scrittore Etgar Keret di un progetto culturale internazionale, spiega i motivi per cui la disputa sulla Spianata delle Moschee/ Monte del Tempio - il terzo luogo di culto più sacro dell’islam nonché la culla dell’ebraismo perché qui sorgeva il Tempio ebraico di Gerusalemme distrutto definitivamente dai romani nel 70 - potrebbe ancora sfuggire di mano. “Nonostante gli attori politici coinvolti stiano tentando di disinnescare questa bomba a orologeria che ha ripreso il suo ticchettio il 14 luglio scorso (tre ragazzi arabi di nazionalità israeliana hanno ucciso due poliziotti dopo essere usciti dalla Spianata con le armi in pugno) la situazione è fluida, come si può constatare dagli scontri di ieri a Jaffo, la zona araba di Tel Aviv”. Perché nessuna delle parti coinvolte è riuscita ad intervenire prima del caos?
Sia il premier israeliano Benjamin Netanyahu che il presidente dell’Autorità Naziona- le Palestinese Abu Mazen sono sempre più deboli internamente e a livello internazionale. A Gaza anche Hamas sta fronteggiando la rabbia della popolazione per la crisi economica.
Per quali motivi si stanno indebolendo?
Abbas sta invecchiando mentre il tasso di giovani palestinesi sta crescendo. Ma non si tratta solo di un problema di frizione generazionale bensì di offerta di prospettive e il leader palestinese non pare essere in grado di offrirne. Netanyahu è tenuto sotto scacco dall’ala di estrema destra e religiosa della coalizione che guida dal 2015 e ha perso il suo principale sponsor mediatico e finanziario, il miliardario ebreo americano Sheldon Adelson.
Qual è il vero motivo per cui il proprietario del quotidiano gratuito Israel Hayom, diventato il giornale più letto in Israele e il più filogovernativo ha cambiato posizione?
Bisogna fare una premessa: da tempo il primo ministro israeliano è sotto indagine per corruzione, abuso di potere e altre ipotesi di reato. Adelson è stato chiamato a deporre in proposito e questo non può certo avergli fatto piacere. Inoltre questo miliardario è un falco, ha sostenuto per esempio Trump durante la campagna elettorale, che ormai si sente più vicino al partito dei coloni, Focolare ebraico, piuttosto che al Likud di Netanyahu. La decisione presa da Netanyahu di rimuovere i metal detector dalla Spianata delle Moschee, dopo averli fatti installare spinto dalle pressioni di Focolare Ebraico e contro il parere dell’esercito, è la dimostrazione più evidente della politica ondivaga del premier che, alla fine, sta scontentando tutti. Quali sono invece i problemi di Netanyahu a livello internazionale?
Il primo riguarda i rapporti con la Giordania dove nei giorni scorsi ci sono state manifestazioni di piazza per la questione delle misure di sicurezza imposte da Israele all’ingresso della Spianata, di cui il re giordano è il custode. Netanyahu sta tirando la corda con la monarchia hashemita e l’aver accolto da eroe l’addetto alla sicurezza dell’ambasciata di Amman, responsabile dell’uccisione non solo dell’attentatore ma anche di un giordano innocente, rischia di sfilacciarla ulteriormente. E poi c’è la latitanza degli Stati Uniti. Gli Usa non hanno inviato nessuna personalità politica per tentare di mediare la crisi sullo status quo della Spianata, un’altra spia della debolezza di Netanyahu.
Netanyahu è ostaggio dell’estrema destra al governo, il leader palestinese non offre prospettive alla nuova generazione