L’islamista instabile che cercava vendetta
Germania L’assassino di Amburgo (un morto, 7 feriti) aveva presentato una richiesta di asilo respinta nel 2016
Èentrato
al supermercato all’Edeka della Fuhlsbüttlerstrasse del quartiere di Barmbeck, ad Amburgo. Ha acquistato del pane da toast. Poi è salito sull’autobus ma ne è sceso subito dopo nella veste di attentatore. È tornato nello stesso negozio, si è procurato un coltello da cucina di dimensioni generose ed ha pugnalato a morte un cliente cinquantenne. Imbrattato di sangue ha colpito altre sette persone dentro e fuori il locale urlando “Allah Akbar” prima di venire seguito e preso a sediate dai passanti e quindi fermato dalla polizia. Che ieri, il giorno dopo il barbaro attacco, non aveva ancora catalogato l’assalto. Il giovane Ahmad A., nato negli Emirati Arabi ma di origini palestinesi, era noto alle unità di sicurezza come islamista, ma non come jihadista e non era stato classificato come pericoloso, anche se l’inchiesta ha accertato un percorso di radicalizzazione. Di sicuro è mentalmente instabile: anche questo è emerso dalle verifiche sul suo conto.
E la dinamica dei fatti di venerdì sembra in qualche modo dimostrarlo. A meno che non si voglia ritenere che il primo passaggio nel supermercato fosse per studiare il luogo dell’attentato. Un’altra certezza è che il giovane a- vrebbe dovuto lasciare il paese: la sua richiesta di asilo era stata respinta nel novembre del 2016. Come altri prima di lui, incluso Anis Amri. La Germania, che ha accolto così tanti profughi e rifugiati, deve fare i conti anche con questa situazione: la reazione di chi non può restare.
I TRIBUNALI sono sommersi da ricorsi di richiedenti asilo. Gente che ha un “futuro a tempo determinato”. Attualmente, anche nel migliore dei casi, vengono rilasciati permessi fino a tre anni. Chi è arrivato nel marzo 2015, come nel caso dell'attentatore di Amburgo, che è fra l'altro approdato nel paese passando dalla Norvegia, sa che con la fine del 2018 rischia di veder scadere la possibilità di restare, almeno legalmente. Sono già scattate petizioni a favore di persone accolte, integrate e addirittura occupate alle quali è stato negato il diritto d'asilo. Ahmad A. non è verosimilmente fra questi esempi virtuosi, anche se proprio venerdì si era informato sulla tempistica della documentazione per l'espatrio: una persona che abitava con lui presso la struttura di ospitalità per rifugiati, ha lasciato intendere che consumava droghe.
Nel testimoniare la propria solidarietà alle vittime, la cancelliera Angela Merkel ha promesso che sul caso verrà fatta piena luce. Andy Grote, responsabile degli interni di Amburgo, ha spiegato che sulla base delle conoscenze attuali “si tratta di un singolo assalitore psicolabile”.